Climate Strike: i giovani vogliono fare pressione sulla politica e ridare centralità alla scienza

Uno studio della Scuola Normale di Pisa: «Questa la strada da seguire secondo gli under 21»

[25 Novembre 2019]

E’ stata Firenze la città italiana coinvolta in una indagine internazionale sui Climate Strike che si è svolta contemporaneamente in altri 13 capoluoghi europei e i cui risultati sono stati presentati da Donatella Della Porta, Preside della Scuola Normale di Pisa, e dagli altri ricercatori coinvolti. Normale News sottolinea che «Gli scioperi per il clima vedono in generale una fortissima partecipazione di giovani e giovanissimi, ma coinvolgono anche altre generazioni di ambientalisti che portano con sé forti esperienze di partecipazione in associazioni ecologiste, ma non solo».

Dall’indagine internazionale, realizzata sul campo a Firenze da alcuni ricercatori del Dipartimento di scienze politico-sociali della Scuola Normale, è emerso che «Chi partecipa agli scioperi per il clima ritiene che sarà la scienza a migliorare le condizioni ambientali, più che la politica, anche se è necessario fare pressioni sui governi e sull’opinione pubblica».

Durante le manifestazioni per l’emergenza climatica che si sono svolte il 15 marzo e 20-27 settembre, oi ricercatori hanno “somministrato” ai partecipanti vari questionari e circa 2.000 ragazzi/e hanno risposto alle domande, che chiedevano età, status sociale, motivazioni, aspettative e molto altro. Ne è venuto fuori che «Il 53% degli intervistati è sotto i 21 anni di età (percentuale che rispecchia l’andamento nelle altre città europee) e tutti presentano una visione complessa sulle potenziali soluzioni al tema dell’inquinamento e dell’impatto antropico sull’ecosistema, che va da una trasformazione degli stili di vita ad un intervento politico. Fra gli intervistati fiorentini, al di sotto dei 21 anni, il 74% ritiene che si possa fare affidamento sulla scienza per affrontare i problemi ambientali. Solo il 6% non è d’accordo (contro il 20% degli over 35). Per contro, solo il 13% (e il 12% degli over 35) ritiene che si possa fare affidamento sui governi. Il 77% degli under 21 crede comunque nella necessità di cambiare i propri stili di vita (contro il 53% degli over 35) e lo fa nei fatti: il 73% dichiara di orientarsi sulla base di considerazioni etiche e politiche nell’acquisto di prodotti, il 50% sulla base dell’alimentazione, il 75% con l’obiettivo di ridurre complessivamente i consumi».

Normale News evidenzia che questo sta «Contrastando le visioni dei giovani come disinteressati alla politica, gli scioperi per l’ambiente testimoniano di una generazione particolarmente impegnata». I partecipanti under 21 agli scioperi climatici affermano di partecipare soprattutto per difendere i loro interessi (il 73% contro il 59% per gli over 35, che invece in larga parte dichiarano di partecipare per esprimere solidarietà).«L’89% pensa comunque che sia anche necessario fare pressione sui governi per cambiare le politiche pubbliche, ma con pari intensità credono anche nella necessità di sensibilizzare l’opinione pubblica. Mentre l’88% dei giovanissimi ritiene che i partiti politici facciano promesse che poi non mantengono, il 57% è convinto che i cittadini organizzati possono avere successo nel promuovere politiche ambientaliste, tanto più (l’86%) se i cittadini di diversi paesi convergono in una protesta globale».

Dal sondaggio (ma anche dal Congresso nazionale di Legambiente appena conclusosi) emerge anche la difficoltà da parte delle associazioni ambientaliste italiane ad intercettare questa voglia di protagonismo e di stare insieme di giovani generazioni che pure utilizzano i loro stessi dati e slogan: «Gli scioperi per il clima testimoniano di un radicamento associativo dei partecipanti, sebbene con differenze tra generazioni. A Firenze gli iscritti a organizzazioni ambientaliste che hanno partecipato sono il 9% tra gli under 21 e il 26% tra gli over 35. A livello internazionale le percentuali salgono al 40% di over 35 e un 20% di under 21».