Colpo di freddo per Il Tempo e Libero, torna la disinformazione sui cambiamenti climatici

Entrambi i giornali tornano a confondere le previsioni meteo con il riscaldamento globale, e di conseguenza i propri lettori

[6 Maggio 2019]

L’ondata di freddo anomalo che si è abbattuta in questi giorni sul Belpaese è tornata a minare la salute del giornalismo italiano, con due testate di respiro nazionale – Il Tempo e Libero – che sparano oggi in prima pagina due titoli all’insegna della disinformazione: se per il quotidiano romano Anche il tempo si è rotto di Greta, pure il giornale diretto da Vittorio Feltri tiene a sottolineare che Il termometro smentisce i gretini nostrani titolando Riscaldamento del pianeta? Ma se fa freddo.

Entrambi tornano così a confondere le previsioni meteo con i cambiamenti climatici, e di conseguenza i propri lettori. Possibile che anni di faticosa alfabetizzazione scientifica in fatto di clima abbiano portato a così scarsi risultati? Oppure si tratta di scelte editoriali dettate dall’unica esigenza di dare in pasto a frange negazioniste di lettori “l’informazione” che desiderano leggere a conferma delle proprie opinioni, in barba ad ogni valutazione scientifica?

In ogni caso la risposta è sconfortante, ma concedendo il beneficio del dubbio è utile tornare a ripetere che l’evidenza dei cambiamenti climatici si basa sullo studio della climatologia, che nasce dai dati meteorologici raccolti e valutati su un periodo di almeno trent’anni; il meteo, invece, cambia ad ogni momento e per ogni località. In altre parole, una bufera di neve a maggio non smentisce il fatto che l’ultimo anno sia stato per l’Italia il più caldo da oltre due secoli, come testimoniano sia l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) sia il Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr). Anzi: l’aumento di eventi meteorologici estremi sarà sempre più comune con l’avanzata dei cambiamenti climatici, e anche in questo caso l’Italia si trova particolarmente esposta al pericolo.

Da che cosa dipende tutto questo? Dalla notte dei tempi il clima sulla Terra è cambiato più volte, ma il riscaldamento medio globale che stiamo sperimentando è senza precedenti per entità e velocità, e per un motivo ben preciso: il 97% degli scienziati climatici è d’accordo ad attribuire la responsabilità alle emissioni di gas serra dovute all’attività umana sul pianeta.

Negare quest’evidenza non fa un buon servizio al nostro Paese, dove le temperature da tempo stanno salendo più velocemente rispetto alla media globale, e titoli come quelli de Il Tempo e Libero contribuiscono ad aggravare il problema. Se stiamo facendo troppo poco per contrastare i cambiamenti climatici è perché si tratta di un fenomeno difficile da percepire – data la sua estensione nel tempo e la portata globale –, e i giornalisti sono oggi caricati di un fondamentale ruolo pedagogico nei confronti dei loro lettori. Non tutti però, evidentemente, scelgono di onorare questa responsabilità.

Si nota anzi un divario crescente tra fatti e opinioni sul tema. Quando a gennaio Il Messaggero titolava che Il freddo di questi giorni allontana i timori sul riscaldamento globale la Federazione italiana media ambientali (Fima) è intervenuta parlando di «una topica davvero incredibile. Era da anni, per fortuna, che non si leggevano più su un giornale italiano sciocchezze simili e confusione tra clima e meteo». Dopo appena quattro mesi, simili «sciocchezze» sono di nuovo in prima pagina su due quotidiani nazionali. È evidente che il sistematico svilimento del sapere scientifico portato avanti con sempre maggior forza dalla fetta populista della politica italiana sta portando i suoi frutti, ma anche che le manifestazioni di piazza contro i cambiamenti climatici – portate avanti con coraggio dai gretini sbeffeggiati da Libero e Il Tempo – non stanno passando inosservate. Occorre resistere, anche perché nel mentre i cambiamenti climatici non aspettano: mentre le due redazioni lavoravano ai loro titoli negazionisti la concentrazione di CO2 nell’atmosfera – puntualmente registrata dai ricercatori dello Scripps Institution of Oceanographyè arrivata a 415.09 ppm, un livello mai registrato prima d’ora dall’uomo.