Come le 60 banche più grandi del mondo finanziano il caos climatico

Dall’Accordo di Parigi in poi hanno versato 3,8 trilioni di dollari nei combustibili fossili

[25 Marzo 2021]

Anche nel bel mezzo della recessione economica globale dovuta alla pandemia di Covid-19, nel 2020 i finanziamenti delle grandi banche ai combustibili fossili sono stati superiori rispetto a quelli del 2016-

A dirlo è la 16esima edizione del “Fossil Fuel Financing report” che quest’anno si intitola significativamente  Banking on Climate Chaos 2021 e che è il rapporto più completo sul finanziamento dei combustibili fossili da parte delle banche.

La coalizione di ONG ambientaliste che l’ha pubblicato – Sierra Club, Rainforest Action Network, Indigenous Environmental Network, Reclaim Finance, BankTrack e Oil Change International, sostenute da oltre 300 organizzazioni di 50 Paesi in tutto il mondo – spiega che il rapporto  «Documenta un allarmante scollamento tra il consenso scientifico globale sul cambiamento climatico e le pratiche che continuano delle più grandi banche del mondo».

Il rapporto 2021 espande la sua indagine dalle 35 alle 60 delle più grandi banche del mondo e rivela che «Nei 5 anni dall’adozione dell’accordo di Parigi, queste banche hanno pompato oltre 3,8 trilioni di dollari nell’industria dei combustibili fossili» e che «Inoltre che il finanziamento dei combustibili fossili è stato più elevato nel 2020 rispetto al 2016, una tendenza che è in diretta opposizione all’obiettivo dichiarato dell’Accordo di ridurre rapidamente le emissioni di carbonio con l’obiettivo di limitare l’aumento della temperatura globale a 1,5° Celsius».

Banking on Climate Chaos 2021 dimostra che «Anche in mezzo a una recessione indotta da una pandemia che ha portato a una riduzione generale del finanziamento dei combustibili fossili di circa il 9%, nel 2020 le 60 maggiori banche del mondo hanno comunque aumentato di oltre il 10% i loro finanziamenti alle 100 compagnie più responsabili dell’espansione dei combustibili fossili. Queste banche negli ultimi 5 anni hanno versato quasi 1,5 trilioni di dollari alle 100 compagnie leader che espandono i combustibili fossili. Comprese le aziende che stanno dietro a progetti altamente controversi come l’oleodotto delle sabbie bituminose il Line 3 e l’espansione del fracking sulla terra delle comunità indigene Mapuche nella regione della Patagonia argentina», che sono solo due dei quasi 20 casi di studio presentati nel rapporto.

Questo rapporto indica i maggiori finanziatori di combustibili fossili in tutto il mondo, con JPMorgan Chase peggiore in assoluto, RBC peggiore in Canada, Barclays peggiore nel Regno Unito, BNP Paribas peggiore nell’Ue, MUFG peggiore in Giappone e Bank of China  peggiore in Cina. In Italia Unicredit si piazza al 35esimo posto della sporca classifica dei finanziamenti fossili e Intesa San Paolo al 45esimo

Nel 2020, le banche con sede negli Usa  hanno continuato a essere i maggiori driver globali delle emissioni, con JPMorgan Chase che resta  la peggiore banca fossile del mondo. Gli ambientalisti ricordano che «Chase si è recentemente impegnata ad allineare il proprio finanziamento con l’Accordo di Parigi e tuttavia continua a finanziare sostanzialmente senza restrizioni i combustibili fossili. Dal 2016 al 2020, le attività di prestito e sottoscrizione di Chase hanno fornito quasi 317 miliardi di dollari ai combustibili fossili, ben il 33% in più di Citi, la seconda peggiore banca fossile in questo periodo».

Invece, nel 2020 il finanziamento totale alle energie fossili di Wells Fargo è crollato di un sorprendente 42% e la Wells è passata da quarta peggiore banca fossile nel 2019 alla nona peggiore nel 2020. Questa è l’unica volta negli ultimi 5 anni che Wells non è stata una delle peggiori 4 banche fossili. Un altro risultato sorprendente dei dati del 2020 è che BNP Paribas (la cui filiale statunitense, Bank of the West si presenta come molto attenta al clima) è diventata la quarta peggiore banca fossile nel 2020. Il rapporto denuncia che «BNP Paribas nel 2020 ha fornito 41 miliardi di dollari in finanziamenti fossili, un enorme aumento del 41% rispetto alla sua attività del 2019. Ciò significa che il più grande aumento assoluto dei finanziamenti fossili lo scorso anno è arrivato da BNP Paribas, nonostante i forti impegni politici della banca che limitano i finanziamenti per petrolio e gas non convenzionali».

Il rapporto esamina anche gli impegni esistenti in materia di politica climatica da parte delle banche e li ha trovati «Gravemente insufficienti e fuori asse con gli obiettivi dell’Accordo di Parigi su tutta la linea. Le recenti politiche bancarie di alto profilo si concentrano sull’obiettivo lontano e mal definito di raggiungere li “net zero entro il 2050” o sulla limitazione dei finanziamenti per i combustibili fossili non convenzionali. In generale, le politiche bancarie esistenti sono più forti per quanto riguarda le restrizioni per il finanziamento diretto relativo ai progetti. Eppure, i finanziamenti relativi ai progetti rappresentavano solo il 5% del finanziamento totale dei combustibili fossili analizzato in questo rapporto».

Le organizzazioni che hanno pubblicato  il rapporto sono unite nel chiedere che «Il rispetto dei diritti degli indigeni, compreso il diritto al consenso libero, preventivo e informato, e i diritti umani più in generale, devono essere un requisito non negoziabile per tutte le decisioni di finanziamento bancario».

Tom Goldtooth, direttore esecutivo di Indigenous Environmental Network, conclude: «Dobbiamo capire che finanziando l’espansione del petrolio e del gas le principali banche del mondo hanno le mani insanguinate e nessun  greenwashing, carbon markets, techno-fixes non provati o net-zero può assolverle dai loro crimini contro l’umanità e Madre Terra. Le terre indigene in tutto il mondo vengono saccheggiate, i nostri diritti intrinsechi vengono violati e il valore delle nostre vite è stato ridotto a nulla di fronte all’espansione dei combustibili fossili. Per la sacralità e l’integrità territoriale della Madre Terra, queste banche devono essere ritenute responsabili della copertura del costo della sua distruzione».