Con l’innalzamento (moderato) del livello del mare, le zone umide costiere catturano più carbonio

Le paludi di marea potrebbero aiutarci a mitigare l'impatto dei cambiamenti climatici, ma le stiamo cancellando e “bonificando”

[7 Marzo 2019]

Secondo lo studio  “Wetland carbon storage controlled by millennial-scale variation in relative sea-level rise”, pubblicato su Nature da un team internazionale di ricercatori, «Con l’innalzamento del livello del mare, le zone umide costiere potrebbero svolgere un ruolo chiave nel mitigare gli effetti delle emissioni di gas serra, catturando e immagazzinando grandi volumi di anidride carbonica atmosferica (CO2)»

Lo studio, frutto della collaborazione tra le università australiane di Wollongong (UOW) e Macquarie, l’ Australian Nuclear Science and Technology Organisation, lo Smithsonian Environmental Research Center (Usa), l’università Nelson Mandela (Sudafrica) e l’università dello Yunnan (Cina), conferma che «Le zone umide costiere (mangrovieti e zone salmastre e salate) catturano e immagazzinano più CO2 per unità di superficie rispetto a qualsiasi altro sistema naturale». Questo è dovuto all’elevata velocità con la quale producono biomassa e ai terreni salini e carenti di ossigeno in cui crescono, ideali per l’assorbimento e lo stoccaggio a lungo termine del carbonio organico. Il nuovo studio dimostra che queste zone umide, ecosistemi chiamati “blue carbon”, «Grazie alla loro connessione con il mare, diventano ancora più efficaci nel sequestrare la CO2 man mano che il livello del mare aumenta»

La principale autrice dello studio,  Kerrylee Rogers della School of Earth, atmospheric and life dell’UOW ha spiegato che «Il team di ricerca ha analizzato il carbonio immagazzinato in oltre 300 paludi salate  in 6 continenti, raccogliendo dati degli ultimi 6000 anni. Il nostro documento dimostra che lo stoccaggio di carbonio da parte delle zone umide costiere è esplicitamente collegato all’innalzamento del livello del mar. Le saline sulle coste soggette all’innalzamento del livello del mare avevano, nei 20 cm più alti dei sedimenti, in media, da 2 a 4 volte più carbonio, e da 5 a 9 volte più carbonio nei 50-100 cm di sedimento inferiori, rispetto a saline sulle coste dove il livello del mare era stato più stabile nello stesso periodo».

L’innalzamento del livello del mare porta ad un aumento dell’assorbimento del carbonio grazie a quel che i  ricercatori chiamano “accommodation space”: l’area a disposizione per una zona umida per stoccare sedimenti minerali e organici. Nelle zone umide costiere, i confini dell’accommodation space corrispondono alla metà superiore della zona intertidale, tra il livello medio del mare e il livello dell’alta marea. Aumentando il livello del mare, aumenta anche il livello medio del mare e dell’alta marea,  aumentando così l’accommodation space dove poter stoccare il carbonio.

La Roger evidenzia che «Catturare e immagazzinare carbonio con le paludi salmastre ha un doppio vantaggio. Rimuove la CO2 dall’atmosfera, mitigando le emissioni di gas serra e il carbonio organico accumulato. aumenta l’elevazione delle zone umide con l’innalzamento del livello del mare. Proprio come le barriere coralline, le zone umide costiere possono tenere il passo con livelli di innalzamento del livello del mare da bassi a moderati, sebbene siano vulnerabili all’annegamento con gli alti tassi di innalzamento del livello del mare previsti dall’Intergovernmental Panel on Climate Change».

Il team di ricercatori h confrontato lo stoccaggio di carbonio nelle paludi salmastre e salate in Europa e in Nord America, che negli ultimi 6000 anni hanno registrato un consistente aumento relativo dei livelli del mare, con quelli nell’emisfero meridionale, dove i livelli relativi del mare sono stati abbastanza stabili. Quelli in Europa e Nord America hanno sedimenti profondi e fortemente organici, mentre quelli sulle coste dell’emisfero meridionale hanno nei loro sedimenti meno carbonio organico e una maggiore percentuale di minerali.

Uno degli autori dello studio, Patrick Megonigal dello Smithsonian Environmental Research Center, aggiunge: «Gli scienziati conoscono una buona parte dell’ammontare del carbonio immagazzinato nelle nostre zone umide di marea locali, ma non disponevamo di dati sufficienti per vedere i modelli globali. Sintetizzando i dati locali, abbiamo scoperto che lo stoccaggio del carbonio nel suolo è legato ai modelli di innalzamento del livello del mare su scala continentale e globale».

I ricercatori hanno testato la loro ipotesi analizzando i sedimenti di una salina sul lago Macquarie, nel New South Whales, dove negli anni ’80  la rimozione dei sostegni di una miniera sotterranea ha fatto calare di un metro il livello della costa nel giro di pochi mesi. Questo rapido aumento del livello relativo del mare ha portato a quadruplicare il materiale organico presente nel sedimento, e in gran parte è carbonio.

Il livello del relativo del mare definisce la posizione del mare rispetto alla terra, in contrapposizione al livello eustatico del mare, che si riferisce al volume di acqua negli oceani. Se la terra vicino al mare sale o scende, il livello del mare relativo cambia anche se il livello del mare eustatico rimane lo stesso.

Negli ultimi 6000 anni, le differenze nel livello relativo del mare tra gli emisferi sono aumentate a causa dello scioglimento di vaste aree di ghiaccio che coprivano il Nord America e l’Eurasia durante l’ultimo periodo glaciale e con  la conseguente flessione del mantello terrestre liberato dal peso del ghiaccio. I continenti nell’emisfero australe erano meno gravati  dai carichi di ghiaccio.

La Rogers  conclude: «Le paludi salate sulle coste tettonicamente stabili di Australia, Cina e Sud America possono essere i giganti addormentati del sequestro globale del carbonio Collettivamente, rappresentano la metà dell’estensione globale delle paludi salate. Un raddoppio dello stoccaggio di carbonio in queste zone umide sequestrerebbe altri 5 milioni di tonnellate di carbonio atmosferico all’anno, fornendo un feedback di attenuazione tra l’innalzamento del livello del mare e le concentrazioni di carbonio nell’atmosfera. Tuttavia, questo potenziale beneficio è compromesso dalla cancellazione e dalla bonifica in corso di queste zone umide. La conservazione delle zone umide costiere è fondamentale se si vuole che svolgano un ruolo nel sequestrare il carbonio e mitigare i cambiamenti climatici».