Copernicus: il buco dell’ozono è arrivato alla sua massima estensione e profondità

E’ la conferma che dobbiamo continuare ad applicare il protocollo di Montreal

[6 Ottobre 2020]

Secondo il Copernicus Climate Change Service (C3S), implementato dall’  European Centre for Medium-Range Weather Forecasts (ECMWF) della Commissione europea, «Il buco dell’ozono di quest’anno ha raggiunto la sua massima estensione e in generale grandi dimensioni a livello di profondità e ampiezza negli ultimi anni. E’ stato osservato che le concentrazioni di ozono stratosferico si sono ridotte a valori prossimi allo zero in Antartide intorno ai 20-25 km di altitudine (50-100 hPa), con la profondità dello strato di ozono appena inferiore a 100 unità Dobson, circa un terzo del valore medio. Ciò è stato causato da un vortice polare forte, stabile e freddo». Gli scienziati del Copernicus Atmosphere Monitoring Service (CAMS) dicono che «Il buco dell’ozono nel 2020 ha raggiunto la sua massima estensione».

Le sostanze contenenti cloro e bromo si accumulano all’interno del vortice polare dove rimangono chimicamente inattive al buio. Le temperature nel vortice possono scendere a -78 gradi Celsius e si possono formare cristalli di ghiaccio nelle nubi stratosferiche polari, che svolgono un ruolo importante nelle reazioni chimiche. Quando il sole sorge sopra il polo la sua energia rilascia atomi di cloro e bromo chimicamente attivi nel vortice, i quali distruggono rapidamente le molecole di ozono portando alla formazione del buco.

Vincent-Henry Peuch, direttore del CAMS all’ECMWF, spiega che «Il modo in cui si sviluppano cambiamenti nel buco dell’ozono ogni anno è molto variabile. Il buco dell’ozono del 2020 assomiglia a quello del 2018, il quale era anch’esso abbastanza grande e tra i primi della classifica degli ultimi quindici anni. Con i raggi del sole che sono tornati verso il Polo Sud nelle ultime settimane, abbiamo assistito a una continua riduzione dell’ozono nell’area. Dopo il buco dell’ozono insolitamente piccolo e di breve durata nel 2019, favorito da condizioni meteorologiche speciali, ne stiamo registrando uno piuttosto grande anche quest’anno, il che conferma che dobbiamo continuare ad applicare il protocollo di Montreal che vieta le emissioni di sostanze chimiche che riducono lo strato di ozono».”

Continuando ad analizzare e fornire dati di alta qualità sullo stato attuale, il CAMS sta contribuendo agli sforzi internazionali per monitorare e preservare lo strato di ozono. I modelli computerizzati dell’atmosfera vengono combinati con le misurazioni satellitari e in situ per monitorare da vicino l’evoluzione del fenomeno e i ricercatori evidenziano: «Poiché lo strato di ozono stratosferico funge da scudo, proteggendo dalle radiazioni ultraviolette potenzialmente dannose, è della massima importanza monitorare i cambiamenti».

Peuch conclude: «CAMS monitora continuamente il buco dell’ozono per fornire informazioni sulla sua estensione e grandezza ogni anno quando esso si sviluppa e si rigenera. Stiamo fornendo previsioni sulle concentrazioni di ozono stratosferico fino a cinque giorni in anticipo. Monitoriamo anche la quantità di radiazioni UV che raggiungono la superficie terrestre, che dipendono anche dalle nuvole e dagli aerosol nell’atmosfera».