Global Carbon Budget 2019: le emissioni globali di carbonio aumentano ancora, ma rallentando

«Abbiamo bisogno di politiche più forti volte a eliminare gradualmente l'uso di combustibili fossili»

[4 Dicembre 2019]

In occasione della Cop25 Unfccc in corso a Madrid, Nature Climate Change, Earth System Science Data ed Environmental Research Letters hanno pubblicato simultaneamente il Global Carbon Budget 2019 dal quale emerge che «Nel 2019 le emissioni globali di carbonio cresceranno più lentamente, con un calo della combustione del carbone compensato dalla forte crescita del gas naturale e dell’utilizzo di petrolio in tutto il mondo».

Il rapporto redatto dai ricercatori britannici delle università dell’East Anglia (UEA) e di Exeter e dal Global Carbon Project prevede che «Quest’anno, le emissioni derivanti dalla combustione di combustibili fossili cresceranno dello 0,6% (range: -0,2 a +1,5 per cento) per raggiungere quasi 37 miliardi di tonnellate di anidride carbonica (CO2). Questo è un calo rispetto all’1,5% nel 2017 e al 2,1% nel 2018. Questo tasso di crescita più basso è dovuto a sostanziali a diminuzioni nell’utilizzo del carbone nell’Ue e negli Stati Uniti e a una crescita più lenta nell’utilizzo del carbone in Cina e India rispetto agli ultimi anni. Anche una debole crescita economica ha contribuito a questa tendenza».

Tra le energie fossili quella ad aver registrato la crescita più rapida delle emissioni è il gas, con un aumento previsto del 2,6% (range da +1,3 a +3,9%). Aumentano anche le emissioni del petrolio utilizzato nei trasporti: più 0,9% (range: +0,3 a +1,6%), mentre le emissioni da carbone diminuiranno dello 0,9% (da -2,0 a +0,2%). Comunque queste cifre cerfificano un fallimento: «Le emissioni quest’anno saranno probabilmente superiori del 4% rispetto al 2015, anno dell’accordo Onu di Parigi».

Mentre i governi di tutto il mondo sono riuniti a Madrid per la COP25 Unfccc, il team del Global Carbon Project chiede politiche volte a eliminare gradualmente l’utilizzo dei combustibili fossili e l’urgente dispiegamento, su vasta scala, di energie rinnovabili e di altre tecnologie low-carbon.

Il ricercatore capo, Pierre Friedlingstein, dell’università di Exeter, non nasconde la sua preoccupazione: «Un fallimento nell’affrontare prontamente i fattori trainanti alla base della continua crescita delle emissioni limiterà la capacità del mondo di avviarsi su un percorso coerente con gli 1,5° C o ben al di sotto dei 2° C di riscaldamento globale, l’obiettivo dell’Accordo sul clima di Parigi. La scienza è chiara: per fermare un ulteriore significativo riscaldamento del pianeta, le emissioni di CO2 devono ridursi globalmente a net zero».

In realtà il “rallentamento” del 2019 è in linea con i trend dell’ultimo decennio: «Dal 2010 le emissioni globali di CO2 fossile sono cresciute in media dello 0,9% per cento all’anno – fanno notare i ricercatori – più lentamente del 3% degli anni 2000».

Le stime preliminari per il 2019 delle emissioni provocate dalla deforestazione. dagli incendi e da altri cambiamenti nell’utilizzo del suolo hanno raggiunto 6 miliardi di tonnellate di CO2, circa 0,8 miliardi di tonnellate in più rispetto ai livelli del 2018. Il rapporto spiega che questo aumento deriva in parte dall’elevata attività incendiaria in Amazzonia, in linea con i dati dell’ Agência Espacial Brasileira che e mostrano che dal 2008 la deforestazione nell’Amazzonia brasiliana è costantemente aumentata, raggiungendo il suo livello più alto nel 2019. Gli incendi sono stati particolarmente numerosi e attivi anche nelle arre dell’Indonesia colpite dalla deforestazione.

Secondo il rapporto, nel 2019 le emissioni totali di CO2 delle attività antropiche – compresa la combustione di combustibili fossili e il cambiamento nell’utilizzo dei suoli – dovrebbero raggiungere 43,1 miliardi di tonnellate (range: 39,9 – 46,2 GtCO2). Le concentrazioni di CO2 nell’atmosfera continuano a crescere e si prevede che, in media, durante quest’anno, raggiungano le 410 parti per milione, con una concentrazione di CO2 atmosferica nel 2019 che è del 47% al di sopra dei livelli preindustriali.

Un’altra autrice del rapporto, Corinne Le Quéré, della School of Environmental Sciences dell’UEA, sottolinea che «Le attuali politiche climatiche ed energetiche sono troppo deboli per invertire le tendenze delle emissioni globali. Le politiche hanno avuto successo a vari livelli nell’implementazione di tecnologie low-carbon, come il solare, l’eolico e i veicoli elettrici. Ma queste spesso si vanno ad aggiungere alla domanda esistente di energia anziché sostituire le tecnologie che emettono CO2, in particolare nei Paesi in cui la domanda di energia è in crescita. Abbiamo bisogno di politiche più forti volte a eliminare gradualmente l’uso di combustibili fossili».

Circa il 45% delle emissioni di CO2 fossile globali proviene dal settore energetico, principalmente dalla produzione di elettricità e calore. L’industria, come la siderurgia, la chimica e il manufatturiero, contribuisce per il 22%. I trasporti terrestri e quelli marittimi e aerei nazionali sono responsabile del 20%, mentre il trasporto marittimo e aereo internazionale aggiunge un altro 3,7%. Il restante 10% deriva da edifici, agricoltura, pesca, attività militari e altro ancora.

Nonostante nel 2019 dovrebbe esserci un calo del consumo di carbone dello 0,9%, il carbone rappresenta ancora con circa il 405 la principale fonte delle emissioni di CO2 da combustibili fossili. Nell’ultimo decennio (2009-2018) le emissioni da carbone sono cresciute dello 0,6%, senza però segnare più una crescita significativa dal 2012.

La combustione del gas emette circa il 40% in meno di CO2 del carbone per unità di energia, ma non è un combustibile a basse emissioni di carbonio. Mentre è probabile che le emissioni di CO2 diminuiscano quando il gas sostituisce il carbone nella produzione di elettricità, Secondo i ricercatori del Global Carbon Project, «Nel migliore dei casi è solo una soluzione a breve termine. Tutte le emissioni di CO2 dovranno diminuire rapidamente verso lo zero».

Nel 2019, nei 28 Paesi dell’Ue le emissioni diminuiranno dell’1,7% (range -3,4 a +0,1%), can una riduzione del 10% di quelle da carbone, accelerando una tendenza che dal 2013 è in media del -5,1% all’anno. Nell’Ue, a fine ottobre l’elettricità prodotta dalle centrali a carbone era diminuita del 22% rispetto al 2018, a causa di un forte aumento del prezzo del carbonio nell’ EU Emissions Trading Scheme, insieme ad altri fattori politici. Continua invece ad aumentare d sia il consumo di diesel che di jet cherosene, portando nel 2019 a un previsto aumento dello 0,5% delle emissioni da prodotti petroliferi. Il consumo di gas continua a crescere del 3%, anche se con grandi differenze tra i singoli Stati Ue.

Nonostante gli impegni presi e le energie rinnovabili messe in campo, nel 2019 le emissioni della Cina continuano a crescere del 2,6% (range: +0,7 – +4,4%). Il rapporto avverte che «La modesta crescita dell’uso del carbone in Cina quest’anno è dovuta alla bassa crescita della domanda di elettricità e alla mancanza di energia prodotta da carbone, ma è stata spinta in qualche modo da una più forte crescita nella produzione di cemento, acciaio e altri prodotti ad alta intensità energetica. La Cina rappresenta il 50% dell’utilizzo globale di carbone. Il raggiungimento del picco globale nell’utilizzo del carbone dipende fortemente dall’uso futuro del carbone in Cina, che dipenderà dai cambiamenti strutturali e dalla politica energetica e climatica in Cina».

Nell’altro grande inquinatore, gli Stati Uniti d’America, si prevede che nel 2019 le emissioni diminuiranno dell’1,7% (range: -3,7% a +0,3 5) e, nonostante le fallimentari politiche di Donald Trump per salvare i King Coal, le emissioni da carbone diminuiranno di ben il 10%. Ma il carbone viene sostituito dal gas e, solo in misura minore, dall’energia solare ed eolica. Nel 2019 la domanda di elettricità negli Usa è stata bassa. Si prevede che l’utilizzo di petrolio diminuirà leggermente nel 2019, ma è ancora probabile che sia superiore di oltre l’1% rispetto al 2017. La crescita nel 2018 era stata elevata a causa delle esigenze di riscaldamento domestico dovuto a un inverno freddo. L’uso del gas naturale continua a crescere fortemente (+3,5%) grazie ai prezzi bassi e al crescente uso che ne viene fatto per produrre elettricità.

In India nel 2019 le emissioni dovrebbero aumentare dell’1,8% (range: +0,7 – +3,7%), una forte frenata rispetto al 2018. Questo è s dovuto al fatto che nel 209 l’economia indiana ha subito un significativo rallentamento, incidendo sul consumo di carbone e petrolio e sulla produzione di cemento. La produzione di carbone stata limitata anche da un’intensa stagione monsonica, con piogge torrenziali che hanno sia allagato diverse miniere di carbone sia fatto aumentare la produzione di energia idroelettrica.

Per il resto del mondo, il rapporto prevede che «Basandosi sulle proiezioni del Fondo monetario internazionale (FMI) di una crescita economica più debole, nel 2019 le emissioni aumenteranno dello 0,5% (range: -0,8 a +1,8%)».

In un’analisi separata pubblicata all’inizio di quest’anno, il team Global Carbon Budget ha dimostrato che I 18 Paesi che si sono decarbonizzati più velocemente nell’ultimo decennio condividono generalmente tre caratteristiche: Hanno un consumo di energia stabile o in calo, derivante sia dall’efficienza energetica che dall’utilizzo di energia; Hanno distribuito molte energie rinnovabili che hanno sostituito l’energia fossile; Hanno molte politiche climatiche ed energetiche.

Insomma, le cose non vanno bene, ma se si vuole fare la rivoluzione energetica si può fare