I cambiamenti climatici potrebbero essere un pericolo per il pellegrinaggio musulmano dell’Hajj

Negli Hajj estivi, per i pellegrini non sarà sicuro rimanere all'aperto

[29 Agosto 2019]

Nel mondo ci sono circa 1,8 miliardi di musulmani – un quarto della popolazione mondiale – per i quali, se la salute e le finanze lo consentono, fare un pellegrinaggio alla Mecca almeno una volta nella vita è considerato un dovere religioso. E’ il rituale dell’Hajj, che comporta circa 5 giorni di attività, con 20 –  30 ore da passare all’aperto.

Secondo il nuovo studio “Future Heat Stress During Muslim Pilgrimage (Hajj) Projected to Exceed “Extreme Danger” Levels”, pubblicato su  Geophysical Research Letters da Suchul Kang e Elfatih A.B. Eltahir del Ralph M. Parsons Laboratory del Massachusetts Institute of Technology (MIT) e da Jeremy Pal del Department of civil engineering & environmental science della Loyola Marymount University, «A causa dei cambiamenti climatici, c’è un rischio crescente che nei prossimi anni le condizioni di caldo e umidità nelle aree dell’Arabia Saudita dove ha luogo l’Hajj potrebbero peggiorare, al punto che le persone affronteranno un pericolo estremo a causa di effetti nocivi sulla salute.

Rischi seri che i partecipanti all’Hajj potrebbero già correre quest’anno e il prossimo anno e successivamente quando l’Hajj, cadrà nuovamente nei mesi estivi più caldi, che saranno dal 2047 al 2052 e dal 2079 al 2086.  I ricercatori dicono che «Questo accadrà anche se verranno prese misure sostanziali per limitare l’impatto dei cambiamenti climatici», ma «Senza quelle misure, i pericoli sarebbero ancora maggiori. Potrebbe quindi essere necessario pianificare contromisure o restrizioni alla partecipazione al pellegrinaggio».

Eltahir spiega che «La tempistica dell’Hajj varia da un anno all’altro perché si basa sul calendario lunare invece che sul calendario solare. Ogni anno l’Hajj si verifica circa 11 giorni prima, quindi ci sono solo alcuni periodi di tempo in cui si svolge durante i mesi estivi più caldi. Quelli sono i periodi che potrebbero diventare pericolosi per i partecipanti. Quando arriva l’estate in Arabia Saudita, le condizioni diventano dure e una parte significativa di queste attività avviene all’aperto».

I ricercatori sono convinti che ci siano già stati dei segnali che questo rischio climatico stia diventando sempre più reale: negli Hajj degli ultimi decenni ci sono stati sempre più incidenti mortali: nel 1990 nella calca della folla di fedeli impazzita dalla paura sono morte 1.462 persone e  nel  2015 ci sono stati 769 morti e 934 feriti. Eltahir fa notare che «Entrambi questi anni coincidono con i picchi della temperatura e dell’umidità combinati nella regione, misurati dalla “temperatura del bulbo umido”, e lo stress delle temperature elevate potrebbe aver contribuito agli eventi mortali. Se in un posto c’è un affollamento, più le condizioni meteorologiche sono dure, più è probabile che l’affollamento porti a incidenti».

La temperatura del bulbo umido (TW) – la più bassa temperatura che si può ottenere per evaporazione dell’acqua nell’aria a pressione costante – è un indicatore diretto di quanto il sudore può raffreddare efficacemente il corpo. Maggiore è l’umidità, minore è la temperatura assoluta che può causare problemi di salute. A qualsiasi temperatura superiore a una temperatura di bulbo umido di circa 24,6° C, il corpo non può più raffreddarsi in modo efficiente e il U.S. National Weather Service Usa classifica qeste temperature come un “pericolo”. Una TW superiore a circa 29,1° C è classificata come “pericolo estremo”, nella quale un colpo di caldo, che può danneggiare il cervello, il cuore, i reni e i muscoli e può persino portare alla morte, è «altamente probabile» dopo un’esposizione prolungata.

Le simulazioni climatiche condotte da Eltahir e dal suo team hanno utilizzato sia scenari “business as usual”  che  scenari che includono significative contromisure contro i cambiamenti climatici, e «Dimostrano che con le contromisure la probabilità di superare queste soglie per periodi prolungati aumenterà costantemente nel corso di questo secolo, e molto severamente senza».

I ricercatori evidenziano: «Poiché l’evaporazione è fondamentale per mantenere una temperatura corporea sicura, il livello di umidità nell’aria è fondamentale. Se l’umidità sale al 95%, persino una temperatura effettiva di soli 32° C (90° F), è sufficiente per raggiungere la soglia mortale di 29,1° C TW  di “pericolo estremo”. Con un’umidità inferiore del 45%, la soglia di 29,1° C TW non verrebbe raggiunta fino a quando la temperatura effettiva non arriva a 40° C o più. A un’umidità molto elevata, la temperatura del bulbo umido è uguale alla temperatura effettiva.

Eltahi sottolinea che «I cambiamenti climatici aumenteranno significativamente ogni estate il numero di giorni in cui le temperature del bulbo umido nella regione supereranno il limite di “pericolo estremo”. Anche con le misure di mitigazione in atto, sarà ancora grave. Ci saranno ancora problemi, ma non così grossi come accadrebbe senza tali misure. Nelle comunità musulmane L’Hajj è una parte molto forte della cultura, quindi, per l’amministrazione dell’Arabia Saudita sarà importante prepararsi a queste condizioni potenzialmente pericolose. Negli ultimi anni sono state messe in atto diverse misure di protezione, tra cui ugelli che spandono una nebbia d’acqua in alcune aree all’aperto per fornire un po’ di refrigerio ai partecipanti e l’ampliamento di alcune aree per ridurre il sovraffollamento. Negli anni potenzialmente più a rischio, potrebbe essere necessario limitare fortemente il numero di partecipanti autorizzati a prendere parte al rituale. Questa nuova ricerca dovrebbe aiutare a informare le scelte politiche, comprese le politiche di mitigazione dei cambiamenti climatici e i piani di adattamento».