Il clima ha fatto irruzione nel dibattito finale tra Trump e Biden

Greenpeace: «La transizione energetica sta arrivando, che a Trump piaccia o no». Sierra club. «L’ultima volta di un razzista e negazionista climatico sul palco di un dibattito presidenziale»

[23 Ottobre 2020]

Per la prima volta nell’intera campagna elettorali per le presidenziali Usa del  2020, il cambiamento climatico è stato fin dall’inizio al centro dell’ultimo dibattito tra il candidato democratico Joe Biden e il presidente uscente Donald Trump, offrendo loro l’ultima possibilità per far capire agli elettori quale sarà – o non sarà – la loro politica per combattere il riscaldamento globale.

Ma, invece che illustrare un suo piano, Trump ha utilizzato il dibattito per attaccare la politica climatica di Biden, definendo “sporche” Cina e Russia e ripetendo le sue abituali fake news sul Green New Deal proposto dai democratici (molto più tiepido di quello avanzato dall’ala sinistra del Partito) e dicendo che gli americani sono contrari, mentre anche il recente sondaggio di Data for Progress di mostra che il piano per il clima e l’energia pulita di Biden e il Green New Deal restano popolari tra gli elettori di tutto il Paese.

Biden, che è riuscito a mantenere la calma di fronte all’inarrestabile flusso di bugie e dati taroccati di Trump, ha ribadito il suo impegno per una ripresa economica post COvid-19 inclusiva, creando posti di lavoro nell’energia pulita e con giustizia ambientale per le comunità più colpite dall’inquinamento o dalla transizione dall’energia fossile a quelle rinnovabili

Ashley Thomson, Climate Campaigner di Greenpeace Usa, ha sottolineato che «Le differenze tra Joe Biden e Donald Trump sul clima sono più ampie che su  qualsiasi altra questione. Trump ha alimentato la crisi climatica in ogni momento, svendendo i lavoratori e le famiglie per lasciare che gli inquinatori delle corporation ci portino al caos. Sul palco del dibattito è apparso dolorosamente chiaro che Trump non aveva un piano. I suoi attacchi al Green New Deal e l’integrità delle elezioni rafforzano solo una cosa: sa che sta perdendo. Il negazionismo climatico non è un crimine senza vittime e gli elettori sono pronti a ritenere gli autori responsabili nelle urne in queste elezioni. Nel frattempo, Joe Biden ha avanzato il programma climatico più ambizioso e di vasta portata della storia di qualsiasi candidato presidenziale per un grande partito. Siamo stati lieti nel vedere Biden articolare un asse cruciale del Green New Deal nella fase del dibattito: la necessità di aiutare i lavoratori nella transizione mentre passiamo dai combustibili fossili a un’economia basata sull’energia pulita. L’industria petrolifera e del gas è in retroguardia, fa affidamento sul negazionista in capo alla Casa Bianca per i salvataggi mentre lascia i suoi lavoratori a bocca asciutta. La transizione energetica sta arrivando, che a Trump piaccia o no, ma con un Green New Deal possiamo garantire che nessuno venga lasciato indietro».

Ma Thomson ricorda ai democratici che «Se eletto, le aspettative per un’amministrazione Biden saranno alte. Deve dimostrare di essere pronto ad andare oltre le false soluzioni e gli approcci a metà per affrontare l’ingiustizia sociale, ambientale ed economica alla radice. Il nostro movimento non si fermerà finché non avremo assicurato un Green New Deal e una transizione giusta per i lavoratori dei combustibili fossili. E sì, questo include la fine del fracking». Una tecnica di estrazione di gas e petrolio distruttiva per l’ambiente che Trump ha incentivato in tutti i modi e che Biden ha detto di non voler abbandonare.

Sierra Club, la più grande e diffusa associazione ambientalista Usa, con oltre 3 milioni di soci e storicamente vicina ai democratici, ha fatto notare che Trump si è presentato al dibattito finale con Biden «Dopo aver rifiutato di partecipare a un dibattito virtuale, dopo aver contratto il Covid-19, una diagnosi che aveva prima nascosto».

Secondo la direttrice politica nazionale di Sierra Club, Ariel Hayes, «Donald Trump e il suo incessante e dannoso rifiuto della scienza climatica hanno alzato la loro brutta testa per l’ultima volta sul palco del dibattito presidenziale. Solo nel corso di quest’anno, Trump ha detto a oltre 568 bugie sul clima, ha presentato una candidata alla Corte Suprema che rifiuta di accettare la scienza climatica e la sua amministrazione ha prestato all’industria dei combustibili fossili oltre 181 milioni di dollari del denaro dei  contribuenti. Ha dimostrato più e più volte di essere una minaccia per la nostra stessa esistenza e stasera non è stato diverso. Al contrario, l’ex vicepresidente Joe Biden non ha mai sprecato il tempo del popolo americano per discutere dell’esistenza di una crisi esistenziale che sta rovinando famiglie e comunità in tutto il Paese. Il suo piano per il clima non è solo il più audace mai presentato da un candidato alla presidenza, ma creerà anche più di 10 milioni di posti di lavoro e farà avanzare ulteriormente la nostra transizione verso un’economia energetica pulita al 100%».

L’appello di Sierra Club è esplicito: «Vieni il 3 novembre, possiamo e faremo in modo che questa sia l’ultima volta che siamo costretti ad ascoltare un razzista negazionista climatico sul palco del dibattito presidenziale».

Dall’inizio delle primarie democratiche nel 2019, Greenpeace Usa ha monitorato i programmi climatici di Trump e Biden e da mesi l’ex-vicepresidente democratico  mantiene un punteggio di 75,5/100 (B +) nella Greenpeace climate 2020 scorecard, mentre Trump ha un “punteggio” di 0/100 (F).