Il Covid-19 può dare agli oceani dell’Asia-Pacifico la possibilità di riprendersi da inquinamento, sovrapesca e cambiamenti climatici

Escap: la chiusura temporanea delle attività impattanti può fornire agli ambienti marini lo spazio per respirare

[14 Maggio 2020]

Negli ultimi anni, a causa dell’aumento senza precedenti dell’inquinamento marino, della pesca eccessiva e dei cambiamenti climatici, nella regione Asia-Pacifico Il benessere e l’equilibrio ecologico degli oceani si sta avvicinando a un punto di non ritorno, ma il nuovo rapporto “Changing Sails: Accelerating Regional Actions for Sustainable Oceans in Asia and the Pacific” pubblicato  dall’United Nations economic and social commission for Asia and the Pacific (Escap) suggerisce che «L’arresto temporaneo delle attività e la riduzione della mobilità umana e delle richieste di risorse a causa della pandemia di Covid-19 possono fornire agli ambienti marini lo spazio per respirare tanto necessario per riprendersi».

Secondo il  rapporto “Changing Sails”, se si concentrassero nel favorire pratiche sostenibili come il green shipping, la decarbonizzazione e la pesca, l’acquacoltura e il turismo a basso impatto, anche che gli investimenti su larga scala attuati dai governi hanno il potenziale per invertire la tendenza e favorire un miglioramento della sostenibilità e della resilienza marine nel mondo post-Covid.19.

Il rapporto, ce è stato pubblicato come contributo alla 76esima Economic and Social Commission for Asia and the Pacific, che si terrà il 21 maggio. Per la prima volta nella storia dell’ESCAP, la sessione della Commissione si svolgerà interamente online con la partecipazione di ministri, alti funzionari governativi e vari stakeholders di 53 Stati membri e 9 membri associati. Presentando il rapporto, la vice-segretario generale dell’Onu e segretaria esecutiva dell’Escap, Armida Salsiah Alisjahbana, ha evidenziato che «La promozione della salute e della sostenibilità degli oceani è indissolubilmente legata all’attuazione della 2030 Agenda for Sustainable Development nell’Asia e nel Pacifico. Durante questi tempi difficili della pandemia di Covid-19, è fondamentale sfruttare la finestra di opportunità offerta dalle emissioni e dalla domanda di energia ridotte per proteggere l’ambiente marino. Molte delle sfide per la conservazione e nell’uso sostenibile degli oceani e delle risorse marine si trovano nella natura transfrontaliera e altamente complessa della gestione degli oceani, unita alla comprensione frammentaria dell’interazione tra oceani e attività umane».

Per l’Asia-Pacifico Gli oceani sono estremamente preziosi: si tratta di una regione che utilizza intensamente le risorse marine. «Ad esempio – spiegano all’Escap – nella regione la pesca fornisce cibo e reddito a oltre 200 milioni di persone, con 34 milioni impegnati nella pesca commerciale. Oltre l’80% del commercio internazionale è trasportato via nave, con i due terzi di queste operazioni che sono concentrate in Asia». Tuttavia, i Paesi dell’Asia-Pacifico sono tra i principali inquinatori di plastica  al mondo: 8 dei 10 fiumi responsabili fino al 95% dei rifiuti di plastica che a livello globale finiscono negli oceani si trovano in Asia.

Lo studio si concentra su tre aree chiave: connettività marittima, pesca sostenibile e inquinamento marino da plastica, problematiche attorno alle quali la regione può unirsi er agire con urgenza per arrestare e invertire il declino della salute degli oceani e degli ecosistemi marini.

Il rapporto rivela però «Una sorprendente mancanza di dati e statistiche sugli oceani nella regione», con dati disponibili solo per 2 dei 10 dell’Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG) 14: Life Below Water. Questo gap di dati non è diffuso nella stessa maniera in tutti i Paesi della regione ma, spesso e purtroppo, la carenza di dati è maggiore proprio nei Paesi in cui ce ne sarebbe più bisogno. Per realizzare davvero azioni trasformative per gli oceani, il rapporto sollecita «una condivisione più trasparente dei dati oceanici e maggiori investimenti nei sistemi statistici nazionali per risolvere i punti ciechi esistenti».

Inoltre, l’Escap sottolinea per i paesi della regione «La necessità di trarre vantaggio dai progressi scientifici e tecnologici e di applicare coerentemente convenzioni, norme e standard internazionali sulla protezione e l’uso sostenibile degli oceani come quelli dell’International maritime organization (Imo), Food and agriculture organization (Fao) e United Nations environment programme (Unep).

L’organismo dell’Onu per l’Asia-Pacifico sottolinea inoltre «L’importanza di rafforzare la cooperazione regionale tra i Paesi nelle diverse fasi di sviluppo per tener fede a questa responsabilità condivisa» e indica piattaforme esistenti come l’Asia-Pacific Day for the Ocean per realizzare partnership multi-stakeholder. Escap sottolinea che «Il dialogo regionale è inoltre essenziale per sostenere la connettività e le esigenze in termini di dati degli Stati in via di sviluppo delle piccole isole del Pacifico, che attualmente rimangono isolati dal benefico commercio marittimo globale e regionale».