Sánchez presenta a Davos le 5 grandi sfide del programma del nuovo governo di sinistra spagnolo

Il governo spagnolo ha dichiarato l’emergenza climatica e ambientale

Greenpeace e Wwf plaudono ma chiedono misure più ambiziose per non superare gli 1,5 gradi

[23 Gennaio 2020]

Il 21 gennaio il Consiglio dei ministri del nuovo governo progressista spagnolo ha approvato la “Declaración del Gobierno ante la Emergencia Climática y Ambiental” un documento di 6 pagine con il quale i ministri socialisti e di Podemos si impegnano a lavorare a 30 linee di azione – le prime 5 delle quali da attuare nei primi 100 giorni di governo – «per affrontare crisi climatica e trarre vantaggio dai benefici sociali ed economici offerti dalla transizione ecologica».

Intervenendo ieri al World economic forum di Davos il premier socialista spagnolo Pedro Sánchez ha esposto le 5 grandi sfide del governo PSOE – Podemos – le stesse presentate nel suo discorso di investitura – e la terza in ordine di importanza, dopo il lavoro e la trasformazione digitale, è la transizione ecologica. «Il Consiglio dei ministri ha approvato la Declaración de Emergencia Climática – ha detto Sánchez – e il governo si impegna ad andare verso un modello energetico decarbonizzato e sostenuto da fonti rinnovabili, generando posti di lavoro e aiutando sempre i più vulnerabili». Non a caso gli altri due punti essenziali citati da Sánchez sono una reale parità tra uomo e donna e la lotta contro la povertà e la disuguaglianza.

Il premier spagnolo ha sottolineato che per quanto riguarda la transizione ecologica, «Non c’è altra sfida che sia documentata meglio rispetto alle sfide che affrontiamo in Spagna. In realtà, queste sono sfide affrontiamo tutti noi: in Australia un’area più grande di quella dei Paesi Bassi e del Belgio messi insieme è in fiamme. Puerto Rico è inondato da piogge torrenziali. E anche qui, molto vicino a dove siamo noi, i ghiacciai si stanno sciogliendo: negli ultimi 5 anni i ghiacciai svizzeri si sono contratti del 10%. Quindi, l’emergenza climatica è un disastro che non conosce confini e l’attuale generazione è l’ultima a poter dare una risposta.

Sánchez ha ricordato che «Secondo l’ International Renewable Energy Agency (IRENA), la cui assemblea generale nel 2021 è stata presieduta dalla Spagna, i danni causati nel 2018 da calamità naturali sono sempre più legati ai cambiamenti climatici e sempre più legati al cambiamento climatico, e crescentemente legati al cambiamento climatico, e in questi ultimi anni sono ammontati a oltre 165 miliardi di dollari».

Toirnando alle recenti scelte del nuovo governo di sinistra spagnolo, Sánchez ha evidenziato che «In Spagna, per la prima volta, il governo ha un vicepresidente della digitalizzazione, ma anche alla transizione ecologica, e questo pone l’azione climatica al centro della politica del governo» e, dopo aver ricordato l’approvazione della Declaración de Emergencia Climática; il primo ministro spagnolo ha aggiunto: «Per raggiungere questi obiettivi, la Spagna ha presentato il suo Marco Estratégico para Energía y Clima come roadmap per ridurre le emissioni di gas serra nei prossimi 10 anni. Il nostro obiettivo per il 2030 è ridurre le nostre emissioni del 20% rispetto al 1990. E il nostro obiettivo finale è raggiungere la neutralità climatica nel 2050, con un sistema elettrico rinnovabile al 100%».

Sánchez ha concluso parlando di giustizia sociale e climatica: «Ma nessuna crescita economica può essere buona se non riduce le disuguaglianze. Nessuna transizione ecologica sarà positiva se non è giusta e se lascia indietro le persone. Il governo spagnolo ha sviluppato una Estrategia de Transición Justa – la prima nel suo genere al mondo – e, conformemente all’European Green Deal, che vuole proteggere i più vulnerabili di fronte alle trasformazioni necessarie. Una strategia che consente a tutti i cittadini di sfruttare appieno le loro opportunità di lavoro, migliorare la competitività e la coesione sociale e che nessuno resti indietro. Per quanto riguarda la transizione ecologica e i conseguenti cambiamenti all’economia, voglio evidenziare qualcosa di importante: è nelle nostre mani garantire che gli impatti costituiscano un grande passo avanti, per trasformare tali cambiamenti in opportunità di modernizzazione, investimenti utili, creazione di posti di lavoro, per dare impulso all’economia mondiale. Il governo della Spagna lavora verso questo orizzonte. Il Plan Nacional Integrado de Energía y Clima 2021-2030 della Spagna, presentato dal governo all’Unione europea, è stato valutato bene da tutti gli Stati membri. Tra il 2021 e il 2030 mobiliteremo finanziamenti pubblici e privati ​​per 236.000 milioni di euro e creeremo tra 250.000 e 364.000 nuovi posti di lavoro in un decennio».

Mario Rodríguez, direttore esecutivo di Greenpeace España, ha detto: «Apprezziamo gli annunci fatti nel Consiglio dei ministri che pongono l’emergenza climatica tra le priorità dell’agenda politica. Pertanto, è inevitabile e urgente che una legge sui cambiamenti climatici e la transizione ecologica e un piano nazionale per l’energia e il clima siano approvati in modo molto più ambizioso di quelli proposti finora e che, inoltre, siano dotati di processi di effettiva partecipazione pubblica»

L’organizzazione ambientalista «si compiace inoltre del fatto che l’ invio al Parlamento del progetto di legge del Cambio Climático y Transición Energética  sia una priorità in questi primi cento giorni e che includa altri settori come l’ agricoltura, che sono più che necessari per ottenere la decarbonizzazione». A questo proposito, Greenpeace «ritiene essenziale tenere conto delle esigenze delle organizzazioni ambientali e sociali in modo che gli obiettivi climatici siano in linea con le raccomandazioni scientifiche ed evitino i peggiori impatti dei cambiamenti climatici. La legge deve prevedere, tra le altre cose, la completa decarbonizzazione dell’economia (ovvero, per raggiungere un equilibrio netto pari a zero tra le emissioni prodotte dall’attività umana e la capacità di assorbimento da parte degli ecosistemi) nel 2040, nonché l’obiettivo di riduzione del 55% delle emissioni nel 2030 rispetto al 1990. Lo stesso dovrebbe avvenire con il Plan Nacional Integrado de Clima y Energía (PNIEC),, il cui progetto – presentato dal governo all’Europa – prevedeva solo una riduzione del 20%. A questo proposito, il processo di partecipazione pubblica istituito dalla legge non è stato ancora realizzato e il piano definitivo che avrebbe dovuto essere presentato alla fine dello scorso anno non è nemmeno noto».

Greenpeace accoglie positivamente anche la creazione di un’ Asamblea Ciudadana del Cambio Climático e spera che «sia paritaria e includa il movimento ambientalista e altri movimenti sociali. Questa assemblea dovrebbe servire ad articolare i processi di partecipazione pubblica richiesti dalle normative europee, fatti salvi gli organismi esistenti. Inoltre, Greenpeace ritiene che il risultato di questi processi dovrebbe servire a influenzare le politiche climatiche».

Infine, Greenpeace España «sostiene la necessità di presentare il secondo Plan Nacional de Adaptación  e chiede che vengano compiuti progressi nelle misure precedenti per evitare i peggiori impatti dei cambiamenti climatici attraverso il valore ambientale della natura, mettendo in evidenza la conservazione della biodiversità e delle aree naturali protette».

Anche il Wwf España considera la dichiarazione di emergenza climatica «un grande passo avanti necessario», ma aggiunge che «Tuttavia, questo annuncio deve essere accompagnato da obiettivi e misure specifici lungo le linee del percorso di riduzione delle emissioni stabilito dall’Ipcc in modo da non superare 1,5 gradi di aumento della temperatura media globale. Ciò significherebbe una riduzione delle emissioni globali dal 40 al 60% entro il 2030 rispetto al 2010 o, come suggerito dall’Unep (Programa de las Naciones Unidas para el Medio Ambiente), del 7,6% annuo. Per la Spagna, questa riduzione delle emissioni si traduce in un aumento dell’ambizione dell’obiettivo del Plan Nacional Integrado de Clima y Energía (PNIEC), modificando l’attuale obiettivo da -20% a -50% (riduzione delle emissioni di gas serra entro il 2030 rispetto al 1990). Inoltre, in linea con questo obiettivo, è necessario aumentare gli obiettivi delle energie rinnovabili e dell’efficienza energetica. È molto importante che tutti i settori contribuiscano a questa riduzione delle emissioni, stabilendo budget di carbonio e obiettivi settoriali.

Anche per il Wwf «Il settore agricolo ha una rilevanza speciale , che deve essere affrontata in modo più approfondito e ambizione nel PNIEC per il suo grande potenziale di riduzione delle emissioni e di adattamento ai cambiamenti già in atto», cos’ come il Panda spagnolo concorda con Greenpeace sulla necessità di rivedere gli obiettivi della proposta di legge su Cambio Climático y Transición Energética in modo da allinearli agli 1,5° C, «Altrimenti, la dichiarazione di Emergencia Climática sarebbe puramente retorica e non contribuirebbe al cambiamento sistemico necessario».

Inoltre il Wwf España sottolinea che «A questa maggiore ambizione nella riduzione delle emissioni dobbiamo anche aggiungere misure urgenti per adattarsi ai rischi e ai cambiamenti che stanno già avvenendo a causa dei cambiamenti climatici» e nello specifico chiede: «1. La naturalizzazione e il ripristino della costa e degli ecosistemi costieri (spiagge, dune e zone umide). 2. Assegnare almeno il 50% dei fondi della PAC (Politica agricola comune) agli obiettivi ambientali e climatici. 3. Ridurre le risorse idriche per l’irrigazione in base agli impatti climatici e migliorare la gestione delle foreste (pubblica e privata) che porti all’esistenza di masse forestali meno vulnerabili a grandi incendi distruttivi. 4. Ricordiamo inoltre che il secondo Plan Nacional de Adaptación al Cambio Climático  deve includere soluzioni e misure basate sul ripristino degli ecosistemi , nelle quali il ripristino di aree naturali strategiche viene, tra le altre cose, identificato e finanziato per la sua funzione di prevenzione delle inondazioni, innalzamento del livello del mare e rischio di incendio».