Il Polo Nord in estate potrebbe essere libero dai ghiacci prima del 2050

La velocità della scomparsa del ghiaccio marino dipenderà dalle misure in difesa del clima

[22 Aprile 2020]

Secondo lo studio  “Arctic Sea Ice in CMIP6”, pubblicato su Geophysical Research Letters da un team di ricercatori della SIMIP Community (Sea-Ice Model Intercomparison Project) guidato da Dirk Notz dell’ Universität Hamburg, «Il Mar Glaciale Artico potrebbe ritrovarsi del tutto libero dai ghiacci in estate anche prima del 2050. L’efficacia delle misure messe a punto per la protezione del clima determinerà quanto frequentemente e per quanto a lungo».

Lo studio è frutto della collaborazione tra 21 istituti di ricerca di il mondo, al quale hanno partecipato anche scienziati della Fondazione CMCC Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici, che hanno analizzato i risultati recenti di 40 diversi modelli climatici, grazie ai quali hanno potuto prevedere la futura evoluzione della copertura di ghiaccio marino artico in uno scenario con elevate emissioni di CO2 e con scarse misure di protezione climatica. Alla Fondazione CMCC sottolineano che «Come previsto, con queste simulazioni il ghiaccio marino nell’Artico scompariva assai rapidamente in estate. Tuttavia, il nuovo studio rivela come il ghiaccio marino artico in estate scompaia occasionalmente anche se le emissioni di CO2 sono rapidamente ridotte.

La divisione Ocean modeling and Data Assimilation della Fondazione CMCC ha contributo allo studio di analisi della variabilità del ghiaccio marino per diversi scenari futuri, Le simulazioni usate in questo studio si basano sui cosiddetti scenari SSP (shared socio-economic pathways), utilizzati anche per la realizzazione del prossimo rapporto Ipcc. Gli scenari SSP1-1.9 e SSP1-2.6 sono stati usati per simulare una rapida riduzione delle future emissioni di CO2, mentre lo scenario SSP5-8.5 è stato usato per simulare immutate future emissioni di CO2 . Lo studio si basa sulle simulazioni ricavate dalla più recente generazione di modelli climatici, riuniti nel Coupled Model Intercomparison Project Phase 6 (CMIP6).

Una delle autrici dello studio, Dorotea Iovino, della Fondazione CMCC, spiega che «Come nei precedenti esercizi CMIP, i modelli CMIP6 differiscono ampiamente nel simulare quando l’Oceano Artico sarà libero dai ghiacci, con un’estensione del ghiaccio marino inferiore al milione di km2. Tuttavia, la maggior parte dei modelli, e in particolare quei modelli in grado di catturare meglio l’evoluzione del ghiaccio marino osservata, prevedono che l’Artico si ritroverà libero dai ghiacci a settembre prima del 2050, in tutti gli scenari presi in esame».

Notz evidenzia che «Anche riducendo le emissioni globali rapidamente e in maniera sostanziale, e con ciò riuscendo a rimanere al di sotto dei 2° C di riscaldamento globale rispetto ai livelli pre-industriali, ciò nonostante il ghiaccio marino nell’Artico potrebbe occasionalmente scomparire in estate anche prima del 2050. E questa è una notizia che ci ha veramente sorpresi».

Attualmente il ghiaccio marino nel Mar Glaciale Artico, intorno al polo nord, è presente tutto l’anno. Ogni estate, l’estensione del ghiaccio marino si riduce, per aumentare di nuovo in inverno. Ma gli scienziati ricordano che «In risposta all’attuale riscaldamento globale, l’area complessiva di Mar Glaciale Artico ricoperta dal ghiaccio marino si è rapidamente ridotta nel corso degli ultimi decenni, con gravi conseguenze per l’ecosistema artico e per il clima: la copertura di ghiaccio marino è il terreno di caccia e l’habitat di foche e orsi polari, e mantiene più fresca la regione artica riflettendo la luce solare».

Lo studio conclude: «Quanto frequentemente l’Artico perderà la sua copertura di ghiaccio marino in futuro dipenderà dai livelli delle future emissioni di CO2. Se le emissioni saranno ridotte in tempi brevi, anni liberi dai ghiacci si verificheranno solo occasionalmente. Per elevati livelli di emissioni, il Mar Glaciale Artico si ritroverà libero dai ghiacci nella maggior parte degli anni. Pertanto, gli esseri umani hanno ancora un impatto sulla frequenza con cui l’Artico perde la sua copertura di ghiaccio marino annuale».