Il potere è nel piano (di Obama). Gli ambientalisti Usa apprezzano il Clean Power Plan

Sierra Club: «Solo un primo passo nella corsa per fermare l'inquinamento climatico»

[4 Agosto 2015]

Per chiunque abbia a cuore l’arresto dello sconvolgimento climatico, oggi è un grosso problema. La maggior parte delle notizie che leggiamo e guardiamo sui cambiamenti climatici sono oscure. Addirittura deprimenti. Molti dei tweet, dei post e delle storie che vediamo rivelano le conseguenze dell’inazione climatica dei governi e dei leader delle corporations  sotto forma di incendi più intensi, siccità, condizioni meteorologiche estreme e altro ancora.

Ma c’è un’altra storia che raramente viene detta. Il nostro movimento è in crescita. Sta diventando più diversificato e più potente. L’energia pulita è ogni mese sempre più conveniente e sta sloggiando i combustibili sporchi ad un tasso crescente. Tutto questo momentum è la creazione di un ciclo di feedback positivo: Mentre diventa più efficace il sostegno all’energia pulita, i costi dell’energia solare, eolica e dello stoccaggio di energia stanno tutti precipitando. Mentre l’energia pulita diventa più economica, diventa sempre più facile guardare i combustibili fossili dal  nostro specchietto retrovisore.

L’annuncio del presidente Obama dà una boccata di ossigeno al nostro movimento. L’EPA ha finalmente pubblicato il suo Clean Power Plan nella forma definitiva. Fino ad ora, le centrali energetiche no dovevano far fronte ad una vera limitazione della quantità di inquinamento da carbonio che hanno scaricato nella nostra atmosfera. Per un’amministrazione con molti risultati significativi sul clima, questo è il gioiello della corona.

Il viaggio per arrivare qui è iniziato anni fa, nei giorni bui dell’amministrazione Bush. Dodici Stati, tre città, e una serie di associazioni ambientaliste (compreso Sierra Club) hanno avviato un’azione per costringere l’amministratore dell’EPA a regolamentare l’anidride carbonica, il metano e altri gas serra come inquinanti all’interno del Clean Air Act. Alla fine, il 2 aprile 2007, la Corte Suprema, con una decisione 5 a 4, ha annullato una precedente sentenza e ha dato ragione ai querelanti.

Oggi raccogliamo i frutti di quella vittoria legale. Se il Clean Power Plan funzionerà  come l’EPA si aspetta che faccia, la riduzione netta delle emissioni di gas serra dalle centrali elettriche degli Usa  entro il 2030 sarà al di sotto del 30% o più rispetto ai livelli del 2005: un grande passo verso il soddisfacimento dei nostri attuali impegni internazionali sul clima.

La cosa geniale del Clean Power Plan è che in realtà non c’è alcun piano unico. L’EPA ha invece fissato singoli obiettivi per ogni Stato (ad eccezione del Vermont, che non ha centrali elettriche qualificabili per la regolamentazione, non c’è da stupirsi il mio amico Bill McKibben vive lì). Ogni obiettivo è calibrato per quelle riduzioni che lo Stato può ragionevolmente ottenere attraverso misure come la chiusura delle centrali a carbone, aumentando l’efficienza energetica e favorendo la crescita delle energie rinnovabili. Eppure spetta a ciascuno Stato di determinare come, di fatto, può raggiungere il suo obiettivo; l’EPA non ci metterà mano,  a meno che lo Stato non faccia nulla.

Ad essere onesti, l’EPA è stata conservatrice nel mettere insieme questo piano. Ad ogni Stato è stato chiesto di raggiungere un obiettivo raggiungibile, che non è solo possibile, ma superabile, ed ogni Stato finirà per essere un posto migliore di dove siamo nati. Ne beneficerà la nostra economi, così come i lavoratori, a condizione che il governo federale e gli Stati assicurino che vengano attuati i meccanismi di formazione e di finanziamento per sostenere i lavoratori e le comunità che in precedenza dipendevano dai combustibili fossili.

Importante come è, però, il Clean Power Plan è solo un primo passo nella corsa per fermare l’inquinamento climatico  dalle centrali elettriche. Questo piano, di per sé, non risolve il cambiamento climatico. Non ha nemmeno il potenziale per arrivare ad un risparmio di carbonio nel settore elettrico, ci metteremo insieme e supereremo questo obiettivo.

Ma come si dice tra i maratoneti, nulla influisce sulla velocità media come zero miglia all’ora. Il Clean Power Plan fa in modo che questo Paese si muova ufficialmente sulla strada verso un’economia carbon-free; possiamo, e quasi certamente lo faremo, accelerare il passo più tardi. In realtà, i sondaggi dimostrano costantemente che, trasversalmente agli schieramenti di partito, gli americani sostengono fortemente la riduzione dell’inquinamento da carbonio dalle centrali elettriche. E un sondaggio appena pubblicato da NextGen Climate sugli elettori degli Stati in bilico per le elezioni presidenziali ha rilevato che il 70% degli elettori ha avuto una reazione favorevole ad un obiettivo di almeno il 50% di energia pulita entro il 2030.

E mentre il taglio delle emissioni di carbonio è sicuramente una grande notizia per il nostro clima, ha anche profondi benefici per la nostra salute, l’ambiente e consumatori. L’EPA stima che entro il 2030, i costi dell’energia elettrica con il Clean Power Plan scenderanno dell’8%, grazie alla maggiore efficienza delle energie rinnovabili. Ma c’è di più: la creazione di questo sistema più efficiente per la produzione di energia ha il potenziale di creare migliaia di nuovi posti di lavoro nelle costruzioni, nel manufatturiero e in altri settori.

Nel frattempo, l’aria più pulita che deriva dalla riduzione del nostro utilizzo di combustibili sporchi salverà migliaia di vite e permettere a milioni di americani di condurre una vita più lunga, più sana. Molte delle persone che saranno più aiutate sono quelle che ne hanno più bisogno. Le centrali elettriche che emettono inquinamento da anidride carbonica ed altri inquinanti tossici danneggiano sproporzionatamente le comunità a basso reddito vicine e le comunità di colore.

La vera bellezza di questo piano è che ci permette di realizzare tutte queste cose impegnandoci semplicemente a fare quello che già sappiamo che è realizzabile per ridurre l’inquinamento da carbonio. Il che può non essere la soluzione definitiva alle perturbazioni climatiche, ma di certo è la base ideale per iniziare.

di Michael Brune, direttore esecutivo di Sierra Club