Il suolo salverà il clima

Un team internazionale di ricercatori formula una strategia contro l'effetto serra attraverso l’uso sostenibile dei suoli

[28 Ottobre 2020]

Per limitare il cambiamento climatico è necessario ridurre le emissioni di CO2 nell’atmosfera e il suolo ha la capacità di stoccare a lungo termine grandi quantità di carbonio a lungo termine. Un team internazionale di una ventina di ricercatori – coordinato congiuntamente dall’Institut National de Recherche pour l’Agriculture, l’Alimentation et l’Environnement (INRAE), CNRS e Rheinische Friedrich-Wilhelms-Universität Bonn – che ha pubblicato su Nature Communications lo studio “Towards a global-scale soil climate mitigation strategy”, sta ora sostenendo proprio un uso efficace di questo potenziale.

Gli esperti stimano che utilizzando i suoli in modo sostenibile si potrebbe ridurre di un terzo l’aumento del biossido di carbonio da gas serra nell’atmosfera e intanto in molte regioni del pianeta aumenterebbero in modo significativo le rese agricole in molte regioni.

Lo studio presenta una strategia per raggiungere questi obiettivi: una transizione verso pratiche agricole e di gestione sostenibile del suolo, una transizione che dovrà essere adattata alle condizioni ambientali e socioeconomiche delle diverse regioni del mondo.

Il vertice sul clima di Parigi nel 2015 è stato anche l’occasione per la nascita della cosiddetta iniziativa “4 per 1.000” che prende il nome da qualcosa che non ha ricevuto per molto tempo abbastanza attenzione da parte della politica climatica: ogni anno, a causa delle emissioni di gas serra antropiche, la quantità di CO2 nell’atmosfera aumenta di oltre 4 miliardi di tonnellate, se questi 4 miliardi di tonnellate venissero sequestrati nei suoli terrestri (fermando così completamente l’effetto serra), la quantità di carbonio contenuta nel suolo crescerebbe solo dello 0,4% all’anno (cioè 4 su 1.000). In altre parole: il suolo è già un gigantesco deposito di carbonio. Allora perché non scaricare semplicemente l’eccesso di CO2 che per il suolo risulterebbe una minuscola quantità aggiuntiva?

I ricercatori pensano davvero che questa strategia potrebbe rallentare il cambiamento climatico in modo significativo, ma il principale autore dello studio, Wulf Amelung dell’Institut für Nutzpflanzenwissenschaften und Ressourcenschutz (INRES) dell’Universität Bonn, «Lo 0,4% di emissioni di carbonio in più è un po’ troppo ottimistico. Tuttavia, un terzo di questo è probabilmente realizzabile».

Ma dal 2015 è cambiato poco e il team di Amelung vuole rimettere la questione del suolo all’ordine del giorno dell’agenda climatica. Su Nature Communication i ricercatori delineano una strategia per utilizzare efficacemente il potenziale del suolo nella lotta al cambiamento climatico.

All’Universität Bonn spiegano che «Esistono una serie di semplici misure per aumentare la quantità di carbonio nel suolo, come la pacciamatura (cioè la copertura del suolo con residui di colture) o l’aggiunta di carbone vegetale. Il metodo più importante, tuttavia, è aumentare la crescita delle piante (e quindi i raccolti): calcinando i terreni acidi, fertilizzando secondo necessità, utilizzando un’irrigazione intelligente».

Amelung sottolinea che «Più qualcosa cresce sul suolo, meglio è radicato. E le radici con le loro reti di materiale organico ampiamente ramificate immagazzinano molto carbonio». Inoltre, la materia organica contiene nutrienti essenziali per la crescita delle piante e quindi promuove la resa del raccolto. La nostra strategia quindi, in ultima analisi, si rivolge a due obiettivi importanti: la protezione del clima e la sicurezza alimentare».

Ma attuare questo ambizioso piano a livello globale non è così semplice: la qualità e le caratteristiche dei suoli in luoghi diversi sono troppo diverse e le tecnologie di gestione disponibili sono troppo dissimili.

Amelung  aggiunge: «Aumentare l’apporto di carbonio richiede quindi misure adattate a livello locale; abbiamo bisogno di strategie completamente diverse nelle regioni asiatiche di coltivazione del riso rispetto, ad esempio, a un campo di cereali nella Germania settentrionale. Inoltre, molte misure di sequestro del carbonio sono particolarmente efficaci quando i suoli sono parzialmente degradati da un uso eccessivo a lungo termine e hanno perso molto carbonio. Dal punto di vista dei costi e dei benefici, è sicuramente più sensato iniziare su tali aree, non da ultimo perché è probabile che gli aumenti delle rese siano maggiori».

Purtroppo, la conoscenza delle condizioni del suolo è molto frammentaria e per questo i ricercatori raccomandano la creazione di database che registrino su scala molto ridotta le condizioni dei terreni in tutto il mondo, ma anche una modellazione altrettanto piccola dei possibili guadagni delle rese agricole e dell’utilizzo di fertilizzanti necessario. Occorre inoltre garantire che non vi sia una mera ridistribuzione degli input di carbonio: ad esempio, che il materiale organico venga spostato da un’azienda agricola all’altra a caro prezzo e poi manchi nel luogo di origine.