Il Veneto tra cambiamenti climatici e desertificazione

I ghiacciai dolomitici hanno già perso il 30% della loro superficie, aumentano gli eventi meteorologici estremi e le zone sotto il livello del mare sperimentano una progressiva salinizzazione

[24 Maggio 2019]

Come ricordato questa settimana dal governatore di Bankitalia Ignazio Visco in «Europa gli effetti attesi dei cambiamenti climatici interessano soprattutto i paesi collocati nella fascia meridionale come l’Italia», ma questo non significa affatto che a risentirne saranno solo o prevalentemente le regioni del Mezzogiorno. Tutt’altro: l’Unesco ad esempio ha lanciato da tempo l’allarme per Venezia, messa a rischio dall’innalzamento delle acque e dall’erosione costiera quanto le Galapagos, ma tutto il Veneto si trova fortemente esposto alle conseguenze dei cambiamenti climatici.

A fare il punto è direttamente il Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente (Snpa), che sottolinea come il riscaldamento globale abbia già provocato in Veneto tassi di incremento delle temperature «mediamente più alti di quelli osservati a livello globale, fino a valori di oltre 1°C negli ultimi 25 anni». Le conseguenze, oltre in termini di un aumento delle ondate di calore, sono direttamente visibili alle quote più alte, a causa della «forte diminuzione dei ghiacciai dolomitici, la cui superficie si è ridotta del 30% circa in trent’anni».

Passando dalle vette alla laguna, invece, è l’Anbi (l’Associazione nazionale di consorzi di bonifica) a mettere in evidenza come sia in corso una «progressiva salinizzazione e conseguente desertificazione delle zone sotto il livello del mare nei comuni di Cona, Cavarzere e Chioggia, in provincia di Venezia», tanto che il progetto Interreg Italia-Croazia “MoST” sta tentando adesso di sfruttare la conoscenza degli antichi sistemi idrologici per creare “barriere” all’intrusione dell’acqua marina, mitigandone gli effetti sulle falde e nei suoli.

Anche le piogge sono cambiate molto negli ultimi 25 anni: «Negli ultimi anni – spiega ancora il Snpa –abbiamo assistito a forti oscillazioni nel regime pluviometrico, con annate o stagioni estremamente piovose, come ad esempio il 2014, seguiti da periodi molto siccitosi, come il 2015». L’ultimo e tragico esempio di evento meteorologico estremo arriva invece dalla tempesta Vaia, che alla fine dello scorso ottobre ha «causato ingenti danni nel nord-est italiano, con la perdita di 8 milioni di metri cubi di alberi; in Veneto la tempesta ha devastato oltre 100.000 ettari di foresta».

Tutto questo mentre il leader del partito più radicato sul territorio, Matteo Salvini, appena pochi giorni fa è tornato a irridere il riscaldamento globale quasi fosse un problema inesistente. Paradossalmente, far finta che non esista non farà altro che continuare ad aumentare la portata del pericolo.