In 10 anni la perdita di ghiaccio terrestre artico è triplicata (VIDEO)

447 gigatonnellate di perdite all'anno, 160 litri pro-capite globali al giorno, più 23 mm del livello del mare

[24 Dicembre 2018]

Secondo il nuovo studio “Global sea-level contribution from Arctic land ice: 1971–2017”, dal 1986 a oggi il tasso di perdita del ghiaccio terrestre artico è triplicato, «passando da quasi 5000 tonnellate di acqua al secondo nel recente passato (1986-2005) a 14.000 tonnellate al secondo nel presente (2005- 2015)».

Jason Box, del Nationale Geologiske Undersøgelser for Danmark og Grønland (GEUS), a capo del team di ricercatori danesi, canadesi, norvegesi e statunitensi che ha pubblicato lo studio su Environmental Research Letters, spiega: «Se dividessimo la recente perdita dal ghiaccio terrestre artico tra i quasi 8 miliardi di persone nel mondo, ogni persona otterrebbe 160 litri di acqua, ogni giorno dell’anno. Abbiamo dimostrato che, dal 1992, il contributo all’innalzamento del  livello del mare del ghiaccio terrestre artico è stato un terzo della quantità globale, rendendo l’Artico la più grande fonte regionale di innalzamento del livello globale del mare».

Un altro autore dello studio, William Colgan del GEUS, aggiunge: «La sola Groenlandia, di recente la più grande fonte globale, rappresenta la metà (46%) del contributo della perdita di ghiaccio artico all’innalzamento del livello del mare».

Lo studio internazionale ha ricostruito le variazioni da un anno all’altro della quantità di ghiaccio immagazzinata a terra nell’intero Artico per un periodo di 47 anni (1971-2017) e Box spiega ancora: «Il nostro approccio utilizza misurazioni sul campo del bilancio dell’accumulo di neve e della fusione superficiale. E nel nostro caso fornisce una sequenza di misurazioni annuali provenienti da 17 località che coprono tutte le regioni artiche ghiacciate. Realizziamo un semplice e robusto ridimensionamento matematico dei dati osservati sul campo sui dati relativi alla gravità forniti dal satellite dalla missione GRACE» (Gravity Recovery And Climate Experiment, missione congiunta di  Nasa e Dlr tedesca, ndr)

Dallo studio merge che, negli ultimi 10 anni, «La perdita totale di ghiaccio dai ghiacciai artici, dalle calotte glaciali e dalla calotta glaciale della Groenlandia ha prodotto una media di 447 gigatonnellate di perdite all’anno». Nonostante il ritiro dei fronti dei ghiacciai in luoghi come il grande ghiacciaio della Columbia, la perdita di ghiaccio dell’Alaska, pressoché costante dal 1988, è dovuta soprattutto all’aumento della fusione superficiale.

Nell’Artico canadese la perdita di ghiaccio è all’incirca quanto quella dell’Alaska, ma è iniziata dopo ed è aumentata notevolmente negli anni ’90 e  fino al 2013 e 2017, anni in cui c’è stato un bilancio di massa positivo e il conseguente calo del contributo cumulativo al livello del mare. I ricercatori sottolineano che «L’aumento a lungo termine della perdita di ghiaccio terrestre nell’Artico  canadese, come altrove intorno all’Artico, è determinato dall’aumento della fusione superficiale provocato dalle estati calde».

Nelle altre regioni artiche: la Russia artica, le Svalbard, l’Islanda e la Scandnavia, i contributi al livello del mare sono aumentati circa fino a quanto quelli dell’Artico canadese.

Al GEUS dicono che «Messe insieme, dal 1971 la somma di queste regioni produce 23 mm di contributo al livello del mare. L’accelerazione inizia davvero alla fine degli anni ’80, quando il clima artico mostra lo spostamento verso un modello di riscaldamento. Quindi, a partire dal 2000 circa, si tratta di un contributo lineare del livello del mare perché i tassi di perdita di ghiaccio in Groenlandia e nel Canada artico hanno rallentato un po’ a causa di una persistente circolazione atmosferica che ha portato aria fredda lungo il lato occidentale della Groenlandia e allo stesso tempo ondate di caldo in Europa».

Box conclude: «Gli estremi di anno in anno dei contributi al livello del mare artico del ghiaccio sono da attribuire principalmente agli estremi persistenti nella circolazione atmosferica, evidenziando l’atmosfera come un motore dinamico di cambiamenti geografici terrestri, variabili nello spazio e nel tempo».

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  • Global sea level contribution from Arctic land ice 1971–2017