In Australia gli incendi sono stati molto peggiori di qualsiasi previsione

Gli scienziati australiani: è urgentemente necessario un nuovo approccio nazionale per l'inquinamento da fumo degli incendi

[25 Febbraio 2020]

I mega-incendi boschivi nell’Australia sud-orientale, che hanno causato la morte di 33 persone e bruciato un’area grande quanto la Corea del Sud, sono stati più catastrofici di quanto previsto da qualsiasi simulazione del cambiamento climatico. A dirlo è lo studio A fiery wake-up call for climate science”, pubblicato su Nature Climate Change da Benjamin M. Sanderson e Rosie Fisher del Centre Européen de Recherche et de Formation Avancée en Calcul Scientifique (Cerfacs) che avvertono; «Per migliorare la resilienza climatica in caso di eventi estremi di incendio, i ricercatori devono tradurre le incertezze della modellistica in indicazioni utili e diffidare dell’eccesso di fiducia. Se i modelli del sistema terrestre non hanno catturato la gravità dei recenti incendi in Australia, è urgentemente necessario svilupparli per valutare se stiamo sottovalutando il rischio incendio».

Sanderson, che partecipa anche al programma “Make our planet great again” del governo francese, ha detto a BBC News che i mega-incendi dell’estate astrale 2019/2020 in Australia «Sono stati peggio di qualsiasi cosa i nostri modelli simulassero. La scienza climatica deve fare un lavoro migliore per evitare di essere presa di sorpresa in futuro dagli incendi o altre catastrofi alimentate dai cambiamenti climatici. Più veloce [il pianeta] si riscalda, più è probabile che ci sorprendano».

I modelli climatici sono simulazioni che utilizzano tutte le informazioni disponibili per quel ciò che determina il clima del nostro pianeta e sono il metodo principale per capire cosa succederà mentre la Terra si riscalda. Gli scienziati sono estremamente bravi a modellare alcuni aspetti del clima, in particolare i modelli della temperatura globale, ma gli invcendi sono molto più complicati: sono influenzati da molti fattori, tra i quali le precipitazioni, i venti, la copertura del suolo e la densità di popolazione che, separatamente o insieme, aumentano il rischio di incendi, di innesco e diffusione.

Sanderson conclude: «Ma anche se si guardano i pochi modelli che comprendono gli incendi, nessuno di loro simula qualcosa di simile alla scala di ciò che è accaduto in Australia».

E che in Australi sia avvenuto qualcosa di eccezionale ma che sta diventando la nuova normalità lo dicono sul Medical Journal of Australia 5 noti scienziati australiani – Sotiris Vardoulakis, Bin B Jalaludin, Geoffrey G Morgan, Ivan C Hanigan and Fay H Johnston – che hanno lanciato l’appello “Bushfire smoke: urgent need for a national health protection strategy”, chiedendo che, dopo la catastrofica stagione degli incendi in Australia, venga istituito con urgenza un comitato di esperti nazionali indipendenti sull’inquinamento atmosferico e sulla protezione della salute e avvertono che «L’Australia non può aspettare che i risultati della Bushfires Royal Commission abbiano un effetto su questo vitale problema per la salute».

I ricercatori di alcune tra le più importanti università australiane chiedono «un parere za basato sull’evidenza, accurato, pratico e coerente sulla protezione della salute dal fumo degli incendi».

Il primo firmatario dell’appello, Sotiris Vardoulakis, professore di Global environmental health all’Australian National University, ha detto che «L’Australia ha bisogno di un approccio olistico alla gestione dei rischi di incendio e del fumo. Dobbiamo essere preparati meglio per la prossima stagione degli incendi che non è lontana. Non possiamo aspettare fino alla pubblicazione dei risultati di una Royal Commission. Dovremmo agire subito: l’ultima stagione ha evidenziato l’urgenza. Gli attuali consigli sulla protezione della salute relativi al fumo degli incendi si concentrano su misure a breve termine e sono impraticabili nei periodi più lunghi di alti livelli di inquinamento atmosferico come quelli sperimentati durante l’estate. Dire alle persone di stare in casa o di ridurre le attività fisiche all’aperto non è sufficiente. I livelli di inquinamento del fumo variano nel corso delle ore e dei giorni e possono cambiare rapidamente. Per questo motivo, abbiamo bisogno di dati dell’inquinamento atmosferico medio orario del particolato – dati PM2.5 – riportati in tempo reale».

Secondo Vardoulakis dati più precisi e continui incoraggerebbero le persone a tener conto dalle previsioni sulla qualità dell’aria riguardanti siti specifici e delle concentrazioni orarie di PM2,5 nelle aree dove viene monitorata la qualità dell’aria e questo «Significherebbe anche che le persone potrebbero pianificare meglio le loro attività quotidiane in modo da ridurre al minimo l’esposizione all’inquinamento. Ad esempio, durante l’vento di incendi boschivi del dicembre 2019, nella maggior parte delle località di Sydney il PM2.5 era più basso nelle prime ore del mattino. Allenarsi all’aperto e andare in bicicletta o andare a scuola o lavorare in questo intervallo di tempo contribuirebbe a mantenere buoni livelli di attività fisica senza aumentare sostanzialmente l’esposizione al fumo».

Il documento sottolinea l’importanza di una consulenza accurata insieme alla coerenza tra le politiche degli Stati australiani nel modo in cui la qualità dell’aria viene misurata e comunicata all’opinione pubblica. Inoltre, richiede maggiori capacità di monitoraggio della qualità dell’aria a livello statale e territoriale, compresi siti di monitoraggio fissi e apparecchiature mobili che possono essere impiegate rapidamente in caso di incendi boschivi.

Vardoulakis conclude; «Sono urgentemente necessari maggiori investimenti nella ricerca sull’inquinamento atmosferico, in particolare sugli effetti a lungo termine dell’inquinamento da fumo. Dobbiamo comprendere meglio l’efficacia dei consigli relativi alla protezione della salute sia per la popolazione generale che per i gruppi sensibili come bambini, donne in gravidanza e persone con patologie polmonari e cardiache».