Incendi e deforestazione in Amazzonia: Bolsonaro mente

La deforestazione e il numero degli incendi dimostrano che il 2019 non è stato un anno "normale"

[19 Novembre 2019]

Lo studio “Clarifying Amazonia’s burning crisis”, pubblicato su Gobal Change Biology da Jos Barlow ed Erika Berenguer delle università di Lancaster e di Oxford, Rachel Carmenta dell’università di Cambridge e Filipe França dell’Universidade Federal do Pará, smentisce clamorosamente le dichiarazioni del presidente neofascista del Brasile Jair Bolsonaro: «Gli incendi scoppiati nell’Amazzonia brasiliana quest’estate non sono stati “normali” e i grandi aumenti della deforestazione potrebbero spiegare il perché».

L’estate 2019 è balzata all’attenzione internazionale per i grandi incendi che hanno colpito l’amazzonia, in paricolare quella brasiliana 8ma non solo, visto che il colpo di stato in Bolivia è stato favorito dalla perdita di credibilità di Evo Morales che non ha saputo gestire gli incendi e che ha reagito con argomentazioni “sovraniste” e minimizzatrici simili a quelle di Bolsonaro. Ma Bolsonaro si è esposto sicuramente di più e per primo, respingendo le preoccupazioni – e gli aiuti – internazionali e affermando che ad agosto la situazione degli incendi in agosto era «normale» e «inferiore alla media storica».

Su Global Change Biology il team internazionale di scienziati lo sbugiarda rivelando che nell’Amazzonia brasilian «il numero di incendi attivi ad agosto è stato in realtà tre volte superiore rispetto al 2018 e il numero più alto dal 2010». Ma non è finita: anche se gli incendi in Amazzonia possano svilupparsi in diversi modi, gli scienziati dimostrano che «Esistono forti prove per collegare gli aumenti di quest’anno alla deforestazione», cosa negata pervicacemente dal governo Bolsonaro che ha difeso strenuamente fazendeiros, garimpeiros, taglialegna abusivi e accaparratori di terreni, accusando addirittura gli ambientalisti e gli indios di appiccare gli incendi per mettere in cattiva luce il governo. .

I ricercatori hanno utilizzato dati insospettabili: quelli del sistema di rilevazione della deforestazione DETER-b del governo brasiliano, che calcola la deforestazione interpretando le immagini provenienti dai satelliti della NASA evidenziano che «Questi dimostrano che la deforestazione a luglio di quest’anno è stata quasi 4 volte superiore alla media rispetto allo stesso periodo dei 3 anni precedenti. Questo è importante poiché la deforestazione è quasi sempre seguita da un incendio: la vegetazione tagliata viene lasciata asciugare prima di essere bruciata».

Barlow, principale autore dello studio, fa notare che «Pertanto, la marcata ripresa del numero degli incendi attivi e della deforestazione nel 2019 confuta i suggerimenti del governo brasiliano secondo cui l’agosto 2019 è stato un normale mese di incendi in Amazzonia».

Inoltte, gli incendi ad agosto sono avvenuti in un periodo di siccità non elevata e una forte siccità può fornire condizioni favorevoli alla propagazione di incendi causati dall’uomo. Gli scienziati dimostrano anche che «Gli “enormi” pennacchi di fumo che raggiungevano l’alta atmosfera, ripresi dai filmati delle fiamme pubblicati sui media, non potevano che essere causati dalla combustione di grandi quantità di biomassa».

A settembre il numero di incendi attivi nell’Amazzoni brasiliana è del 35%, ma i ricercatori evidenziano che «Non è chiaro se questo sia dovuto alle piogge autunnali o alla moratoria di due mesi imposta del presidente Bolsonaro sugli incendi».

Ma se sono calati gli incendi non altrettanto si può dire per la deforestazione: le immagini di DETER-b mostrano che «è continuata a un ritmo ben al di sopra della media di settembre, nonostante la moratoria del Presidente».

L’entità degli incendi di agosto non è chiara: se sono stati contati uno ad uno, nessuno è in grado di dire quanta superficie forestale abbiano distrutto e la Berenguer, una ricercatrice brasiliana che lavora per le università di Lancaster e Oxford, conclude: «Il nostro documento mostra chiaramente che senza combattere la deforestazione, continueremo a vedere la più grande foresta pluviale del mondo trasformarsi in cenere. Dobbiamo frenare la deforestazione. Negli ultimi dieci anni il Brasile era stato un leader ambientale, dimostrando al mondo che si può ridurre con successo la deforestazione. Non è saggio, né economicamente né dal punto di vista ambientale, invertire questa tendenza».