La Nuova Zelanda invasa dallo sciopero climatico. Manifestazioni in tutta l’Asia-Pacifico e anche in Afghanistan (FOTOGALLERY)

I ragazzi di Friday for Future: «Nient'altro importa». Petizione al parlamento: dichiarare l’emergenza climatica

[27 Settembre 2019]

Il terzo Sciopero globale climatico si è tenuto un po’ in tutta l’Asia-Pacifico, dalla Corea del Sud, all’Indonesia, all’India e ai piccoli Stati insulari dell’Oceania,  ma piccole manifestazioni si segnalano anche in Vietnam e un piccolo ed eroico corteo di giovani donne c’è stato anche in Afghanistan, forse la più bella manifestazione del mondo.  I ragazzi sono scesi in piazza per il terzo Global Strike for Future  e, per una questione di fuso orario, lo sciopero globale per il clima ha preso il via in Nuova Zelanda ed è stato un inizio eccezionale: decine di migliaia di persone si sono unite ai ragazzi per protestare mentre gli attivisti climatici hanno consegnato al Parlamento una lettera aperta firmata da 11.000 neozelandesi (moltissimi in un Paese scarsamente popolato) che invita i politici a dichiarare l’emergenza climatica, seguendo l’esempio di molte amministrazioni locali di tutto il Paese.

Il coordinatore nazionale di School Strike 4 Climate, Raven Maeder, ha detto che «I nostri rappresentanti devono farci vedere i un’azione significativa e immediata che salvaguardi il nostro futuro su questo pianeta, Nient’altro importa se non possiamo occuparci della Terra per le generazioni attuali e future. Questa è la nostra casa».

Le strade di più di 40 città della Nuova Zelanda si sono popolate di cortei affollatissimi di ragazzi – i primi report parlano di oltre 170.000 persone, il 3,5% della popolazione –  e di lavoratori in sciopero che hanno fatto di questo Global Strike  la più grande manifestazione “intergenerazionale” del Paese di sempre.

Per distinguersi come sempre dagli australiani – e perché venerdi scorso molti studenti avevano gli esami –  i neozelandesi hanno deciso di unirsi agli italiani e ad altri europei nella seconda ondata del terzo sciopero globale per il clima.

La 18enne Sophie Handford, organizzatrice degli scioperi nell’Isola del Nord ha detto a Radi New Zealand che probabilmente solo a Wellington hanno marciato  50.000 persone: «C’è troppo in gioco per far finta di niente. Saremo alle porte del Parlamento molte altre volte fino a quando non vedremo l’azione necessaria».

La premier laburista Jacinda Ardern, ha assunto un ruolo di leadership nella lotta globale al cambiamento climatico che ha definito il «nuclear-free moment» di questa generazione e, intervenendo al Climate Action Summit all’Onu la Arden si è detta ottimista perchè il pessimismo ha portato all’apatia: «Si potrebbe ben argomentare che, sulla base della nostra attuale traiettoria, non è il momento dell’ottimismo. Ma se parliamo solo della perdita della massa del ghiacciaio o dell’innalzamento del livello del mare corriamo il rischio di una società che crede che tutto sia perduto e che sia semplicemente troppo tardi … non lo è».

Dal punto di vista delle politiche climatiche la Arden è una leader che in molti invidiano alla Nuova Zelanda:  si è posta l’obiettivo di far diventare il suo Paese zero carbon entro il 2050 e all’Onu ha iniziativa per eliminare le tasse sulle tecnologie green e per tagliere i sussidi ai combustibili fossili.

Come se non bastasse, insieme ai leader di Isole Figi, Islanda, Norvegia e Costa Rica la Arden ha annunciato negoziati ufficiali, che dovrebbero iniziare nel 2020, per arrivare a un’alleanza climatica tra questi Paesi e ha spiegato:  «Se vogliamo limitare il riscaldamento globale a 1,5 ° C rispetto ai livelli preindustriali, c’è un urgente e critico bisogno di una maggiore azione globale. Il caso dell’utilizzo di regole commerciali per eliminare i sussidi ai combustibili fossili è particolarmente interessante».

Eppure, i ragazzi neozelandesi hanno criticato la Arden per non aver sollevato il tema del cambiamento climatico nel suo primo incontro bilaterale con Donald Trump e perché, anche a causa dell’eredità dei precedenti governi conservatori, la Nuova Zelanda è in ritardo rispetto a molti altri paesi dell’Ocse per le attività di  base rispettose del clima come il riciclaggio dei rifiuti e per la sua dipendenza dai veicoli a benzina e diesel.