La resilienza tecnologica dei Neanderthal. Come si sono adattati ai cambiamenti climatici

Una ricerca italo-tedesca svela la capacità di innovazione tecnologica dell’uomo di Neanderthal

[1 Settembre 2020]

Il cambiamento climatico avvenuto poco prima della loro scomparsa, aveva innescato un cambiamento complesso nel comportamento degli ultimi Neanderthal d’Europa: avevano sviluppato strumenti più complessi. E’ il principale risultato dello studio “Techno-functional and 3D shape analysis applied for investigating the variability of backed tools in the Late Middle Paleolithic of Central Europe”, pubblicato su Plos One da Davide Delpiano dell’università degli studi di Ferrara e da Thorsten Uthmeier della Friedrich-Alexander-Universität Erlangen-Nürnberg (FAU), che si basa sui ritrovamenti nella Sesselfelsgrotte in Bassa Baviera.

I Neanderthal hanno vissuto da circa 400.000 a 40.000 anni fa in vaste aree dell’Europa e del Medio Oriente, fino ai confini esterni della Siberia. Producevano strumenti utilizzando legno e materiale roccioso simile al vetro, che a volte combinavano insieme per realizzare una lancia con una punta affilata e dura di pietra. Già circa 100.000 anni fa, il loro strumento universale di taglio e raschiatura era il Keilmesser, coltelli in pietra asimmetrici bifacciali il cui manico consisteva in un bordo smussato realizzato sullo strumento stesso. I Keilmesser  erano disponibili in varie forme, il che ha portato i ricercatori a chiedersi perché i Neanderthal abbiano creato una tale varietà di coltelli: usavano coltelli diversi per compiti diversi o i coltelli provenivano da diversi sottogruppi di Neanderthal?

Secondo Uthmeier, «I Keilmesser sono una reazione allo stile di vita altamente mobile durante la prima metà dell’ultima era glaciale. Poiché potevano essere affilati di nuovo se e quando necessario, potevano essere utilizzati per molto tempo, quasi come un odierno coltellino svizzero. Tuttavia, le persone spesso dimenticano che i coltelli bifacciali non erano gli unici strumenti di cui disponevano i Neanderthal».

Delpiano sottolinea che «I coltelli realizzati nel periodo dei Neanderthal sono sorprendentemente vari. La nostra ricerca utilizza le possibilità offerte dall’analisi digitale dei modelli 3D per scoprire somiglianze e differenze tra i vari tipi di coltelli utilizzando metodi statistici».

La Sesselfelsgrotte  è uno dei siti Neanderthal più importanti dell’Europa centrale, la e durante gli scavi nella grotta sono stati trovati più di 100.000 manufatti e innumerevoli resti della caccia lasciati dai Neanderthal, comprese le prove di una sepoltura di Neanderthal. Nel nuovo studio i due ricercatori hanno ora analizzato gli strumenti più significativi simili a coltelli utilizzando scansioni 3D, prodotte in collaborazione con Marc Stamminger e il  Frank Bauer della Cattedra di Visual Computing del Dipartimento di Informatica della FAU, che consentono di registrare con estrema precisione la forma e le proprietà dello strumento.

Uthmeier spiega che «Il repertorio tecnico utilizzato per creare i Keilmesser non è solo una prova diretta delle capacità di pianificazione avanzate dei nostri parenti estinti, ma anche una reazione strategica alle restrizioni imposte loro da condizioni naturali avverse», cioè i cambiamenti climatici avvenuti dopo la fine dell’ultimo periodo interglaciale, più di 100.000 anni fa. Le fasi freddissime durante il successivo periodo glaciale di Weichsel iniziarono più di 60.000 anni fa e portarono a una carenza di risorse naturali. Per sopravvivere, i Neanderthal dovevano spostarsi più di prima e quindi adattare i loro strumenti di conseguenza.

Alla FAU dicono che «I Neanderthal probabilmente copiarono la funzionalità dei coltelli a dorso unifacciale, che sono sagomati solo su un lato, e li usarono come punto di partenza per sviluppare Keilmesser bifacciali sagomati su entrambi i lati». Questo si nota in particolare dalle somiglianze nella parte tagliente, che consiste in entrambi i casi in un fondo piatto e in una sommità convessa, «Che era prevalentemente adatto per il taglio longitudinale, il che significa che è del tutto corretto riferirsi all’utensile come un coltello», dice Delpiano».

Il ricercatore italiano precisa che «In particolare, i coltelli di tipo Keilmesser, diffusi nella zona tra la Germania e la Siberia, erano una risposta strategica a condizioni decisamente più rigide perché, pur con una funzione simile ad altri tipi di coltelli, avevano una maggior durata, data dalla possibilità di essere utilizzati e riaffilati più volte, e rappresentavano a loro volta una riserva di materiale per ottenere utensili più specifici. La scelta della tecnica più adatta in base alle condizioni ambientali, indica spiccate facoltà di pianificazione e di risposta strategica alle limitazioni imposte dalle avversità dell’ambiente naturale».

Alla Fau sottolineano che «Il Keilmesser rappresenta quindi un concetto high-tech per uno strumento multifunzionale e di lunga durata che poteva  essere utilizzato senza accessori aggiuntivi come un manico in legno».

Uthmeier aggiunge: «Gli studi di altri gruppi di ricerca sembrano supportare la nostra interpretazione. A differenza di quanto hanno affermato qualcuno, la scomparsa dei Neanderthal non può essere stata il risultato di una mancanza di innovazione o di pensiero metodico».

All’Università di Ferrara fanno notare che «Adattamento all’ambiente, capacità di pianificazione, risposta strategica e facoltà di innovazione sono ritenute oggi fondamentali; queste capacità sarebbero già appartenute all’uomo di Neanderthal. Spesso ritenuto rozzo, privo di risorse culturali, incapace di innovare, l’ominide della Valle di Neander sembra infatti venire riscattato dalle ricerche più recenti».

Delpiano spiega ancora: «Il lavoro punta l’attenzione sulla complessità comportamentale e tecnologica dell’uomo di Neanderthal che era molto evidente nella fase finale della sua presenza in Eurasia e va ad opporsi all’idea ormai smentita di una sua presunta povertà culturale e incapacità all’innovazione, soprattutto rispetto alla figura di Homo sapiens».

Un risultato che, fanno notare all’università di Ferrara «richiederà alcune conferme e pertanto apre la strada a ulteriori studi anche mettendo in relazione diversi siti europei come già fatto dal dottor Delpiano, che nel corso del dottorato di ricerca ha svolto indagini analoghe sul sito di La Rochette al museo nazionale di archeologia di Saint-Germain-en-Laye a Parigi e presso la grotta di Fumane con Unife. Di particolare importanza sarà lo studio del periodo di passaggio tra il paleolitico medio e il paleolitico superiore, tra 40 e 50 mila anni fa, quando l’uomo di Neanderthal ha lasciato progressivamente il posto a Homo sapiens.

Delpiano conclude: «In questa ultima fase della sua presenza, l’uomo di Neanderthal mostra una evidente variabilità nella produzione di strumenti e questo è interessante anche rispetto all’ingresso di Homo sapiens. Homo sapiens, sopraggiunto negli stessi territori popolati dai neanderthaliani, potrebbe essere stato un ulteriore elemento che ha agevolato la crescita tecnologica finale di questi ultimi. Alcuni specialisti reputano possibile che l’introduzione di elementi diversi potrebbe essere stata favorita dall’osservazione delle originalità che la specie sapiens portava con sé o direttamente dall’ibridazione con essi. Tuttavia sembra plausibile che l’impulso a tale complessità possa essere stato l’adattamento ecologico ai cambiamenti climatici, confermando quindi la capacità di innovazione tecnologica dell’uomo di Neanderthal».