La tempesta perfetta: l’impatto simultaneo del cambiamento climatico su pesca e agricoltura (VIDEO)

Quanto cibo in più potrebbe produrre il mondo se riusciremo a limitare il riscaldamento a 2 gradi

[10 Dicembre 2019]

Qual è l’impatto a livello mondiale del cambiamento climatico su agricoltura e pesca? Una domanda cruciale per una popolazione umana in crescita mentre scarseggiano le risorse e alla quale ha cercato di rispondere lo studio “Escaping the perfect storm of simultaneous climate change impacts on agriculture and marine fisheries” pubblicato recentemente su Science Advances da un team di ricercatori francesi, statunitensi, britannici, canadesi e australiani.

Il team guidato dal laboratoire CRIOBE, ha utilizzato modelli climatici e dataset globali su lavoro, economia e sicurezza alimentare e ne è venuto fuori che «Se non ci saranno riduzioni delle emissioni di gas serra, il 90% della popolazione mondiale potrebbe essere esposta a cali della produttività congiunti di agricoltura e pesca». Perdite che però potrebbero essere evitate se la maggior parte dei Paesi riducesse drasticamente le emissoni climalteranti sulla base di quanto previsto dall’Accordo di Parigi.

Mettendo insieme i modelli climatici con i dati globali su lavoro, economia e sicurezza alimentare – in particolare riguardo alla produzione di mais, grano, riso e pesce – con LE informazioni sulla dipendenza socioeconomica di ciascun Paese da questi diversi alimenti e su come gli alimenti verrebbero influenzati dai cambiamenti climatici previsti, il team di scienziati ha analizzato l’impatto del cambiamento climatico sui due settori della pesca e dell’agricoltura.

Secondo uno scenario business-as-usual, «circa il 90% della popolazione umana mondiale – che vive per la maggior parte nei Paesi più vulnerabili al cambiamento climatico e che è anche meno in grado di adattarsi – dovrebbe essere esposta a una perdita di produttività nei settori chiave dell’agricoltura e della pesca, mentre meno del 3% vivranno in regioni che registreranno guadagni di produttività simultanei entro il 2100». Ad esempio, l’aumento delle temperature e delle precipitazioni renderebbe parti attualmente troppo fredde del Canada e della Russia più produttive dal punto di vista agricolo, o creerebbe cambiamenti nelle correnti oceaniche, aumentando la migrazione dei pesci verso alcune coste. Ma questi benefici sarebbero portati da cambiamenti innaturali del clima che svantaggerebbero il resto del mondo, questa non è una vera “vittoria”.

Secondo questo stesso scenario “lose-lose”, «Con possibilità di adattamento estremamente limitate, sarebbe impossibile compensare gli effetti sulla pesca sviluppando l’agricoltura, o viceversa, essendo i due settori entrambi fortemente impattati», stiamo parlando di qualcosa che in futuro colpirebbe 7,2 miliardi di persone.

Lo studio fa notare che, a causa tra l’altro delle risorse limitate, i Paesi più dipendenti dalla produzione alimentare tendono anche ad essere i meno capaci di adattarsi ai cambiamenti climatici. Inoltre, la maggior parte dei paesi vulnerabili alle perdite agricole causate dai cambiamenti climatici erano vulnerabili anche alle perdite nel settore della pesca, rientrando così nella fascia “lose-lose”, con un raddoppio della loro insicurezza alimentare.

Se invece la comunità internazionale riuscisse a rispettare l’Accordo di Parigi, tagliando drasticamente le emissioni di gas serra, i ricercatori concludono che «La maggioranza dei Paesi – sia i più vulnerabili ma anche la maggioranza dei paesi tra i più grandi emettitori di gas serra – ne uscirebbero vincitori». Se riuscissimo a mantenere il riscaldamento globale entro i 2° C aumento, la maggior parte dei 15 Paesi che emettono più gas serra sperimenterebbe guadagni netti nella produzione alimentare.

In questo scenario “win-win”, anche se in molti casi la perdita di produttività sembra inevitabile, con il 60% della popolazione che ne sarebbe ancora interessato, l’entità dei cali produttivi nella pesca e nell’agricoltura sarebbe notevolmente ridotta. «Per i paesi più vulnerabili, le perdite di produttività sarebbero da 4 a 5 volte inferiori, il che faciliterebbe notevolmente l’attuazione di strategie di adattamento (diversificazione delle produzioni all’interno dello stesso settore, come lo sviluppo di varietà coltivabili nel clima del futuro, o rivolgendosi a un settore poco interessato o addirittura che benefici di queste nuove condizioni climatiche)».

Ad esempio, i ricercatori hanno calcolato che, in media, nei Paesi perdenti che subirebbero un calo del 25% della produttività agricola nello scenario ad alte emissioni, questo si ridurrebbe al 5% in un futuro a basse emissioni. Le nazioni che dovrebbero affrontare una sorprendente riduzione del 60% della produttività della pesca entro il 2100, se iniziassimo davvero a ridurre drasticamente da subito le emissioni potrebbero limitarla al 15%, un dato ancora molto preoccupante ma meno terrificante.

Concludendo, i ricercatori sottolineano l’urgenza della mitigazione per impedire il declino generalizzato della produzione alimentare globale: «La vulnerabilità dell’agricoltura e della pesca ai cambiamenti climatici può essere notevolmente ridotta se vengono prese rapidamente misure per mitigare le emissioni di gas serra».

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  • The perfect storm of simultaneous climate change impacts on agriculture and marine fisheries