L’Arcipelago Toscano nel rapporto Isole Sostenibili 2020

Le isole toscane indietro su energie rinnovabili, ciclo dell’acqua, mobilità. Bene la raccolta differenziata all’Elba

[9 Luglio 2020]

L’osservatorio Isole Sostenibili promosso da Legambiente e Istituto sull’Inquinamento Atmosferico del CNR (CNR-IIA) hanno presentato il il nuovo rapporto “Isole Sostenibili – Energia, acqua, mobilità, economia circolare, turismo sostenibile. Le sfide per le isole minori e le buone pratiche dal mondo” che fa il punto anche sulle 4 isole abitate dell’Arcipelago Toscano: Elba, Giglio, Capraia e Gorgona.

Le isole minori sono sistemi isolati che possono divenire il laboratorio ideale per affrontare le sfide ambientali più urgenti e importanti che il Mondo ha di fronte, dove applicare proprio i modelli innovativi nell’ambito dell’energia, del ciclo delle acque e dei rifiuti. Questa sfida riguarda in particolare le isole dell’Arcipelago Toscano per la tutela delle risorse naturali e paesaggistiche presenti e la possibilità di valorizzarle con ambiziosi progetti sostenibili, in quanto rappresentano un ecosistema vulnerabile, dentro uno scenario climatico che prevede rilevanti impatti legati all’aumento della temperatura dell’atmosfera e del mare, e per le pressioni antropiche legate alla forte pressione turistica nei mesi estivi.

Nelle isole toscane queste sfide sono particolarmente importanti e di attualità perché sono presenti tutte le potenzialità per costruire dei modelli di chiusura dei cicli di energia dell’acqua e dei rifiuti, passando da una situazione attuale di totale dipendenza dalla terraferma per l’energia, l’acqua e lo smaltimento per rifiuti a modelli innovativi dove si punta su recupero e riciclo sulle fonti rinnovabili e sull’efficienza energetica e sulla depurazione delle acque. Al momento il gap da recuperare su ognuno di questi temi è davvero rilevante, come raccontano i dati e le analisi del rapporto, ma la barriera che abbiamo di fronte non è tecnologica ed economica: quello che frena la trasformazione è la mancanza di visione politica e di partecipazione dei cittadini alla trasformazione. Serve quindi coraggio e visione da parte di sindaci, Regione Toscana, governo e anche Soprintendenze che devono favorire questi processi invece di ostacolarli. È inoltre necessario coinvolgere le comunità locali in un processo di cambiamento dove tutti devono fare la propria parte dove promuovere innovazione e conservazione. Nel futuro che noi vediamo per le isole toscane ci sarà infatti bisogno di più impianti solari e auto elettriche ma anche di rispetto delle tradizioni e di valorizzazione delle qualità ambientali e storiche, come delle colture tipiche, coltivate con sapienza da secoli per adattarsi a condizioni morfologiche e climatiche, di biodiversità e geologiche uniche.

Due sfide appaiono particolarmente rilevanti. La prima riguarda la capacità di realizzare queste innovazioni in realtà che vivono grandi oscillazioni di afflusso turistico nei mesi estivi, con picchi dei consumi e degli impatti. Questa condizione è sicuramente complessa e influenza le politiche da parte degli Amministratori locali.

La seconda sfida sta nel portare avanti queste innovazioni in territori con vincoli ambientali e paesaggistici: Parco Nazionale, Siti di Importanza Comunitaria, Zone Speciali di Conservazione e Zone di Protezione Speciale, Sito Mab Unesco, Santuario dei mammiferi marini Pelagos e Important Bird Areas  (IBA).

Per queste ragioni l’Arcipelago Toscano potrebbe essere davvero un campo di sperimentazione strategica per un Paese come il nostro che proprio su innovazione, ambiente e turismo dovrà scommettere con forza nei prossimi anni.

La Sostenibilità nell’ARCIPELAGO TOSCANO

 ENERGIA

Per quanto riguarda l’energia la situazione nell’Arcipelago Toscano, e in particolare all’Isola d’Elba,  delinea oggi un quadro di grande arretratezza; malgrado vi siano alcuni dei potenziali di soleggiamento e ventosità più promettenti in Italia, in realtà i numeri delle installazioni di impianti da fonti rinnovabili sono tra i più bassi a livello nazionale. La copertura dei fabbisogni di energia elettrica nelle isole non interconnesse alla rete elettrica nazionale è garantita ancora oggi – come all’isola del Giglio, da centrali termoelettriche a gasolio, con società che controllano sia la produzione che la distribuzione. Fino ad oggi la particolarità e complessità di approvvigionamento delle isole ha in qualche modo “giustificato” il paradosso di un sistema così poco efficiente e costoso; per garantire la continuità del servizio secondo ARERA, il costo medio di produzione elettrica nelle isole minori non interconnesse come Giglio e Capraia è infatti circa 6 volte superiore a quello nazionale. In condizioni di parità, la tecnologia pulita sarebbe non solo più conveniente economicamente, ripagando in pochi anni l’investimento iniziale grazie ai costi operativi virtualmente nulli, ma apporterebbe numerosi benefici collaterali alla comunità, anche in termini di equilibrio del sistema di dispacciamento, grazie al mix delle fonti che entrano in produzione in tempi diversi, agli accumulatori e a metodologie di controllo attivo dei carichi (reti intelligenti).

Nell’Arcipelago Toscano risultano ancora non interconnesse alla rete elettrica nazionale Capraia, Isola del Giglio, Gorgona. L’Isola d’Elba è interconnessa. La potenza di fotovoltaico intallata m nel solo anno 2019 è stata di  335,43 KW all’Elba, 19,62 KW a Capraia, 0 Kw all’Isola del Giglio, per Gorgona il dato non è disponbile. Acapraia il fotovoltaico rappresenta appena l’1,06% della copertura del fabbisogno elettri, al Giglio ancora meno: lo 0,45%. Nel 2019 Le maggiori installazioni di fotovoltaico nell’Arcipelago Toscano sono state all’Elba con 3,166 kW. Il (poco) fotovoltaico   rimane comunque la fonte rinnovabile più diffusa sulle isole, mentre le installazioni di microeolico risultano a zero.

In termini relativi, tra le isole non interconnesse nessuna arriva al 5% della copertura del fabbisogno elettrico da fonti energetiche rinnovabili. Caso a parte l’Isola di Capraia, dove è in funzione una centrale da 3.2 MWe di potenza, alimentata a biodiesel di importazione derivante dalla lavorazione di olio di soia, girasole e colza.

Per quanto riguarda invece il solare termico, l’Arcipelago Toscano è praticamente inesistente: all’Elba risultano installati solo 129 m2.  Dati che evidenziano un grave ritardo non solo a confronto con le isole del resto del mondo, ma anche rispetto al resto dei Comuni italiani.

 

ACQUA

Anche nell’Arcipelago Toscano, come nelle altre isole italiane, i problemi da affrontare riguardano la scarsità delle risorse idriche presenti, che prima della costruzione dei dissalatori e della condotta sottomarina Piombino-Elba costringevano le isole a dipendere dal trasporto attraverso bettoline- Inoltre emerge l’assenza o inadeguatezza dei sistemi di depurazione delle acque reflue.

Gorgona viene rifornita da un dissalatore e pozzi, Capraia e Giglio da dissalatori, l’Elba da Condotta sottomarina, pozzi e sorgenti ed è in via di realizzazione un contestato dissalatore. I dissalatori sono presenti anche a Linosa, Pantelleria, Lampedusa, Ponza, Ventotene, Ustica, Lipari, Vulcano, alle Tremiti il dissalatore è in corso di ultimazione. Altre isole sono rifornite di acqua da bettolina e Ischia, Procida e le isole Sarde da condotte sottomarine.

Obiettivo degli interventi che riguardano le risorse idriche dovrebbe essere di ridurre i consumi, recuperando gli sprechi e le perdite nella rete di distribuzione della risorsa. Inoltre, si dovrebbe puntare a ripristinare e realizzare nuove vasche di raccolta delle acque piovane per utenze domestiche e agricole, metodo antico ed efficace ma caduto in disuso, insieme a sistemi di depurazione delle acque grigie per il riutilizzo in tutti gli usi compatibili. Per quanto riguarda gli approvvigionamenti, dovrebbe essere formulata una strategia programmatica con sistemi di dissalazione sempre più efficienti, a basso impatto ambientale ed alimentati da fonti rinnovabili.  Una delle barriere ambientali alla diffusione su larga scala della dissalazione è il problema dello smaltimento della salamoia di lavorazione in acqua di mare, a fine ciclo, che se non adeguatamente diluita provoca ipersalinità locale, a un possibile danno all’ecosistema marino (peraltro non riscontrato a Capraia, Giglio e Gorgona). Una soluzione viene dal progetto Venturi (2009-12), del Ministero dell’ambiente Spagnolo e coordinato dall’Istituto Tecnologico delle Isole Canarie. Due prototipi di un nuovo diffusore ad alta efficienza di diluizione (+131%) sono stati testati da ECOS su Gran Canaria, ed il risultato è stata una riduzione del 99% degli impatti ambientali associati. Successivamente è stato prodotto il Brine V+1, sistema che incrementa ulteriormente l’efficienza e riduce i costi di manifattura. Al momento ECOS sta aumentando i progetti pilota di questa tecnologia nelle isole dei Caraibi, Oceano Pacifico asiatico e Mediterraneo, comprese le isole italiane.

Ma sono rilevantissimi anche i ritardi che riguardano la depurazione. All’Elba la carenza depurativa è stimata al 40%, con l’unico Comune insulare e costiero toscano, Marciana Marina, privo di un impianto di depurazione pubblico, anche se altri depuratori risultano ormai fuori norma da anni.

Da una mappatura realizzata nell’ambito di un progetto pilota della direzione generale dell’Ambiente della Commissione europea, essenzialmente incentrato sull’organizzazione e la gestione dei dati ai sensi della direttiva 91/271/CE sul trattamento delle acque reflue urbane  che prescrive l’implementazione di reti fognarie e impianti di trattamento. risulta un quadro ancora troppo incompleto ed obsoleto per le isole minori italiane. La direttiva prevede che «gli Stati membri provvedano a dotare gli agglomerati urbani di una rete fognaria e di un sistema di trattamento delle acque reflue, primario, secondario o appropriato a seconda della sensibilità dell’area ed entro il 2000 o il 2005 a seconda del numero di abitanti equivalenti. Ma in Italia si usa il “trucco” di spalmare gli abitanti equivalenti per tutto l’anno, mentre, come evidenziano alcune sentenze della Corte di giustizia europea, ci si dovrebbe riferire al picco di presenze. Per trattamento primario si intende il trattamento delle acque reflue urbane mediante un processo fisico e/o chimico che comporti la sedimentazione dei solidi sospesi, ovvero mediante altri processi a seguito dei quali il BOD 5 delle acque reflue in arrivo sia ridotto almeno del 20% prima dello scarico e i solidi sospesi totali delle acque reflue in arrivo siano ridotti almeno del 50%. Il trattamento secondario è un trattamento più spinto del primario. Il trattamento appropriato/più severo è il trattamento delle acque reflue urbane mediante un processo e/o un sistema di smaltimento che dopo lo scarico garantisca la conformità delle acque recipienti a determinati obiettivi di qualità che assicurino un livello elevato di tutela ambientale.

Dai dati disponibili risulta che nell’Arcipelago Toscano solo alcuni impianti dell’Isola d’Elba sono in grado di eliminare anche le sostate azotate e processi di defosfatazione. Dal dossier emerge che «Degli impianti mappati dei quali si hanno informazioni, solo tre risultano completamente conformi alla direttiva europea».

L’impianto di depurazione comunale dell’isola di Capraia è dotato di sistemi di trattamento primario e diversi impianti di depurazione di attività produttive (numero non specificato), ventiquattro piccoli impianti comunali dotati di trattamenti primari, secondari e terziari nell’isola d’Elba e, nell’isola di Gorgona, due impianti gestiti dalla Casa Circondariale di Livorno sezione distaccata di Gorgona, di cui un depuratore meccanico utilizzato da un’azienda agricola e un fitodepuratore; i fanghi di entrambi i sistemi di trattamento vengono trasportati su terraferma e smaltiti da aziende autorizzate.

Dai dati a disposizione risulta quindi chiaro che sono ancora troppi liquami non trattati o sommariamente trattati che finiscono direttamente in mare e che i sistemi di depurazione esistenti sono perlopiù incompleti ed inefficienti.

Occorre pertanto una precisa programmazione per rimediare a inadempienze che impattano non solo sulla salute delle acque e di chi se ne avvale, ma anche sulla stessa appetibilità turistica delle isole. A cominciare da Marciana Marina, dove speriamo che la nuova dirigenza ASA e l’amministrazione comunale continuino il percorso avviato per la modernizzazione del sistema fognario e, finalmente, la realizzazione del depuratore. In tutto l’Arcipelago occorre completare i sistemi di depurazione degli scarichi esistenti, adottando anche tipologie di trattamento innovative per il riutilizzo delle acque reflue (come impianti di affinamento e fitodepurazione), anche per le utenze isolate.

 

RIFIUTI.

Negli ultimi anni, grazie anche a un’attiva gestione dell’Elbana servizi ambientali (ESA), l’Isola d’Elba è passata da cenerentola a regina della raccolta differenziata, ma resta il problema del trasferimento dei rifiuti via nave, quando invece nelle isole italiane si dovrebbe passare a modelli di gestione capaci di creare vantaggi economici e ambientali. Per le isole, avere una gestione integrata del ciclo dei rifiuti che non esca dal loro perimetro naturale, è una sfida rilevante ma necessaria, soprattutto nella stagione estiva, quando vedono moltiplicare il numero di presenze sul territorio. Risulta quindi di fondamentale importanza da parte delle amministrazioni locali varare politiche di prevenzione per ridurre la produzione di rifiuto alla fonte, attuando misure di informazione e contenimento, e in parallelo accelerare la raccolta differenziata, aumentando quindi la qualità del rifiuto (e delle materie prime seconde). La bontà della raccolta differenziata può avviare il rifiuto ad una seconda vita, come materia prima seconda, re-immettendolo nei cicli produttivi o valorizzandolo come risorsa energetica sostenibile.

L’Elba, con il 58% nel 2019, è tra le 7 isole che superano sia la media di Raccolta differenziata del Centro Italia del 54% che quella del Sud Italia del 46%.  L’Elba è anche l’isola che ha visto il più rapido aumento della raccolta differenziata tra il 2010 e il 2018. Capraia fa molto meglio di prima ma si ferma al 42%, ancora insufficiente il dato dell’Isola del Giglio: 26%

Nell’Arcipelago Toscano, tranne a Gorgona, sono presenti eco-centri o piattaforme ecologiche. Legambiente Arcipelago Toscano ha recentemente denunciato il pessimo stato dell’ecocentro del Comune di Porto Azzurro, che non fa parte di ESA.

Anche nelle isole Toscane  una delle voci che rimane certamente più elevata nel bilancio delle amministrazioni è il trasporto dei rifiuti indifferenziati verso gli impianti della terraferma, via nave, che si aggiunge ai costi di smaltimento. Un’efficiente gestione dei rifiuti sulle isole, con conseguente salvaguardia ambientale e risparmio economico per le amministrazioni locali e per i cittadini, deve avere come obiettivi: la spinta alla raccolta differenziata attraverso il servizio di raccolta porta a porta, che contribuisce alla creazione di occupazione locale e, al contempo, la promozione del compostaggio domestico e di ­­comunità.

Diverse amministrazioni comunali dell’Arcipelago Toscano, in seguito alle campagne di Legambiente e Goletta Verde, hanno scelto di applicare politiche plastic free ma, dopo un primo periodo di entusiasmo, le delibere prese nel 2019 vengono scarsamente o per nulla applicate (alcuni Comuni hanno annunciato provvedimenti poi non presi) e anche la grande distribuzione organizzata non ha in parte seguito l’esempio della Coop del Tirreno che ha messo al bando le stoviglie di plastica.

 

MOBILITA’

Nell’Arcipelago Toscano il tema della mobilità presenta una duplice criticità: da un lato il collegamento con la terraferma e dall’altro gli spostamenti locali, con tutti i problemi di gestione dei picchi di turismo estivi. La sfida anche qui sta nell’immaginare una profonda innovazione della mobilità, che da un lato punti a dare un’alternativa al mezzo privato attraverso un trasporto pubblico locale efficiente, dall’altro incentivi le forme a impatto ambientale zero: veicoli elettrici, percorsi pedonali e ciclabili sicuri. L’Elba si distingue per un trasporto pubblico inefficiente, dotato di mezzi vecchi e inquinanti e per una politica di attrazione del traffico con la costruzione di parcheggi occupati poche settimane all’anno e che producono un continuo consumo di territorio- A questo si aggiungono, in tutte le isole abitate, traghetti molto vecchi, ormai fuori norma rispetto alle normative Ue e a quelle dell’International Maritime Organization dell’Onu e mentre è in atto una crisi del monopolista Moby/Toremar.

Eppure, in termini di programmazione generale sul settore mobilità, la finalità dovrebbe essere quella di bloccare l’accesso di auto dei non residenti nei periodi estivi, di potenziare il trasporto pubblico e incentivare i mezzi elettrici, specie se integrati in una rete di trasmissione e ricarica elettrica intelligente e alimentata da fonti rinnovabili. Il problema dei dislivelli presenti in molte isole è facilmente risolvibile attraverso le biciclette elettriche a pedalata assistita, anche queste associabili a stazioni di ricarica puntuali, lungo le ciclabili.

I dati e l’analisi della situazione esistente confermano anche per l’Arcipelago Toscano da un lato l’importanza di recuperare i ritardi ma anche le grandi potenzialità. Per riuscirci occorre dare continuità alle politiche, costruire una cabina di regia e monitoraggio, e superare alcune rilevanti barriere che queste innovazioni trovano nelle isole toscane. Se questa situazione era comprensibile alcuni decenni fa oggi risulta davvero incomprensibile. Nonostante su tutte le isole avremmo delle potenzialità di produzione da rinnovabili – secondo tutti gli diversi scientifici – particolarmente elevate, ed invece in nessuna isola si raggiunge il 6% dei consumi elettrici da fonti rinnovabili, quando nel resto d’Italia siamo ad oltre il 36%. Per la raccolta differenziata va meglio, ma bisogna fare il passo successivo per creare sistemi di raccolta e riciclo per alcune filiere direttamente sulle isole. E per la depurazione occorre che tutti i reflui dell’Arcipelago Toscano vengano depurati e che si riutilizzi l’acqua depurata, non scaricando più reflui nel Santuario dei mammiferi marini Pelagos  e sulle coste di un Parco Nazionale.

Per rendere possibile questa prospettiva occorre un cambio e un’accelerazione (e una comprensione) delle politiche. Ma non esistono ragioni economiche per rinviare questi interventi, anche grazie a incentivi e contributi introdotti negli ultimi anni e utilizzando per quel che prevede la legge il contributo di sbarco, in particolare all’Elba.

Infatti, la Legge 221/2015 ha istituito per i viaggiatori che approdano sulle isole minori l’obbligo di versare il contributo di sbarco, una forma di tassazione ambientale in sostituzione all’imposta di soggiorno normalmente applicata dai Comuni. L’art. 33 della Legge 221/2015 “Disposizioni in materia ambientale per promuovere misure di green economy e per il contenimento dell’uso eccessivo di risorse naturali”, prevede che i Comuni il cui territorio ricade in una delle isole minori possano stabilire l’entità del contributo, fino a un massimo di 2,5 euro ad personam (fino a 5 euro nei Comuni dotati di asset ambientali bisognosi di maggior tutela), che dovrà essere pagato da quanti, non residenti, sbarcano sulle isole usando vettori navali o altro. I proventi dovrebbero essere destinati a finanziare e sostenere la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti, il recupero e la salvaguardia ambientale, nonché per interventi in materia di turismo, cultura, polizia locale e mobilità. All’Elba gli obiettivi principali sono diventati secondari e il “nonché” ha finito per assorbire quasi tutta la spesa del contributo di sbarco. Ma così non si affrontano i problemi strutturali e non si fa nemmeno un servizio al turismo del futuro.

Inoltre, il governo ha inserito in legge di Bilancio un fondo speciale di oltre 41 milioni di euro per le isole minori che prevede una dotazione di 14,5 milioni di euro per l’anno 2020, di 14 milioni di euro per l’anno 2021 e di 13 milioni di euro per l’anno 2022, con l’impegno di rafforzarlo ogni anno di più. Il Fondo è destinato a 57 isole minori, corrispondenti a 39 comuni, di questi 33 integralmente isolani e 6 parzialmente.

 

Le proposte di Legambiente e CNR-IIA

Per dare forza a interventi in campo ambientale e climatico ambiziosi nelle Isole minori italiane occorre costruire un quadro chiaro di regole e di politiche con una chiara prospettiva al 2030.

In primo luogo, occorre creare presso il Ministero dell’Ambiente una cabina di regia per la transizione climatica e ambientale nelle isole minori in modo che si possano accompagnare gli interventi e gli obiettivi che riguardano l’energia, i rifiuti, l’acqua, la mobilità sostenibile. Fino ad oggi vi sono stati finanziamenti per alcuni tipi di interventi ma senza continuità o controlli sui risultati, in assenza di una visione condivisa di lungo periodo. Oggi è fondamentale definire una strategia che coinvolga i diversi attori coinvolti a livello nazionale e locale per accompagnare i progetti nel superare le tante difficoltà ostacolano il cambiamento perché hanno interesse a continuare a gestire energia, rifiuti, acqua. Il problema principale che ogni intervento nelle isole incontra è il veto delle soprintendenze, per ogni tipo di intervento o a prescindere dalla dimensione. Occorre per questa ragione coinvolgere il Ministero dei beni culturali e le Soprintendenze nella cabina di regia e nel superare questi problemi, attraverso linee guida e protocolli. In una prospettiva di questo tipo diventa possibile realizzare un efficace coordinamento fra le isole italiane che possa permettere di non perdere le molte opportunità che si stanno definendo a livello europeo con programmi e risorse.

La seconda proposta è di elaborare in ogni isola un piano per il clima e la sostenibilità ambientale, con chiari obiettivi al 2030 e soluzioni per arrivare a un modello energetico incentrato sulle fonti rinnovabili e che permetta di affrontare le sfide per una corretta gestione circolare del ciclo dell’acqua e dei rifiuti. Il Ministero dell’Ambiente dovrebbe finanziare questi piani e partecipare alla loro elaborazione, in modo da individuare soluzioni coerenti con il Piano nazionale energia e clima, e per aiutare a individuare i canali di finanziamento nazionali, comunitari e regionali per portare avanti gli obiettivi. Per la riuscita di questa prospettiva sarà fondamentale coinvolgere nella transizione delle isole i cittadini che vivono i territori, avviando quanto prima processi partecipativi e attività di formazione per definire in modo comune i cambiamenti che dovranno essere realizzati.

Dossier a cura di LEGAMBIENTE arcipelago toscano