Le alluvioni allontanano il rischio siccità al nord, ma non al sud

L’Anbi pronta a consegnare al Governo le proposte in termini di progetti definitivi ed esecutivi per migliorare l’assetto idraulico del territorio

[2 Settembre 2020]

Gli eventi calamitosi che si sono abbattuti nei giorni scorsi sul nord Italia hanno portato, a contraltare, un allontanamento del rischio siccità che pur gravava sull’area fino a pochi giorni prima.

Come mostra l’Osservatorio Anbi sulle risorse idriche, ad esempio i laghi Maggiore e Lario  sono passati rispettivamente dal 10% al 78% e dal 18% al 73% del riempimento (tornando abbondantemente in media come già erano Iseo e Garda); anche il fiume Adige in una settimana è cresciuto di 4 metri, segnando il record di portata dal 2014, sebbene al contempo il fiume Po sia rimasto ancora sotto la media storica, in attesa di importanti apporti pluviometrici.

Ancora una volta, l’andamento non è omogeneo a conferma della necessità di incrementare le infrastrutture idrauliche del Paese (Piano degli Invasi, in primis) per trattenere le acque, riducendo il rischio idrogeologico e creando riserva idrica per i momenti di bisogno. «In vista delle scadenze per accedere ai grandi finanziamenti previsti dal Recovery fund, mercoledì  9 settembre – anticipa Francesco Vincenzi, presidente dell’Anbi – presenteremo ufficialmente e consegneremo virtualmente al Governo il nostro contributo  di progetti definitivi ed esecutivi per migliorare l’assetto idraulico del territorio».

Nel frattempo continua la grande sete al sud. In Basilicata e Puglia non piove significativamente da mesi ed i bacini si abbassano ogni giorno rispettivamente di 2 milioni e di 1 milione di metri cubi (il deficit lucano sullo scorso anno è di circa 49 milioni di metri cubi, mentre quello pugliese supera gli 81 milioni).

«La stagione irrigua ormai volge al termine, ma la preoccupazione per il sud è già rivolta agli anni a venire – sottolinea Massimo Gargano, direttore generale dell’Anbi – Le riserve idriche largamente deficitarie trattenute negli invasi meridionali rappresentano un pesante fardello per le prossime stagioni agricole, il cui bisogno d’acqua, a causa dei cambiamenti climatici, inizierà già con i primi mesi dell’anno. Considerando che la gran parte dei laghi artificiali sono a riempimento pluriennale,  è quantomai necessario accelerare l’iter per l’utilizzo di risorse aggiuntive, che deriverebbero, ad esempio, dall’infrastrutturazione del bacino di Campolattaro in Campania o dagli accordi fra le Regioni Puglia e Molise. Sono interventi, su cui ormai esiste un largo consenso; sollecitiamo l’avvio delle necessarie procedure, perché i cicli colturali non possono aspettare».