L’impatto di cambiamento climatico e globalizzazione su prodotti freschi e sicurezza alimentare

Veg-I-Trade: «Interazioni tra fattori climatici, ambientali, biologici, tecnici e culturali»

[26 Agosto 2015]

Il progetto internazionale  Veg-I-Trade,  finanziato dall’Ue e avviato nel 2010 per  «valutare la sicurezza dei prodotti freschi in un contesto in rapida evoluzione a causa dei cambiamenti climatici e dell’espansione del commercio internazionale» si è concluso ufficialmente nell’aprile 2014, ma il suo impatto positivo sulla sicurezza dei prodotti freschi sembra destinato a durare a lungo. Nel 2013 e 2014  i membri del consorzio – università ed istituiti di ricerca di Belgio, Brasile, Egitto, India, Norvegia, Olanda, Serbia, Spagna, Sudafrica e Svizzera –   hanno contribuito alla stesura delle Opinioni dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) sul rischio rappresentato dai patogeni del cibo di origine non animale, insieme alla versione rivista dei Codici di pratica per i prodotti freschi al livello del Codex Alimentarius di Fao e Organizzazione mondiale della sanità. Inoltre,  Veg-I-Trade ha contribuito alla stesura delle nuove raccomandazioni dell’Ue, in fase di preparazione, per assicurare l’igiene e la sicurezza della produzione di prodotti freschi.

Gli studi realizzati dal team di Veg-I-Trade hanno rivelato che «L’ecologia microbica delle piante è influenzata da una rete di complesse interazioni tra fattori climatici, ambientali, biologici, tecnici e culturali. Un cambiamento in uno dei fattori può portare a cambiamenti di tutta la rete, con potenziali conseguenze per la sicurezza dei prodotti freschi».

Secondo i ricercatori di Veg-I-Trade «La catena di approvvigionamento globale dei prodotti freschi deve tener conto dei cambiamenti climatici per assicurare la sicurezza alimentare» e il coordinatore del progetto, il belga  Mieke Uyttendaele dell’università di Gand, sottolinea in un’intervista a Cordis  che «Il riscaldamento globale è spesso associato alle sfide riguardanti la sicurezza alimentare, la produzione di una quantità di cibo sufficiente per sfamare il mondo. Il potenziale impatto per la sicurezza alimentare però viene spesso trascurato».
Il progetto ha pubblicato una serie di raccomandazioni e risultati che molte autorità nazionali, associazioni industriali e aziende private hanno usato per rafforzare le loro linee guida o per sviluppare scenari di adattamento ed aumentare così la sicurezza dei prodotti freschi.  Dal database dei risultati di Veg-I-Trade  viene fuori che «I livelli elevati di E. coli aumentavano la probabilità di rilevare batteri patogeni come la salmonella. la presenza e i livelli di E. coli nell’acqua per l’irrigazione e nei prodotti raccolti variavano, a seconda delle circostanze locali». Uyttendaele aggiunge: «Anche se fissare una soglia indicatrice per i valori di E. coli può essere utile, il progetto raccomanda di farlo tenendo conto delle circostanze locali».

Per quanto riguarda i risultati finali del progetto, Uyttendaele evidenzia  che  «In generale, Veg-I-Trade è riuscito a rafforzare il dialogo e ha creato una rete multidisciplinare di professionisti che saranno sostenuti mediante collaborazioni internazionali. Alcuni dei nostri risultati sono adesso a disposizione come moduli di e-learning per programmi di formazione locali e globali».

I partner del hanno usato campioni del campo e uno strumento di autovalutazione per monitorare lo stato delle migliori pratiche e i sistemi di gestione implementati a livello della produzione primaria, della lavorazione o del commercio. «I pro e contro di varie tecnologie per il trattamento dell’acqua, per esempio, sono stati documentati – dice Uyttendaele – Oltre alla gestione idrica, tra gli altri argomenti chiave figuravano l’igiene personale, la documentazione e la tenuta dei registri contabili, l’immagazzinamento e il trasporto».
Recente sono stati pubblicati i risultati del sondaggio realizzato da  Veg-I-Trade  tra  fornitori e tra i principali argomenti è emerso «il bisogno di attuare strategie per il riciclo dell’acqua, che dovrebbe essere fatto senza compromettere la sicurezza alimentare». Invece, «Gli standard normativi e la certificazione sono stati visti sia come un catalizzatore per le migliori pratiche che come un ostacolo non-tariffario per il commercio, evidenziando l’esigenza di una valutazione su base scientifica».
Per ulteriori informazioni: http://www.veg-i-trade.org/