L’Unione europea non sarà emissioni net-zero entro il 2050. Gli ambientalisti: grave fallimento

Polonia, Repubblica ceca, Ungheria ed Estonia fanno saltare l’accordo al Consiglio Europeo

[21 Giugno 2019]

Il Consiglio europeo che avrebbe dovuto decidere il futuro climatico dell’unione europea, accogliendo le richieste dei giovani e approvando l’obiettivo emissioni net-zero per affrontare davvero l’emergenza climatica, si è concluso con un fallimento che i governi dell’Ue hanno tentato di mascherare con un comunicato finale tanto felpato quanto imbarazzante: «Il Consiglio europeo mette in rilievo l’importanza del vertice sull’azione per il clima convocato dal Segretario generale delle Nazioni Unite per settembre al fine di intensificare l’azione globale per il clima e raggiungere così l’obiettivo dell’accordo di Parigi, anche proseguendo gli sforzi volti a limitare l’aumento della temperatura a 1,5 ºC rispetto ai livelli preindustriali. Si compiace della partecipazione attiva degli Stati membri e della Commissione ai preparativi. A seguito delle discussioni settoriali dei mesi scorsi, il Consiglio europeo invita il Consiglio e la Commissione a portare avanti i lavori per quanto riguarda le condizioni, gli incentivi e il quadro favorevole da predisporre in modo da assicurare una transizione verso un’UE a impatto climatico zero, in linea con l’accordo di Parigi, che preservi la competitività europea, sia giusta e socialmente equilibrata, tenga conto delle situazioni nazionali degli Stati membri e ne rispetti il diritto di decidere in merito ai rispettivi mix energetici, basandosi nel contempo sulle misure già convenute per raggiungere l’obiettivo di riduzione per il 2030. Il Consiglio europeo definirà i suoi orientamenti prima della fine dell’anno in vista dell’adozione e della presentazione all’Unfccc, a inizio 2020, della strategia a lungo termine dell’UE. In tale contesto, il Consiglio europeo invita la Banca europea per gli investimenti a intensificare le sue attività a sostegno dell’azione per il clima. L’Ue e i suoi Stati membri mantengono l’impegno ad aumentare la mobilitazione di finanziamenti internazionali per il clima provenienti da una molteplicità di fonti pubbliche e private e ad adoperarsi a favore di un processo di ricostituzione tempestivo, ben gestito e riuscito per quanto riguarda il Fondo verde per il clima».

La verità su quanto successo è contenuta in una postilla a fondo pagina: «Per un’ampia maggioranza di Stati membri, la neutralità climatica deve essere raggiunta entro il 2050», tra questi fortunatamente c’è l’Italia.  24 Paesi europei su 28  hanno sostenuto l’obiettivo proposto dalla Commissione europea di emissioni net-zero entro il 2050. Polonia, Ungheria, Repubblica ceca ed Estonia si sono opposte, con l’Ungheria che aveva detto di essere disposta a votare sì solo nel caso non fosse stata costretta a rinunciare al suo antiquato e pericoloso nucleare sovietico. Si tratta di Paesi governati da forze della neo-destra sovranista e che condividono il negazionismo climatico del presidente climatico Donald Trump e del loro alleato politico italiano: Matteo Salvini.

Durissimo il commento di Greenpeace European Unit: «I leader europei non sono riusciti a sostenere un obiettivo Ue per raggiungere le emissioni di gas a effetto serra net-zero entro il 2050 e hanno perso l’ultima opportunità per innalzare gli attuali obiettivi 2030 dell’Ue in vista del cruciale vertice sul clima della Nazioni Unite di settembre. Hanno anche adottato una serie di quattro priorità per l’Ue nei prossimi cinque anni, compresa l’azione cliamatica. Ma l’agenda strategica 2019-2024 non riconosce l’urgenza di forti tagli alle emissioni, come richiesto dalla scienza e da milioni di europei».

Non nasconde la sua forte delusione nemmeno Ester Asin, direttrice dell’ufficio politico europeo del Wwf, che ha commentato: «L’Ue si è autoinflitta un colpo devastante in termini di leadership climatica. Ha deluso tutte le persone che negli ultimi mesi hanno invocato massicciamente un’azione per il clima, riducendo le loro speranze per un’Europa neutrale dal punto di vista climatico a una semplice nota a piè di pagina. I 24 Stati membri che sostengono un obiettivo 2050 climate neutral non hanno saputo utilizzare le armi in loro possesso e hanno permesso che il loro impegno fosse attenuato da appena quattro ostruzionisti: Polonia, Repubblica ceca, Ungheria ed Estonia.  Il riferimento all’essere in linea con l’Accordo di Parigi in un testo così inconsistente lo rende una presa in giro di quell’Accordo e non dovrebbe essere permesso che ci stia».

Secondo la Asin: «Un impegno per le emissioni net-zero entro il 2040 e un aggiornamento dell’obiettivo climatico dell’Ue per il 2030 deve essere incluso nell’impegno aggiornato dell’Ue sul clima per l’Onu. Esortiamo la presidenza finlandese dell’Ue e il nuovo presidente della Commissione Ue a contribuire a far sì che ciò avvenga urgentemente». Il prossimo Consiglio europeo ufficiale è previsto per il 17-18 ottobre.

Sebastian Mang, responsabile politica climatica di Greenpeace sottolinea che «Le parole vuote non possono ricostruire una casa rasa al suolo da una frana o ripagare un contadino che ha perso il raccolto per la siccità. Merkel e Macron non sono riusciti a convincere la Polonia e a coinvolgere altri. Con la gente in strada che chiede azioni e gli avvertimenti da parte degli scienziati che la finestra per agire si sta chiudendo velocemente, i nostri governi avevano la possibilità di guidare questo fronte e portare l’Europa su una strada veloce verso la completa decarbonizzazione. Hanno fatto saltare tutto. Per salvare la credibilità dell’Europa, i leader europei devono chiedere un summit di emergenza Ue sul clima prima della cruciale riunione delle Nazioni Unite di settembre». Ma Greenpeace EU fa notare che il comunicato finale del Consiglio europeo non menziona nemmeno piani per aumentare l’obiettivo dell’UE per il 2030.

Gli ambientalisti chiedono all’Unione europea di «Ridurre le emissioni di gas serra del 65% entro il 2030 (rispetto ai livelli del 1990) e di raggiungere le emissioni net-zero entro il 2040, in linea con i pareri scientifici per prevenire una crisi climatica conclamata. Un obiettivo net-zero richiederebbe la quasi completa ‘eliminazione delle emissioni di gas serra, con le eventuali emissioni rimanenti compensate da misure come la piantumazione di alberi».

Ma Greenpeace denuncia che invece «L’agenda strategica dell’Ue privilegia la crescita economica fine a se stessa e persegue un’agenda anti-immigrazione e difesa» e ha avvertito che «Questo approccio continuerà a portarci verso una crisi climatica ed  ecologica e a disuguaglianze sociali, alimentando la divisione e i conflitti».

Ariadna Rodrigo, responsabile politiche democratiche di Greenpeace, aggiunge: «L’agenda di crescita a breve termine perseguita per decenni in Europa non è riuscita a darci un pianeta vivibile e una società equa. Sfortunatamente, questa agenda strategica continua con il business as usual, quando dovrebbe affrontare l’emergenza climatica, ridurre le disuguaglianze e promuovere il benessere delle persone come massime priorità della prossima Commissione».

Jagoda Munic, direttrice di Friends of the Earth Europe fa notare che «L’agenda strategica dell’UE per i prossimi cinque anni riconosce che la costruzione di un’Europa climate neutral, green e sociale deve essere una priorità, come richiesto da milioni di persone nelle piazze, ma i leader non sono riusciti ad accordarsi su come eliminare gradualmente i combustibili fossili e portare le emissioni a zero, chiediamo loro di dare dimostrazione di leadership e di agire con urgenza nei prossimi 5 anni per evitare i collasso del clima e dell’ecosistema e  per la transizione verso un’Europa sostenibile e giusta. I leader europei dicono di voler proteggere i cittadini e le libertà, ma l’aumento della militarizzazione e delle frontiere chiuse non ci farà sentire più sicuri; lo farà un intervento sull’emergenza ecologica e climatica».

Friends of the Earth Europe fa notare che, anche se non avesse avuto successo l’ostruzionismo dei 4 Paesi sovranisti/negazionisti, il calendario di azione proposto dalla Commissione Ue «E’ troppo lento perché l’Europa faccia la sua giusta parte per mantenere il riscaldamento globale al di sotto di 1,5 gradi».
La unic conclude: «Una manciata di governi degli Stati membri, guidati dalla Polonia, hanno bloccato i progressi nella politica climatica dell’Ue, questo è un comportamento molto pericoloso. Le regole per le decisioni dell’Ue in materia di clima ed energia devono essere riviste per consentire all’Europa di agire sul clima: milioni di persone sono impegnate in piazza. I giovani che protestano per il loro futuro e gli scienziati che monitorano la distruzione del nostro mondo naturale sono chiari su ciò che deve essere fatto: un’azione di trasformazione immediata per eliminare i combustibili fossili entro il 2030, passare al 100% alle energie rinnovabili e alle comunità energetiche e istituire un massiccio risparmio energetico come punto di partenza. Non possiamo perdere altri 5 anni».