Maggio 2020 è stato il più caldo mai registrato. Nuovo record per le concentrazioni di CO2 in atmosfera

Onu, agire subito per una ripresa post-Covid-19 sana e resiliente, verso un’economia globale zero carbon

[8 Giugno 2020]

Secondo il Copernicus Climate Change Service (C3S) , implementato dall’European Centre for Medium-Range Weather Forecasts per conto della Commissione europea, maggio 2020 è stato il mese di maggio più caldo mai registrato: più 0,63° C rispetto alla media di maggio del 1981-2010.

La World meteorological organization (Wmo), spiega che  temperature più alte della media sono state registrate in alcune parti della Siberia, dove sono stati fino a 10°  C sopra la media sul corso inferiore  dei fiumi Ob e Yenisei nel nord-ovest della regione, provocando uno scioglimento molto anticipato dei ghiacci. Temperature molto al di sopra della media anche nell’Alaska occidentale, lungo le Ande al confine con il Cile e l’Argentina e nelle regioni dell’Antartide occidentale e orientale. E’ stato anche molto più caldo della media nel Nord America occidentale, nell’estremo nord e sud del Sud America, nell’Africa nord-occidentale, centrale e sud-occidentale e nel sud-est asiatico».

Le regioni che a maggio hanno registrato temperature inferiori alla media comprendono la maggior parte del Canada centrale e orientale, gli Stati Uniti orientali, il Brasile meridionale, parti dell’Asia meridionale e l’Australia.

Intanto, secondo la National oceanic and atmospheroc amministratione Usa (Noaa) e la Scripps Institution of Oceanography  dell’università della California – San Diego, la stazione di osservazione di Mauna Loa alle Hawaii a maggio ha misurato un picco stagionale delle concentrazioni di CO2 di 417,1 parti per milione (ppm), la più alta mai registrata,

Mauna Loa è la stazione di riferimento del programma Global Atmosphere Watch della Wmo che ha una rete di tazioni di osservazione in oltre 50 Paesi. Alla Wmo ricordano che «Le concentrazioni di CO2 sono soggette a fluttuazioni stagionali e regionali. Il massimo stagionale di solito si verifica nell’emisfero nord prima che la crescita della vegetazione assorba CO2 dall’atmosfera. I livelli di CO2 sono più bassi per il resto dell’anno. La media globale annuale non sarà quindi alta quanto la cifra mensile di Mauna Loa. Il valore di picco di quest’anno è stato di 2,4 ppm in più rispetto al picco del 2019 di 414,7 ppm registrato a maggio 2019. I valori mensili di CO2 a Mauna Loa hanno superato per la prima volta la soglia di 400 ppm nel 2014 e ora sono a livelli non sperimentati dall’atmosfera da diversi milioni di anni».

Pieter Tans, scienziato senior del Global Monitoring Laboratory della Noaa sottolinea che «I progressi nella riduzione delle emissioni non sono visibili nel dato della  di CO2. Continueremo a sottoporre il nostro pianeta – per secoli o più a lungo – a un maggiore  riscaldamento globale, innalzamento del livello del mare ed eventi meteorologici estremi ogni anno. Se  gli esseri umani smettessero improvvisamente di emettere CO2, occorrerebbero migliaia di anni prima che le nostre emissioni di CO2 vengano assorbite nell’oceano profondo e nella CO2 atmosferica per ritornare ai livelli preindustriali».

Il geochimico Ralph Keeling, che gestisce il programma Scripps Oceanography a Mauna Loa, aggiunge: »La gente potrebbe rimanere sorpresa nel sentire che la risposta all’epidemia di coronavirus non ha fatto molto per influenzare i livelli di CO2. Ma l’accumulo di CO2 è un po’ come la spazzatura in una discarica. Mentre continuiamo a immetterla, continua ad accumularsi. La crisi ha rallentato le emissioni, ma non abbastanza per evidenziarsi in modo sensibile a Mauna Loa. Ciò che conta molto di più è la traiettoria che prenderemo uscendo da questa situazione».

Ma il segretario generale della Wmo, Petteri Taalas, cerca di essere otimista: «I governi investiranno negli incentivi e il clima può essere affrontato attraverso un programma di stimolo. E’ possibile iniziare a piegare la curva nei prossimi cinque anni». Ma anche lui ha avvertito che «Il rallentamento industriale ed economico provocato dal Covid-19 non è il sostituto di un’azione climatica sostenuta e coordinata volta a ridurre le emissioni di gas serra. A causa della lunghissima durata della CO2 nell’atmosfera, l’impatto di una riduzione delle emissioni non dovrebbe comportare una riduzione delle concentrazioni di CO2 nell’atmosfera».

Il segretario generale dell’Onu, António Guterres, ha concluso: «La natura ci invia un messaggio chiaro. Stiamo danneggiando la natura, a nostro danno. Il degrado dell’habitat e la perdita di biodiversità stanno accelerando. I cambiamenti climatici stanno peggiorando. Incendi, inondazioni, siccità e grandi tempeste sono più frequenti e più dannosi. Gli oceani si stanno riscaldando e acidificando, distruggendo gli ecosistemi corallini. E ora un nuovo coronavirus sta imperversando, minando la salute e i mezzi di sussistenza. Per prenderci cura dell’umanità, dobbiamo prenderci cura della natura».

Per questo in occasione del recente World Environment Day, l’Onu Ha lanciato Race to Zero che durerà fino alla COP26 Unfccc del 2021, una campagna internazionale per una ripresa  sana e resiliente verso un’economia globale zero carbon.

Guidato dall’ Unfccc Champions for Climate Action, Race to Zero riunisce un insieme enza precedenti di iniziative a emissioni zero alle quali partecipano 992 imprese, 449 città, 21 regioni, 505 università e 38 dei maggiori investitori .  Questi protagonisti  dell'”economia reale” si uniscono aI 120 Paesi in Climate Ambition Alliance, creando così la più grande alleanza mai vista in questo campo, che si impegna a raggiungere emissioni net zero di carbonio al più tardi entro il 2050. Una coalizione che insieme copre poco più della metà del PIL globale, un quarto delle emissioni globali di CO2 e oltre 2,6 miliardi di persone, con un aumento del 66% degli impegni dalla COP25 Unfccc.