Massiccia emissione di metano dal fondo marino nell’Oceano Atlantico meridionale

Legata al riscaldamento globale, è la prima volta che viene scoperta nell'emisfero australe

[14 Settembre 2020]

Lo studio “Gas hydrate dissociation linked to contemporary ocean warming in the southern hemisphere”, pubblicato su  illustra  da un team di ricercatori svedesi, brasiliani e francesi, illustra la scoperta di una grossa fuoriuscita di metano causata dalla dissociazione degli idrati provocata dal cambiamento climatico, un fenomeno che non era mai stato visto prima nell’emisfero meridionale.

Il team guidato da Marcelo Ketzer della Linnéuniversitetet spiega che «l’idrato di gas è una sostanza simile al ghiaccio che si forma, formata da acqua e metano a profondità di diverse centinaia di metri sul fondo dei nostri oceani, ad alta pressione e basse temperature. Il metano è un potente gas serra, circa 25 volte più potente dell’anidride carbonica e si stima che il metano congelato in questi sedimenti costituisca il più grande serbatoio di carbonio organico sulla Terra. Il fatto che il gas metano abbia iniziato a fuoriuscire attraverso la dissociazione degli idrati di gas non è una buona notizia per il clima».

Ketzer, sottolinea che «E’ stato stimato che ci sia più carbonio organico sotto forma di metano negli idrati che in tutti i combustibili fossili messi insieme. La perdita di metano potrebbe portare a un feedback ciclico nel quale il riscaldamento dell’oceano scioglie gli idrati di gas con il rilascio di metano dal fondo dell’oceano nell’acqua. Più caldo diventa, più metano fuoriesce». Un processo  che avrebbe innescato e amplificato i cambiamenti climatici del nostro passato geologico.

Finora a fare paura era soprattutto il rapidi riscaldamento dell’Artico,  ma il team internazionale di ricercatori,  grazie al campionamento di sedimenti e sottomarini telecomandati, ha scoperto che questo processo avviene anche nell’emisfero meridionale. Infatti, i campioni con idrati di gas sono stati raccolti nei sedimenti dell’Atlantico meridionale, vicino alla costa brasiliana. I dati sono stati raccolti durante tre spedizioni offshore nell’Oceano Atlantico meridionale nel 2011, 2013 e 2014, e sono stati recentemente elaborati e modellati dalla Linnéuniversitetet.

Ketzer fa notare che:«Questi risultati contribuiscono con nuove prove a confermare che questo è un fenomeno globale».

I ricercatori potrebbero anche dimostrare che quando il metano raggiunge l’acqua dell’oceano viene sciolto e consumato in una certa misura dai microrganismi, il che si traduce nella formazione di anidride carbonica. E’ noto che, se avviene in modo massiccio, questo processo può modificare la chimica degli oceani.

Ketzer evidenzia: «La dissociazione degli idrati e la relativa fuoriuscita di metano nei nostri oceani è un processo a lungo termine che può durare diversi secoli e può portare a una significativa amplificazione degli effetti del cambiamento climatico e a cambiamenti nella chimica degli oceani, ad esempio, soto forma di un’ulteriore acidificazione. Ora continuiamo a lavorare con questi dati e risultati al fine di ottenere una migliore comprensione della quantità di metano presente nella regione studiata e di quanto potrebbe essere rilasciato dalla dissociazione degli idrati di gas nell’acqua dell’oceano in futuro».

Lo stesso team di ricerca svedese della Linnéuniversitetet ha partecipato a una spedizione prima dell’estate per studiare anche l’accumulo di metano nel Mar Baltico e Ketzer conclude:«Non c’è idrato di gas sul Mar Baltico perché è poco profondo, ma nei sedimenti abbiamo trovato accumuli significativi di metano».