Materia e energia, quel matrimonio che anche per l’Ue non s’ha da fare

[23 Gennaio 2014]

E’ la materia (e i suoi flussi) il vero convitato di pietra dei piani Ue presentati ieri dalla Commissione. In parte una sorpresa, in parte no. Certamente una pessima notizia per l’industria verde e per l’ambiente. Almeno per come la intendiamo noi. E’ una sorpresa perché il commissario Tajani sembrava molto ben disposto nei confronti della necessità di porre sullo stesso piano i flussi di materia e i flussi di energia sia – come insegnerebbe il metabolismo economico, che è appunto alimentato dai due flussi e non da uno soltanto – per uscire dalla crisi dell’industria, sia per dare una risposta a quella ambientale. Come per l’energia, il tema da affrontare con grande e crescente urgenza è quello del risparmio, dell’efficienza e della rinnovabilità della materia. Il riciclo, per dirne una, sembrava così chiaramente fondamentale in quella Raw Materials Intitiative della Commissione Ue che vederne persa ogni traccia sia nel Libro Bianco sia nel Piano per una rinascita industriale, fa davvero rabbia. D’altro canto, per la nostra ormai lunga esperienza, sapevamo che non c’era poi tanto da sperare e dunque la sorpresa è solo a metà.

Veloce riassunto: il Libro bianco si intitola  “Clima, energia 2030”, e si dirà che appunto non era tema del libro bianco, e invece è una corbelleria. Che nel 2014 non sia chiaro che il cambiamento climatico, come altre grandissime sfide ambientali, non siano affrontabili separando l’energia dalla materia è avvilente. Ma purtroppo è così, visto che Barroso ieri ha parlato di matrimoni a tre «tra clima, industria ed energia» quando invece il matrimonio dovrebbe necessariamente essere a quattro! Peggio ancora che con le suddette premesse delle iniziative sulle materie prime (la Raw Materials iniziative) gli stessi attori protagonisti non menzionino neppure la questione quando arrivano a mettere i numeri e i “dollari”, ovvero quando stilano un documento così importante come il Piano per una rinascita industriale.

La rinascita industriale, quindi, sembra non debba necessariamente essere verde, anzi, forse è meglio che non lo sia affatto come auspica tra le righe Confindustria. Che ci sia crisi di materie prime, che siano costose, che siano a Paesi a rischio, non è tema. Che invece con l’industria del riciclo si creerebbero (oltre a posti di lavoro) materie altrettanto valide, che se incentivate nell’uso come si fa per l’energia rinnovabile darebbero sollievo all’industria stessa e all’ambiente, pure questo non interessa nulla a nessuno. Oppure sarà “materia” per le prossime fiammate dei prezzi del petrolio dei prossimi giorni, quando si tornerà a non incrociare i temi.

Dunque siamo tornati al 2006, quando appena ci affacciammo tra i media che si occupano di ecologia e dicemmo che era già maturo il tema per il quale la materia doveva avere pari dignità dell’energia. E quando invece assistevamo al giusto avvio degli incentivi alle rinnovabili, e a un’attenta discussione sul loro ruolo, senza che nulla si facesse per i flussi di materia. E che quando andava bene per flussi di materia si intendevano i rifiuti, fallendo completamente ogni tipo di analisi. Dopo quasi 10 anni il problema è che da essere maturo il tema è marcio, e dunque sul quel Libro bianco bisognerebbe quasi essere contenti che almeno su clima ed energia qualcosa si faccia. Ma che boccone amaro.