Mega tempeste e gravi inondazioni, da uno studio la chiave per proteggersi meglio

Le piogge torrenziali sono favorite dalla siccità. Si possono prevedere i megastorm

[24 Agosto 2020]

Lo studio “Dry soils can intensify mesoscale convective systems”, pubblicato su PNAS da Cornelia Klein e Christopher Taylor dell’UK Centre for Ecology and Hydrology (UKCEH) viene presentato come «Una ricerca scientifica rivoluzionaria renderà più facile prevedere il percorso di alcune delle tempeste più potenti del mondo, consentendo alle comunità di proteggersi meglio da gravi inondazioni».

In particolare lo studio si occupa dei sistemi convettivi a mesoscala  (Mesoscale Convective System – MCS), i “megastorm”, che colpiscono grandi aree  del mondo, tra le quali Africa, Australia, Asia e Americhe, causando morti tra persone e bestiame, oltre a gravi danni alle infrastrutture. Potenzialmente, le mega tempeste possono: durare da alcune ore fino a due giorni; rilascia energia equivalente al consumo energetico del Regno Unito per un intero anno; essere più grande delle dimensioni dell’Italia a e percorrere 1.000 km di distanza; far cadere  oltre 100 mm di pioggia in appena un’ora.

E come sempre piove sul bagnato, o meglio sui poveri: dagli anni ’80, nell’Africa saheliana, devastata dalla siccità,  la frequenza di questi megastorm è triplicata a causa del riscaldamento globale.

Quest’anno si sono verificate forti inondazioni in Niger e Mali. Da giugno, in Niger sono  morte almeno 19 persone e 35 ferite sono rimaste ferite. Si stima che quest’anno 112.452 persone rischiano di essere colpite da inondazioni in Mali – in pieno caos politico dopo il colpo di stato – rispetto alle 95.000 dello scorso anno. Nel 2017, durante la stagione delle piogge in Niger 200.000 persone siano state colpite dalle inondazioni, con 56 morti, 12.000 case danneggiate, 16.000 capi di bestiame morti e 9.800 ettari di terra coltivata persi.

In Nigeria, alla fine luglio di quest’anno sono morte almeno 7 sette persone nello Stato centrale del Niger, mentre nella prima settimana di agosto nel nord della Nigeria sono state sfollate 15.000 persone dopo l’allagamento e il danneggiamento delle loro case.

Negli ultimi anni, Ouagadougou, la capitale del Burkina Faso, è stata regolarmente colpita da inondazioni improvvise. A luglio nelle strade cittadine sino stati avvistati dei coccodrilli dopo che la pioggia torrenziale li ha costretti a lasciare il loro habitat in un vicino parco cittadino. A metà giugno, Migliaia di persone sono state sfollate nel  Burkina Faso settentrionale dopo che le loro abitazioni sono state  danneggiate. Negli ultimi anni Ouagadougou è  stata regolarmente colpita da inondazioni improvvise. Nel 2009, un acquazzone che in poche ore ha scaricato 263 mm di acqua ha costretto 150.000 residenti a lasciare le loro case e 8 persone sono morte. A metà 2016, in poche settimane, forti piogge e forti venti hanno causato inondazioni improvvise, provocando 15 morti e colpendo gravemente le strutture sanitarie.

Nel 2012 nell’area della capitale del Senegal Dakar, sono caduti in una sola ora 140 mm di pioggia, producendo inondazioni che hanno colpito più di 250.000 persone, con 26 morti. Nel 2009, inondazioni simili nella regione di Dakar avevano danneggiato circa 30.000 case, con perdite per 82 milioni di dollari.

Fino ad ora, si pensava che i percorsi seguiti da questi complessi sistemi meteorologici fosse in gran parte imprevedibile, ma il nuovo studio dell’UKCEH ha scoperto che «Spesso, le condizioni della superficie terrestre influenzano la direzione e l’intensità dei megastorm dopo che si sono formati».

Questa ricerca, finanziata dal Department for International Development (DFID) e dal Natural Environment Research Council (NERC) nell’ambito del programma di ricerca Future Climate for Africa del Regno Unito,  sta ora aiutando gli scienziati a sviluppare strumenti online per prevedere meglio il percorso e la forza di una mega tempesta in arrivo e ad informare così i sistemi di allarme delle omunità in tutta l’Africa, fornendo loro un preavviso fino a 6 ore. Compreso in  Senegal, dove l’UKCEH sta lavorando con l’Agence Nationale de l’Aviation Civile et de la Météorologie per vedere quanto siano utili le previsioni a brevissimo termine per le risposte alle emergenze locali.

La ricerca fa parte del progetto AMMA-2050 guidato dall’UKCEH, che sta conducendo una ricerca multidisciplinare sul clima per sostenere previsioni migliori che consentano un processo decisionale migliore da parte di urbanisti, agricoltori e comunità e che è composto da partner dell’Europa e dell’Africa occidentale. Commentando lo studio, un portavoce del DFID ha sottolineato che «I Megastorm altamente distruttivi stanno diventando molto più comuni a causa dei cambiamenti climatici. Possono devastare intere comunità e sono le persone più povere del mondo ad essere maggiormente a rischio. Gli aiuti del Regno Unito stanno sostenendo una ricerca innovativa, guidata da esperti britannici, per anticipare meglio le tempeste in modo che le comunità africane vulnerabili possano prepararsi meglio al loro impatto, proteggendo sé stesse e le loro famiglie e rendendo le loro economie più resistenti agli shock climatici».
Per realizzare il nuovo studio pubblicato su PNAS, oltre alle temperature terrestri, i ricercatori britannici hanno esaminato i dati satellitari sull’attività di migliaia di tempeste nel Sahel durante il periodo 2006-2010 e la Klein spiega: «E’ risaputo che il calore fornisce una grande energia ai temporali, ma comunemente si pensava che una volta che si spostavano, non fossero influenzati dallo stato del terreno su cui passano. Tuttavia, abbiamo scoperto che i suoli più asciutti aumentano l’intensità di una tempesta durante un MCS, influenzando la quantità di pioggia che rilasciano e anche il luogo in cui passano. Al contrario, abbiamo riscontrato che le tempeste si sono spesso indebolite sui territori umidi, La nostra scoperta significa che, per la prima volta, possiamo prevedere, dalle condizioni della superficie osservate dai satelliti, come potrebbero comportarsi queste tempeste estremamente grandi dell’Africa occidentale quando, ad esempio, si avvicinano a una città. Un sistema di allerta più efficace consentirà alla popolazione locale di agire per proteggere sé stessa, le proprie case, il bestiame e le proprietà, oltre a pianificare le risposte di emergenza».

Durante la stagione delle tempeste, nel Sahel si verificano frequentemente inondazioni improvvise, con un picco tra giugno e settembre, e possono avere un grave impatto, con l’acqua che penetra nelle case e le persone che perdono proprietà e uno spazio sicuro e asciutto in cui vivere. Le inondazioni possono anche causare il traboccamento delle acque reflue da sistemi di drenaggio inadeguati – la norma in alcuni Paesi –  mettendo a rischio la salute di esseri umani e animali.

Secondo gli autori dello studio, «I risultati hanno importanti implicazioni per il “nowcasting” (previsione per diverse ore prima) di condizioni meteorologiche avverse non solo nel Sahel, ma potenzialmente in altre regioni hotspot degli MCS del mondo».

Tayolor conclude: «Si supponeva che il modello di queste megastorm fosse difficile da prevedere, ma abbiamo trovato un sorprendente livello di prevedibilità. I terreni molto secchi hanno influenzato circa la metà dei temporali nel tardo pomeriggio o in prima serata, quando sono al loro apice. Ulteriori ricerche e progressi nella tecnologia satellitare aumenteranno le nostre certezze sul loro movimento. Nei decenni a venire, gli scienziati guarderanno indietro a questo ultimo studio come un punto di svolta nelle previsioni affidabili di queste tempeste devastanti».