Met Office britannico: fino al 2023 ci aspetta il periodo più caldo mai registrato sulla Terra

Temperatura superficiale media globale da 1,03° C a 1,57° C sopra i livelli preindustriali

[7 Febbraio 2019]

Secondo i dati pubblicati ieri dal Met Office britannico. Una delle agenzie meteorologiche e climatiche di riferimento nel mondo «Se le osservazioni per i prossimi cinque anni seguiranno le previsioni che renderebbero il decennio dal 2014 al 2023, la più calda serie di anni dall’inizio delle registrazioni» che risalgono al 1850.

I dati pubblicati dal Met Office provengono da diverse fonti, tra le quali l’ultima pubblicazione dei dati provvisori per il 2018 e l’ultima Met Office decadal forecast to 2023.

Adam Scaife, responsabile delle previsioni a lungo termine del Met Office, ha ricordato che «Il 2015 è stato il primo anno in cui le temperature superficiali medie annuali globali hanno raggiunto più 1,0° C rispetto ai livelli preindustriali e i tre anni seguenti sono rimasti tutti vicini a questo livello. Si prevede che, tra oggi e il 2023, la temperatura media globale rimarrà elevata, rendendo potenzialmente il decennio dal 2014 il più caldo in oltre 150 anni di dati».

I modelli previsionali  quinquennali 2019-2023 suggeriscono che un più intenso riscaldamento globale riguarderà probabilmente gran parte del pianeta, in particolare le terre emerse e le alte latitudini settentrionali. Il Met Office dice che le sue previsioni per i prossimi anni hanno un’affidabilità del 90% e che «Dal 2019 al 2023, vedremo temperature che vanno da 1,03° C a 1,57° C sopra il livello 1850-1900, con un riscaldamento maggiore su gran parte del globo, specialmente in aree come l’Artico». Il team di ricerca è piuttosto certo delle sue previsioni, visto che quelle precedenti effettuate nel 2013, hanno predetto il rapido tasso di riscaldamento osservato negli ultimi cinque anni e avevano anche previsto alcuni dei dettagli meno conosciuti, come la zona di raffreddamento osservata nel Nord Atlantico e le zone più fredde dell’Oceano meridionale.

Doug Smith, che si occupa di decadal climate prediction research and development al Met Office Hadley Centre, spiega: «Un aumento delle temperature di 1,0° C o superiore aumenterebbe il rischio di un’escursione temporanea al di sopra della soglia di 1,5° C rispetto ai livelli preindustriali. Ora, le previsioni suggeriscono  una probabilità del 10% circa per almeno un anno tra il 2019 e il 2023 temporaneamente superiore a 1,5° C».

Anche secondo i dati pubblicati dal Met Office, il 2018 è stato il quarto anno più caldo mai registrato, con 0,91 ± 0,1° C al di sopra della media preindustriale a lungo termine. I tre anni più caldi in 169 anni di raccolta di dati sulle temperature globali si confermano il 2015, il 2016 e il 2017.

Tim Osborn , direttore della Climatic research unit dell’università dell’East Anglia, che co-produce insieme al con il Met Office Hadley Center i dati HadCRUT4 sulla temperatura globale, ha evidenziato che «Il caldi del 2018 è in linea con la tendenza al riscaldamento a lungo termine guidata da le emissioni mondiali di gas serra».

Ma al Met Office fanno notare che «Gli effetti del cambiamento climatico non si limitano alla temperatura superficiale. Il riscaldamento del sistema climatico viene visto attraverso una serie di indicatori climatici che costruiscono un quadro dei cambiamenti globali che si verificano su tutta la terra, l’atmosfera, gli oceani e il ghiaccio. Le previsioni decadali di Met Office mostrano che le temperature superficiali medie globali potrebbero essere prossime a raggiungere gli 1,5° C, ma si tratterebbe di un temporaneo superamento piuttosto che del livello climatologico di riscaldamento nella soglia di Parigi a 1,5° C», considerato un punto di non ritorno per il cambiamento climatico.

Insomma, come commenta il redattore ambientale di BBC News Matt McGrath, «il mondo è nel bel mezzo di quelli che probabilmente saranno i 10 anni più caldi da quando sono iniziate le registrazioni nel 1850» e «Se i dati corrisponderanno alle previsioni, il decennio 2014-2023 sarà il più caldo in oltre 150 anni di tenuta delle registrazioni».

Ma secondo Scaife, anche se «le previsioni suggeriscono un rapido riscaldamento a livello globale»,  l’Accordo di Parigi non è ancora in pericolo: «Osservando i singoli anni in quella previsione che ora possiamo vedere per la prima volta, c’è il rischio di un temporaneo, e ripeto temporaneo, di superamento della soglia più bassa di 1,5° C stabilita nell’Accordo sul clima di Parigi», quella stessa soglia che a ottobre un rapporto speciale dell’Ipcc ha invitato a non superare assolutamente se non vogliamo innescare effetti disastrosi sul clima planetario.  L’analisi del Met Office ora dice che c’è una probabilità del 10% che ciò possa avvenire entro i prossimi cinque anni e conclude che ci vorrebbe un enorme sforzo per ridurre le emissioni di carbonio per impedire al mondo che superi quel limite entro il 2030.

Scaife  tranquillizza ma ammette che «E’ la prima volta che le previsioni hanno mostrato un rischio significativo di superamento  che è solo temporaneo, stiamo parlando di singoli anni che oscillano sopra il livello di 1,5 gradi. Ma il fatto che ciò possa accadere ora a causa di una combinazione di riscaldamento generale e fluttuazioni dovute a eventi come El Niño nei prossimi anni significa che ci stiamo avvicinando a tale soglia».

La World Meteorological Organisation (Wmo) ha pubblicato un’analisi dei datset  delle 5 principali agenzie meteorologiche del mondo che di mostrano che i 20 anni più caldi mai registrati ci sono stati negli ultimi 22 anni e il segretario generale della Wmo, Petteri Taalas, fa notare che «Le temperature sono solo una parte della storia: nel 2018 le condizioni meteorologiche estreme e ad alto impatto hanno colpito molti Paesi e milioni di persone, con ripercussioni devastanti per le economie e gli ecosistemi. Molti degli eventi meteorologici estremi sono coerenti con ciò che ci aspettiamo da un clima che cambia, una realtà che dobbiamo affrontare: la riduzione delle emissioni di gas serra e le misure di adattamento climatico dovrebbero essere una priorità globale».

Anche secondo altri ricercatori, considerato il livello record di CO2 immesso nell’atmosfera nel 2018, le nuove previsioni del Met Office per i prossimi cinque anni sono in linea con le aspettative: «La previsione del Met Office non è, purtroppo, una sorpresa – conclude  Anna Jones, un chimico dell’atmosfera del British Antarctic Survey – Le temperature medie in tutto il mondo sono al massimo storico e per un certo numero di anni sono state trainate prevalentemente dall’aumento delle concentrazioni di gas serra, come il biossido di carbonio, che derivano dal nostro utilizzo continuo di combustibili fossili. Fino a quando non ridurremo le emissioni di gas serra, potremo aspettarci di vedere tendenze al rialzo delle temperature medie globali».