Non solo industria pesante, come il crollo dell’Unione Sovietica ha portato alla riduzione dei gas serra

Con il collasso del sistema agricolo collettivistico sovietico, diminuiti l’allevamento del bestiame e il consumo di carne. Ma l’ex Urss importa sempre più carne dal Sud America

[28 Giugno 2019]

Dal 1991 al 2011, in quella che fu l’Unione delle repubbliche socialiste sovietiche (Urss) è stata registrata una riduzione netta delle emissioni di biossido di carbonio  pari di 7,61 gigatonnellate (Gt) equivalenti di CO2, pari a un quarto delle emissioni di CO2 causate dalla deforestazione in America Latina nello stesso periodo. Ora lo studio “Large greenhouse gas savings due to changes in the post-Soviet food systems”, pubblicato da un team internazionale di ricercatori su Environmental Research Letters dice che «I cambiamenti nell’agricoltura, nel commercio, nella produzione e consumo di cibo dopo il crollo dell’Unione Sovietica hanno portato a una grande riduzione delle emissioni di gas serra», ma i ricercatori avvertono anche che con i cambiamenti in atto nei sistemi alimentari negli ex Paesi dell’Unione Sovietica la riduzione delle emissioni si fermerà e i gas serra torneranno a crescere.

Il principale autore dello studio, Florian Schierhorn, del Leibniz-Institut für Agrarentwicklung in Transformationsökonomien (IAMO, spiega che «Il sistema alimentare globale contribuisce in modo significativo alle emissioni di gas serra (GHG), quindi è importante comprendere la fonte delle emissioni di gas serra da parte dei diversi componenti dei sistemi alimentari. Quando l’ex Unione Sovietica è crollata, il passaggio da un’economia pianificata a un’economia di mercato ha avuto conseguenze drastiche per il settore agricolo e i sistemi alimentari della regione: prezzi più elevati e minore potere d’acquisto hanno ridotto il consumo di carne, in particolare di carne bovina. Questo calo della domanda, associato a una riduzione del sostegno statale all’agricoltura, ha portato a dimezzare il numero di suini e bovini e questo crollo nel settore dell’allevamento ha portato a un diffuso abbandono agricolo».

Insomma, la frantumazione dell’Unione Sovietica ha innescato un collasso industriale che si è presto trasformato in un collasso agricolo/alimentare. Per valutare l’impatto che il crollo del sistema  agricolo dell’Urss (che qualche efficienza doveva averla nel soddisfare una così ampia richiesta di carne) ha avuto sulle emissioni di gas serra, i ricercatori hanno utilizzato il database FaoStat dei cambiamenti nell’utilizzo del suolo de  modelli come il Global Livestock Environmental Assessment Model per quantificare le emissioni della produzione agricola, comprese le emissioni degli  animali da allevamento e le emissioni dal commercio di prodotti agricoli. Poi hanno stimato il cambiamento netto cumulativo delle emissioni di gas serra di tutti gli anni dal 1991 al 2011, meno le emissioni medie del periodo finale dell’Unione Sovietica.

Schierhorn sottolinea che «I cambiamenti post-sovietici nelle emissioni di gas serra provenienti dalla produzione alimentare, dal commercio di generi alimentari e dalle terre coltivate hanno portato a una riduzione netta cumulativa di 7,61 Gt CO2e dal 1992 al 2011, rispetto a uno scenario in cui le emissioni rimanevano al livello di quelle alla fine dell’Unione sovietica. I motivi più importanti di questa riduzione sono stati il ​​declino della produzione di bestiame domestico e il sequestro del carbonio organico del suolo nei terreni abbandonati, in particolare in Russia e Kazakistan».

Tuttavia, i ricercatori hanno notato che l’attuale bilancio del carbonio è instabile. La loro analisi suggerisce «Diversi ulteriori sviluppi, tra cui il potenziale per terreni coltivati ​​abbandonati per sequestrare più carbonio in modo significativo fino alla metà del secolo, ma con questi guadagni saranno probabilmente mitigati da un aumento dello sviluppo agricolo. Inoltre, l’importazione di commodities agricole come la carne bovina può compromettere questi guadagni attraverso le emissioni di carbonio che incorporano».

Su Anthropocene Prachi Patel evidenzia che «I cambiamenti nel consumo di carne bovina svolgono il ruolo più importante nel bilancio della regione in termini di gas serra. Il consumo di carne bovina è diminuito nei paesi dell’ex Unione Sovietica tra il 2010 e il 2016». Ma Schierhorn fa notare che «Una volta che le economie dell’ex Unione Sovietica si sono stabilizzate alla fine degli anni ’90, la domanda interna di cibo nella regione ha iniziato a risalire, il consumo di carne bovina, ad esempio, tra il 2000 e il 2008 è aumentato del 15%. Tuttavia, la produzione di carne bovina nella regione ristagna e non mostra segni di ripresa, ma la domanda ha fatto diventare l’ex Urss il secondo importatore mondiale di carni bovine, con l’80% proveniente dall’America del Sud. Questo è significativo, perché le esportazioni di carni bovine sudamericane incorporano alte emissioni di gas serra, a causa della deforestazione e di sistemi di produzione inefficienti. Questo studio dimostra come le emissioni negative dovute all’abbandono delle terre agricole possano essere compromesse aumentando le emissioni derivanti dall’aumento delle importazioni agricole, situazione probabilmente simile in molte regioni industrializzate ed emergenti, nelle quali in passato si è contratto l’utilizzo del suolo agricolo».