Per le imprese italiane rischi per 40 miliardi di euro per effetto del cambiamento climatico

Ma meno di 1 azienda italiana su 5 ha degli obiettivi sufficientemente ambiziosi per ridurre le emissioni. Il 76% ha rischi legati al cambiamento climatico, ma solo 1 su 4 ha già completato una valutazione dei rischi e delle vulnerabilità, e solo il 12% ha già approvato un piano di adattamento.

[11 Dicembre 2019]

CDP, un’ONG internazionale che supporta aziende e governi nel ridurre le emissioni di gas serra, salvaguardare le risorse idriche e proteggere le foreste dalla deforestazione, e il ministero dell’ambiente hanno presentato alla COP25 Unfccc di Madrid il nuovo “The CDP Italy Report”- Climate leadership and trends among Italian businesses and local governements, che dimostra come Le maggiori aziende, città e regioni italiane stanno affrontando il cambiamento climatico.

Il rapporto, presentato alla presenza del ministro Sergio Costa, analizza 45 aziende italiane, tra le più grandi e a maggior impatto ambientale, oltre a 34 città e regioni che rappresentano oltre un terzo delle popolazione in Italia.

Costa ha sottolineato: «La nostra collaborazione con CDP rappresenta un esempio della leadership dell’Italia in Europa e il nostro impegno nel promuovere una maggiore consapevolezza da parte di aziende, città, stati e regioni italiane sul proprio impatto e rischi ambientali. Una maggiore trasparenza e responsabilità tra le organizzazioni a maggiore impatto in Italia è fondamentale per garantire che possiamo monitorare i nostri progressi e aumentare la nostra ambizione. Ciò include il miglioramento della quantità e della qualità delle informazioni ambientali, sulla sicurezza delle risorse idriche e sulla deforestazione, che risultano fondamentali per i nostri sforzi, mentre lavoriamo per realizzare l’accordo di Parigi e gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite».

e il CDP sottolinea che «Tale rapporto mostra che, nonostante la divulgazione sulle problematiche collegate al clima sia la più alta fin ora registrata, sia le aziende che le amministrazioni locali e regionali hanno bisogno di mettere in atto piani più ambiziosi per affrontare considerevoli rischi legati al clima. Un totale di 44 miliardi di euro di potenziali rischi per il business collegati al cambiamento climatico sono stati indicati dalle aziende che riportano i dati a CDP. La maggior parte di questi – circa 37 miliardi – sono collegati ai rischi di trasformazione del business, come cambiamenti regolatori e di mercato. Ulteriori 7 miliardi di potenziale impatto finanziario sono stati identificati come risultato di rischi di natura fisica, che comprendono eventi meteorologici estremi come siccità e alluvioni che influiscono sulle attività di business».

Nonostante questi dati, le imprese italiane vedono anche importanti opportunità derivanti dall’adattamento dei loro modelli di business all’impiego di tecnologie a più basse emissioni di carbonio: «Le aziende stimano 67 miliardi di euro di potenziali opportunità finanziarie, la maggior parte relative allo sviluppo di nuovi prodotti e servizi con livelli più bassi di carbonio».

Solo 2 aziende italiane, Enel e Danieli & C. Officine Meccaniche, hanno ufficialmente visto approvati i propri obiettivi di riduzione delle emissioni come “basati sulla scienza” (science-based targets). Oltre 280 aziende nel mondo hanno già fissato obiettivi di questo tipo, che definiscono un percorso per la decarbonizzazione in linea con gli obiettivi dell’accordo di Parigi.

Allo stesso modo, oltre tre quarti di città e regioni segnalano rischi derivanti all’impatto dei cambiamenti climatici. I rischi più comunemente segnalati sono forti precipitazioni, ondate di caldo, e alluvioni. Venezia, Roma e Parma presentano l’indice di rischio maggiore, che riflette il numero di rischi riportati da una città e la loro pericolosità. Allo stesso tempo, tale dato dimostra anche che queste città sono maggiormente consapevoli di essere esposte a tali rischi, un primo e fondamentale passo per la loro gestione.

Il report di CDP individua «un divario tra il riconoscimento dei rischi e delle opportunità rese disponibili dalla transizione ad un’economia a basse emissioni di carbonio, e gli obiettivi necessari per strutturare piani di business efficaci per cogliere le opportunità individuate e far fronte ai rischi riportati. In particolare, in Italia gli obiettivi per la riduzione delle emissioni sono ancora insufficienti. Sebbene il 60% delle aziende abbia già fissato obiettivi di riduzione delle emissioni totali (assolute), meno di 1 su 5 ha obiettivi che coprono almeno il 70% delle emissioni derivanti da attività dirette (Scope 1) e dall’impiego di energia (Scope 2)».

Tra gli enti locali e regionali, oltre il 60% delle città e regioni italiane che riportano i propri dati a CDP ha stabilito obiettivi di riduzione delle emissioni. Tra le regioni italiane incluse nel rapporto, 5 delle 9 (Abruzzo, Emilia-Romagna, Piemonte, Sardegna e Veneto) collaborano con le città nei loro territori per raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni e di efficienza energetica fissati. Nel 2019, l’Abruzzo è stata la prima regione italiana a lavorare attivamente per supportare tutte le principali città sul territorio (Chieti, L’Aquila, Pescara, Teramo) nel monitoraggio dei dati ambientali attraverso il sistema di reporting unificato di CDP e ICLEI.

Ma al CDP fanno notare che «Tuttavia, la maggior parte delle città è ancora in una fase di sviluppo delle valutazioni di vulnerabilità e dei piani di adattamento. Meno di 1 su 4 ha già portato a termine una valutazione delle vulnerabilità e solo il 12% ha già redatto un piano di adattamento, sebbene il 36% ne stia sviluppando uno e l’8% stia pianificando di farlo a breve. La collaborazione con il settore privato è un fattore chiave per città e regioni al fine di creare delle strategie di adattamento efficaci. L’Italy Report di CDP include l’esempio del progetto Derris, un importante modello di azione a livello italiano ed internazionale, pilotato nella città di Torino dal gruppo Unipol unitamente a importanti partner tra i quali ANCI, Associazione Nazionali Comuni Italiani.

Steven Tebbe, managing director di CDP Europe, conclude: «Le aziende, le città e le regioni italiane hanno compiuto buoni progressi per essere più trasparenti sui rischi e sulle opportunità che vedono dalla transizione verso modelli a basse emissioni di carbonio. Il nostro rapporto sull’Italia chiarisce che c’è ancora molta strada da fare prima che tutti gli attori italiani del settore privato abbiano piani onnicomprensivi in linea con gli obiettivi dell’accordo di Parigi. Nonostante siano identificati i principali rischi finanziari ed ambientali, gli obiettivi di emissione delle imprese non sono abbastanza ambiziosi – troppo pochi hanno obiettivi science-based. Anche le città e le regioni devono intensificare la propria azione, implementando più rapidamente e ambiziosamente piani climatici che possano rendere i propri territori un luogo sicuro e sostenibile per i propri cittadini».