Oltre il 70% dei giovani europei pensa che i governi che non agiscano contro inquinamento e crisi climatica, danneggiano l’economia

In Italia un giovane su due molto preoccupato per il cambiamento climatico, l’80% voterebbe per chi dà priorità alla lotta al cambiamento climatico

[21 Aprile 2021]

Secondo un’indagine realizzata da Ipsos, oltre il 70% dei giovani tra i 15 e i 35 anni di 23 Paesi europei ritiene che i governi che non agiscono contro l’inquinamento e cambiamento climatico arrechino un danno all’economia. 

Il dato emerga da un sondaggio realizzato per #ClimateOfChange, la campagna di comunicazione europea guidata da WeWorld – organizzazione italiana che difende da 50 anni i diritti di donne e bambini in 27 Paesi del mondo inclusa l’Italia – che punta a coinvolgere i giovani per creare un movimento pronto non solo a cambiare il proprio stile di vita ma anche a sostenere la giustizia climatica globale. La campagna vede coinvolti 13 Paesi europei e 26 realtà – tra cui le italiane Università degli studi di Bologna e Comune di Bologna – e nei prossimi 2 anni metterà in campo tante iniziative tese a sviluppare la consapevolezza dei giovani cittadini dell’UE sull’impatto che ha il cambiamento climatico sulle migrazioni.

Il sondaggio, realizzato in occasione della Giornata della Terra, confronta le opinioni e la conoscenza del nesso tra migrazione, cambiamento climatico e l’attuale modello economico dei giovani tra i 16 e i 35 anni di 23 Paesi Ue e identifica anche il profilo di chi è più preoccupato per il cambiamento climatico e più motivato all’attivismo: under 24, studente, donna, altamente istruita e in zone urbane soprattutto dell’Europa meridionale.

Dina Taddia, consigliera delegata di WeWorld, spiega che «Anche l’emergenza da Covid-19 in corso ci dimostra, ora più che mai, come la crisi ambientale e i fenomeni globali siano interconnessi: la relazione con i fenomeni migratori è complessa, ma è evidente come il cambiamento climatico aumenti le diseguaglianze e la fragilità delle persone più vulnerabili. E’ necessario agire con urgenza per affrontare le questioni strutturali con un approccio basato sul rispetto dei diritti umani e garantire la partecipazione ai processi decisionali delle donne, spesso le più colpite dalle crisi ma allo stesso tempo capaci di diventare protagoniste del cambiamento nelle proprie comunità».

Per Natalia Lupi di WeWorld, responsabile del progetto, «Cambiare l’Europa è possibile solo se diventa una priorità di tutte e tutti. Non solo vogliamo coinvolgere i giovani in un processo di consapevolezza ma vogliamo renderli protagonisti del cambiamento. È per questo che la campagna prevede, tra le altre attività, anche la possibilità di firmare una petizione che verrà consegnata durante la Conferenza delle Parti sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite, la COP27, alla Presidente della Commissione Europea von der Leyen per richiedere interventi immediati nelle politiche globali. Tra i 4 punti della petizione anche la richiesta di un coinvolgimento formale dei giovani nella politica: solo in questo modo potrà partire un vero e proprio clima di cambiamento».

Infatti, dal sondaggio viene fuori che i giovani europei considerano il cambiamento climatico e il degrado ambientale come priorità assolute e che il 70% dei giovani europei pensa che se i governi non fronteggiano l’inquinamento e il cambiamento climatico, questo sia “un male per l’economia”, il 75% che sia “un segno che il governo ha le priorità sbagliate”, il 74% che è “la prova che il governo non ascolta la gente comune”e il 72% che à “pericoloso e irresponsabile”.

Il 46% dei giovani europei considera il cambiamento climatico come uno dei problemi più gravi del mondo, al primo posto tra i problemi elencati, anche nel bel mezzo della pandemia di Covid-19. Solo l8% dei giovani europei è un negazionista climatico.

Il 43% dei giovani europei crede che i paesi economicamente avanzati dovrebbero fare la maggior parte degli sforzi economici e politici per ridurre gli effetti del cambiamento climatico. Da notare però che in Europa occidentale i giovani sono relativamente meno propensi a dire che i Paesi economicamente avanzati dovrebbero fare più sforzi per affrontare gli effetti del cambiamento climatico ma sostengono che tutti i governi debbano sostenere queste responsabilità.

Ben il 54% dei giovani italiani (media Ue 46%) sono molto o estremamente preoccupati per il cambiamento climatico e il sondaggio evidenzia che «Non è una preoccupazione fine a sé stessa poiché i giovani italiani sono motivati a far partire il cambiamento: 8 su 10 potrebbero votare o hanno votato per i politici che danno la priorità alla lotta al cambiamento climatico e alla migrazione climatica».

Per i giovani italiani il “degrado ambientale” e il “cambiamento climatico” sono il secondo e il terzo problema più grave del mondo, dopo le malattie infettive. Mentre un tema che sembra appassionare molto i più adulti (e fare le fortune della destra italiana), le migrazioni su larga scala è considerato un problema meno importante. Ma, come i loro coetanei europei, i giovani italiani hanno una consapevolezza limitata della migrazione climatica: il 65% ha sentito parlare poco o niente di “migranti climatici” (la media Ue è del 68%). Tuttavia, il 54% dei giovani italiani concorda sul fatto che Ii migranti climatici dovrebbero avere la stessa protezione legale delle persone che fuggono dalla guerra o dalle persecuzioni.

Sono molto sentite la disuguaglianza e l’ingiustizia ambientale: più dell’80% dei giovani italiani pensa che il modello economico favorisca gli coloro che sono in una posizione di vantaggio e pensa che la ripresa economica dovrebbe affrontare l’inquinamento e il cambiamento climatico. Il 58% dei giovani italiani ritiene che i Paesi economicamente avanzati dovrebbero fare più sforzi per ridurre gli effetti del cambiamento climatico. C’è la volontà di impegnarsi: il 79% giovani italiani potrebbero votare o hanno votato per politici che danno la priorità alla lotta al cambiamento climatico e alla migrazione climatica.

La Tiddia conclude: «Bisogna imparare a considerare l’impatto delle nostre scelte sul futuro del pianeta. I giovani ci hanno già dimostrato di cosa sono capaci e rappresentano l’ultima generazione che può attivarsi per chiedere un cambio immediato nelle politiche: i dati ci dimostrano che sono consapevoli del fenomeno e pronti a guidare un vero e proprio clima di cambiamento».