Perché una rielezione di Trump è pericolosa per il pianeta

Le elezioni americane potrebbero decidere la battaglia contro il cambiamento climatico

[19 Ottobre 2020]

Il 16 ottobre, l’Environmental Protection Agency Usa (EPA), diretta dall’ex l’ex lobbista del carbone Andrew Wheeler, ha quasi completato la rottamazione del regolamento sullo smaltimento delle ceneri di carbone, il che, secondo il Sabin Center for Climate Change Law della Columbia University, potrebbe mettere in pericolo la salute pubblica. Al Sabin Center spiegano che «La cenere di carbone, il residuo lasciato dopo aver bruciato il carbone, può contenere mercurio, arsenico e altre tossine. La cenere di carbone viene smaltita in depositi superficiali dove si mescola con l’acqua, noti anche come “bacini di cenere di carbone”, che senza un rivestimento adeguato può fuoriuscire». Il 19 febbraio 2020 l’EPA aveva proposto di rivedere le norme attuali per consentire agli operatori di laghetti di cenere di carbone di utilizzare rivestimenti alternativi e per consentire l’utilizzo della cenere di carbone per la chiusura di alcune discariche. La proposta “Disposal of Coal Combustion Residuals Part B” approvata il 16 ottobre consente agli operatori di utilizzare linee alternative. L’EPA afferma che affronterà l’altra parte della proposta con un’azione separata. Il Sabin Center ricorda che la norma appena approvata fa seguito ad altre misure adottate dall’EPA per allentare i vincoli  sullo smaltimento delle ceneri di carbone, inclusa una proposta che consentirebbe ad alcuni bacini di cenere di carbone non rivestiti di rimanere aperti fino al 2028.

La cosa non è piaciuta per niente a Sierra Club, la più grande e diffusa associazione ambientalista Usa che accusa Wheeler di aver portato a termine la rottamazione di un altro caposaldo della protezione delle risorse idriche, «consentendo alle utility di continuare a scaricare enormi quantità di ceneri di carbone tossiche in bacini di cenere di carbone non rivestiti, che perdono e strutturalmente malsani, mettendo decine di migliaia di famiglie a rischio. Con l’obiettivo di consentire ai proprietari delle centrali a carbone di aggirare la loro responsabilità morale e finanziaria nei confronti dei residenti vulnerabili, in particolare donne incinte e bambini piccoli».

Dalal Aboulhosn, vicedirettore legislativo d Sierra Club, ha sottolineato che «Il tempo trascorso da Andrew Wheeler all’EPA è stato una minaccia ininterrotta per la nostra salute e le nostre comunità e questa riduzione delle misure di buon senso contro le ceneri di carbone tossiche e pericolose lo dimostra ulteriormente. La cenere di carbone contamina già decine di migliaia di corsi d’acqua e acque sotterranee in tutto il nostro Paese, e in particolare minaccia la vita e il benessere delle madri incinte e dei bambini piccoli con disturbi dello sviluppo e morte prematura. Ora, Wheeler sta cercando di rendere più difficile per l’EPA fare qualcosa al riguardo. Ci auguriamo che sia stato utile al pubblico come lo è ai suoi ex datori di lavoro nell’industria del carbone, ma sulla base della sua esperienza, ciò non accadrà. Combatteremo questo rollback e utilizzeremo ogni risorsa di cui disponiamo per proteggere la nostra salute e le nostre comunità da questa sostanza insidiosamente tossica, con o senza l’aiuto dell’EPA».

E‘ solo l’ultima regola ambientale rottamata dagli uomini di Donald Trump su pressione della lobby fossile che sta munificamente finanziando la sua rabbiosa campagna elettorale. Scienziati e ambientalisti dicono che la rielezione di Trump alla Casa Banca potrebbe rendere “impossibile” tenere sotto controllo le temperature globali che altri 4 anni di Trump favorirebbero l’uso dei combustibili fossili per altri decenni, assicurando e migliorando le infrastrutture per la produzione di petrolio e gas piuttosto che eliminarle gradualmente come vogliono gli ambientalisti. Mente il piano climatico di Joe Biden, pur non sposando il Green Deal della sinistra democratica, darebbe al mondo una possibilità di combattere il riscaldamento globale. D’altronde Trump ha dimostrato di che pasta è fatto quando si è ritirato dall’Accordo sul clima di Parigi ma gli Usa hanno continuato a partecipare ai summit Unfccc per sabotarli.

Negli ultimi tre anni, i ricercatori del Sabin Center hanno monitorato più di 160 revisioni significative delle normative ambientali Usa che vanno dagli standard del carburante per auto, alle emissioni di metano, alle lampadine, mentre Trump e la sua corte di negazionisti climatici minimizzavano gli eventi climatici estremi.

Michael Gerrard, della Columbia University, ha spiegato a BBC News che  «Trump crede che i regolamenti siano tutti costi e nessun vantaggio. Nega che esista davvero una cosa come il cambiamento climatico antropogenico, o almeno che sia un male. Ritiene che se si tagliano le normative di ogni tipo, non solo ambientali, ma anche occupazionali e lavorative e tutto il resto, creerò più posti di lavoro».

La ex direttrice dell’EPA Gina McCarthy, ora a capo del National Resources Defence Council, ricorda che «L’amministrazione Trump ha fatto tutto il possibile per negare la scienza e denigrare gli scienziati. Hanno davvero fatto tutto ciò che umanamente possibile per cercare di convincere le persone che ciò che vedono, sentono e gustano semplicemente non sta accadendo di fronte a loro».

I sostenitori di Trump ribattono che il suo forte sostegno ai combustibili fossili è stato un successo e che, grazie al fracking, nel 2019 gli Stati Uniti sono diventati, brevemente, il più grande esportatore di petrolio al mondo. Ma, quando si parla di carbone, glissano, sul fatto che, nonostante gli sforzi dell’amministrazione per annullare le normative, l’attività mineraria ha continuato a diminuire con circa 5.000 posti di lavoro in meno rispetto a quando è stato eletto Trump. Per molti di coloro che sostengono Trump, le sue azioni sono coerenti con l’aumento della produzione di energia e la crescita dell’economia.

Altri sostengono che la guerra di Trump alle normative ambientali non ha nulla a che fare con l’economia. Ma per Paul Bledsoe, un consigliere del think tank democratico Progressive Policy Institute, «Trump è convinto che il cambiamento climatico sia una questione di guerra culturale che accende il risentimento della sua base di estrema destra. Quindi lo vede come uno sforzo culturale per accendere il risentimento nella sua base. Non ha altra funzione per lui. Non gli importa di nient’altro».

Dopo  l’uscita dall’accordo di Parigi Trump ha parlato di rinegoziare l’accordo, ma non ne è venuto fuori nulla e la McCarthy sottolinea che «In questo momento, siamo un paria, e questo è il momento più imbarazzante e incredibilmente brutto che potrei mai immaginare per gli Stati Uniti. Ed è tutto perché abbiamo un presidente a cui semplicemente non frega niente delle persone. Gliene frega solo della sua base e di come nutrire il suo ego».

La decisione di ritirare gli Stati Uniti dall’accordo di Parigi entrerà in vigore il 4 novembre, un giorno dopo le elezioni. Tuttavia, i sondaggi di opinione dimostrano che un numero crescente di giovani repubblicani e conservatori sta assumendo una posizione diversa rispetto al presidente sul cambiamento climatico. Ma molti sostengono ancora la sua decisione di lasciare l’Accordo di Parigi e una vittoria di Trump porterebbe probabilmente ad aumentare la produzione di combustibili fossili, con gravi conseguenze per le temperature globali.

Gerrard conclude: «L’obiettivo della temperatura di 1,5° C è molto difficile da raggiungere in questo momento, sebbene sia teoricamente possibile. Se Trump viene rieletto, penso che vada nel regno dell’impossibilità fisica. Dovremmo aspettare altri quattro anni prima di un’altra elezione per cercare di rimediare. Ma a quel punto, molte più infrastrutture per i combustibili fossili saranno state fatte e molti più gas serra saranno entrati nell’atmosfera. Quindi, sarebbe davvero una brutta notizia per il clima».