Pochi alberi e un elevato consumo di suolo fanno aumentare il caldo estivo in città

L’intensità delle isole di calore estive è particolarmente elevata nelle città metropolitane dell’entroterra

[1 Ottobre 2020]

Oltre la metà della popolazione mondiale vive oggi nelle città, ed è per questo che viene dedicata sempre maggiore attenzione agli studi che indagano la vivibilità degli ambienti urbani. In Italia le persone che vivono in città sono 42 milioni, circa il 70% della popolazione totale. Al Cnr piegano che «L’ecosistema urbano si caratterizza per due elementi fondamentali: le superfici vegetate e quelle impermeabili (consumo di suolo). Il giusto compromesso tra la quantità di questi due elementi influenza la composizione del paesaggio urbano, modificando anche il microclima e favorendo un fenomeno tipicamente urbano noto come “isola di calore urbana”. Con questa definizione si intendono le zone centrali delle città sensibilmente più calde delle aree limitrofe o rurali».

I ricercatori dell’Istituto per la bioeconomia del Consiglio nazionale delle ricerche di Firenze (Cnr-Ibe), in collaborazione con i ricercatori dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) e dell’università di Firenze, hanno  recentemente pubblicato su Science of the Total Environment lo studio “Surface urban heat islands in Italian metropolitan cities: Tree cover and impervious surface influences” che analizza l’influenza della copertura arborea e del consumo di suolo sulle temperature superficiali urbane.

Il coordinatore del team di ricerca, Marco Morabito del Cnr-Ibe, spiega che «Lo studio è stato condotto sul periodo diurno estivo, analizzando per la prima volta l’influenza della copertura arborea e del consumo di suolo nel favorire l’isola di calore urbana superficiale nelle 10 città metropolitane dell’Italia peninsulare. La ricerca ha preso in considerazione la città composta dal suo nucleo metropolitano, rappresentato dal comune principale, dai comuni confinanti e da quelli periferici; sono stati esaminati inoltre la quota, la distanza dal mare e la dimensione della città». Michele Munafò dell’Ispra aggiunge: «Sono stati utilizzati dati satellitari di temperatura superficiale, riferiti al periodo diurno estivo dal 2016 al 2018, mentre utilizzando i dati ad alta risoluzione sviluppati da Ispra è stato possibile comprendere l’influenza del consumo di suolo e della copertura arborea».

Integrando  queste informazioni, i ricercatori hanno prodotto il nuovo strumento informativo “Urban Surface Landscape layer”, un indicatore di copertura superficiale del paesaggio urbano in grado di  rappresentare le zone delle città caratterizzate da differenti combinazioni di densità di consumo di suolo e copertura arborea e di individuare aree critiche urbane, con elevate temperature superficiali, nelle quali sono necessarie azioni di mitigazione e in particolare di una intensificazione della copertura arborea.

Morabito conclude: «Lo studio dimostra che l’intensità dell’isola di calore urbana superficiale aumenta soprattutto all’aumentare dell’estensione delle aree con bassa densità di copertura arborea nel nucleo metropolitano, oppure intensificando la copertura artificiale dovuta a edifici e infrastrutture. Le isole di calore più intense sono state osservate nelle città dell’entroterra e di maggiori dimensioni: a Torino, un aumento del 10% nel nucleo centrale di aree con elevato consumo di suolo e bassa copertura arborea è associato a un aumento dell’intensità dell’isola di calore media estiva di 4° C. In generale quanto più grandi e compatte sono le città, tanto maggiore è l’intensità del fenomeno isola di calore. Quest’ultimo, invece, è risultato spesso meno intenso e poco evidente nelle città costiere a causa soprattutto dell’effetto mitigante del mare».