Quattro Ong denunciano lo Stato francese per inazione climatica (VIDEO)

Iniziativa di Fnh, Greenpeace France, Notre Affaire à Tous e Oxfam France, Cresce il movimento mondiale per la giustizia climatica e sociale

[19 Dicembre 2018]

La Francia che ha fortemente voluto l’Accordo di Parigi non è – pur con molte contraddizioni – certamente uno dei Paesi di retroguardia rispetto all’azione climatica, ma 4 ONG francesi, Greenpeace France, Fondation pour la Nature et l’Homme (Fnh), Notre Affaire à Tous e Oxfam France hanno avviato una causa contro lo Stato per «inazione sul cambiamento climatico e mancato rispetto dei suoi obblighi internazionali, europei e francesi» nel tentativo di ottenere una sentenza come quella che c’è già stata in Olanda, dove i tribunali  hanno ordinato allo Stato di fissare obiettivi più elevati di riduzione delle emissioni di gas serra nelle  nome per la tutela dei diritti dei cittadini.

Secondo le 4 associazioni francesi, «Malgrado l’urgenza, lo Stato non mantiene gli obiettivi (insufficienti) che si è dato, Mentre la cause della deregulation climatica sono conosciute dagli anni ’60, i governi francesi che si sono succeduti hanno sempre rinviato a più tardi le decisioni coraggiose che permettono di evitare la catastrofe. Le Cop (conferenze delle parti Unfccc, ndr) si succedono e la Francia non si dà i mezzi per andare più avanti sul clima. Tuttavia, con la ratifica dell’Accordo di Parigi nel 2016 e dei vari accordi europei sui cambiamenti climatici. riduzione delle emissioni di gas serra, energia rinnovabile ed efficienza energetica, lo Stato francese si è impegnato a fare tutto il possibile per contenere i cambiamenti climatici al di sotto dei 2° C e, se possibile a di 1,5° C,. La Francia ha subito un lungo ritardo. Per pubblica ammissione, non raggiunge i suoi obiettivi sulla riduzione delle emissioni di gas serra. Le disuguaglianze di fronte ai cambiamenti climatici si aggravano

Fnh,  Greenpeace Notre Affaire à Tous e Oxfam dicono che «Lo Stato ha l’obbligo di agire. Deve prendere le misure politiche che si impongono garantendo allo stesso tempo la giustizia sociale. Deve ridurre la nostra dipendenza dal petrolio e fornirci delle alternative in materia di trasporti. Deve investire nel rinnovamento degli alloggi e promuovere l’utilizzo delle energie rinnovabili, abbandonando il ricorso alle energie fossili e al nucleare. Deve garantire l’accesso a tutte e tutti a un’alimentazione sufficiente, sana e di qualità, garantire un reddito decente agli agricoltori e lottare contro la deforestazione. Deve anche mettere in atto i dispositivi indispensabili per l’adattamento dei nostri territori e per la protezione delle nostre coste. Tutte queste misure avranno un impatto positivo sulle nostre vite. Eppure quell che è oggi sul tavolo è ampiamente insufficiente.

Ieri le 4 associazioni hanno inviato al primo ministro francese e a 12 ministri del suo governo una ”demande préalable” che costituisce il primo atto di un’azione giudiziaria climatica contro lo Stato francese e spiegano che «Si tratta di un ricorso in “carence fautive”, una procedura che punta a sanzionare l’inerzia dell’Amministrazione pubblica mentre è tenuta ad agire».

Le 4 organizzazioni co-querelanti  accusano lo Stato francese di «Essersi astenuto dal prendere misure concrete ed effettive per lottare contro il cambiamento climatico in Francia, mentre ne aveva l’obbligo. Quest’obbligo ad agire proviene dalla Costituzione francese, dalla Convenzione europea européenne dei diritti dell’uomo ma anche da molteplici norme e impegni presi dalla Francia, sia sull’ambiente che a livello internazionale (Dichiarazione di Stoccolma, Carta mondiale della natura, Dichiarazione di Rio sull’ambiente e lo sviluppo, United Nations convention on climate change, Protocollo di Kyoto, Accordo di Parigi), europei (Pcchetto energia-clima, direttive…) o nazionale (Loi Grenelle I, Loi pour la Transition énergétique…).

Noi chiediamo anche il risarcimento del danno morale causato ai loro membri e del danno ecologico subito dall’ambiente».

Le 4 associazioni francesi puntano a un’alleanza con il movimento climatico internazionale di associazioni e cittadini che in tutto il mondo sta ricorrendo alla giustizia per chiedere che siano garantiti i nostri diritti fondamentali mentre le conseguenze dei cambiamenti climatici si fanno sempre più evidenti.  Oltte all’OLanda, anche in Colombia 25 giovani hanno fatto ricorso alla Corte suprema perché obblighi il governo ad agire contro la deforestazione. In Pakistan, a un figlio di un agricoltore è stato riconosciuto il diritto alla vita e all’accesso al cibo messi a rischio dai cambiamenti climatici. In Francia, i collettivi On est prêt e il est encore temps  sono impegnati da tempo in questo campo della giustizia climatica e sociale e hanno pubblicato un video per il lancio della procedure giuridica.

Fnh,  Greenpeace France, Notre Affaire à Tous e Oxfam France concludono: «Anche noi possiamo vincere. Possiamo cambiare le cose se saremo centinaia e migliaia, milioni a far sentire la nostra voce, Di fronte all’emergenza climatica, sosteniamo questo ricorso legale perché infine la Francia rispetti i suoi impegni sul clima».

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