«Adeguate politiche di cooperazione internazionale per affrontare il problema dei profughi ambientali Al Governo Conte chiediamo di azzerare i sussidi alle fonti fossili»

Rapporto speciale Ipcc, Legambiente: subito un ambizioso piano nazionale energia e clima

Wwf: che fine ha fatto il ddl sul contenimento del consumo del suolo?

[9 Agosto 2019]

Secondo il presidente di Legambiente, Stefano ciafani, lo Special Report on climate change an land (srccl) presentato ieri a Ginevra dall’Intergovernmental panel on climate change (Ipcc) «Conferma come oggi la più grande e urgente sfida che l’uomo deve affrontare, con soluzioni e azioni concrete ed immediate, è la crisi climatica. Una sfida che a nostro avviso deve essere sostenuta anche in una chiave di cooperazione internazionale, mettendo al centro il Mediterraneo e l’Africa in un progetto comune oltre gli interessi dei singoli Stati e delle imprese. Combattere i cambiamenti climatici significa anche affrontare alla base il fenomeno dei migranti ambientali, destinato ad aumentare nel prossimo futuro. In questa partita è fondamentale un impegno internazionale andando anche oltre gli impegni presi con gli Accordi di Parigi».

Come ha sottolineato Valérie Masson-Delmotte, copresidente di uno dei tre gruppi di lavoro che hanno contribuito a redigere l’eccezionale rapporto di 1.200 pagine, «Oggi 500 milioni di persone vivono in aree soggette a desertificazione. Le persone che vivono in aree già degradate o desertificate sono sempre più influenzate negativamente dai cambiamenti climatici. Questo degrado del suolo ha un impatto diretto sulla quantità di carbonio che la terra è in grado di contenere».

Jim Skea, copresidente di un altro working group Ipcc, ha fatto notare che «Secondo recenti rapporti più di 820 milioni di persone sono denutrite in tutto il mondo, ma fino al 30% del cibo viene perso o sprecato. In futuro, i Paesi dovrebbero prendere in considerazione tutte le opzioni per affrontare le perdite e gli sprechi, riducendo così la pressione sulla terra e le conseguenti emissioni di gas serra, anche attraverso la crescita di plant-based, o i cosiddetti “biocarburanti”. Limitare il riscaldamento globale a 1,5 o anche a 2 gradi (Celsius) comporterà la rimozione di anidride carbonica dall’atmosfera il suolo ra ha un ruolo fondamentale da svolgere nella rimozione dell’anidride carbonica. Le pratiche agricole possono aiutare a costruire carbonio nei suoli, ma potrebbe anche significare utilizzare più bioenergia, con o senza cattura e stoccaggio del carbonio, ed espandere le foreste».

Per Debra Roberts, copresidente del Working Group II Ipcc , «Ridurre le emissioni di gas serra da tutti i settori è essenziale se vogliamo mantenere l’aumento a 2 gradi Celsius. Ci sono limiti al livello delle colture energetiche e al rimboschimento che potrebbero essere utilizzate per raggiungere questo obiettivo».

La necessità di un’azione immediata per far fronte a un pianeta sempre più caldo è stata evidenziata da un altro copresidente di un gruppo di lavoro Ipcc, Hans-Otto Pörtner, che detto: «Non è più possibile per nessuno di dire:” Oh, il cambiamento climatico sta avvenendo, ma noi sapremo adattarci”. La capacità di adattamento è limitata. Nonostante le sfide che molti Paesi devono affrontare a causa delle pressioni legate ai cambiamenti climatici sul suolo, ora è necessario agire positivamente perché le stime ci dicono che la popolazione mondiale dovrebbe raggiungere circa 10 miliardi entro il 2050. Ci sono alcune regioni e alcuni luoghi, specialmente alle latitudini più basse dove la vulnerabilità è estrema. Ma anche in quei paesi, quando c’è una maggiore enfasi sull’adattamento nelle loro strategie di sviluppo, la mitigazione dovrebbe svolgere un ruolo chiave».
Di fronte a questi allarmi lanciati da 107 tra i più illustri scienziati di 50 Paesi diversi, Ciafani fa un confronto con quanto (non) ha fatto il nostro Paese: «Da un lato l’Italia deve avere il coraggio di rendere più ambizioso ed efficace il piano nazionale energia e clima se vuole contribuire ad aggredire veramente l’emergenza climatica, e pensare ad un pacchetto dettagliato di misure per abbandonare il carbone per la produzione elettrica entro il 2025, puntando con forza su rinnovabili, efficienza energetica e sistemi di accumulo, anziché continuare a puntare sul gas, e per eliminare i sussidi alle fonti fossili che ammontano ormai a quasi 19 miliardi di euro. Al Governo chiediamo di dirottare questi miliardi per rilanciare l’efficienza energetica, le rinnovabili, l’innovazione industriale, la mobilità sostenibile ma anche la sanità, la scuola e la manutenzione del territorio per ridurre il rischio idrogeologico. È fondamentale che anche l’Europa voglia scommettere davvero su un green new deal per costruire l’economia del vecchio continente decarbonizzata e circolare, rinnovabile e libera dalle fonti fossili. Siamo convinti infatti che in Europa vi sono tutte le condizioni per raggiungere zero emissioni nette entro il 2040 attraverso una Strategia climatica di lungo termine».

Come ha ricordato Kiyoto Tanabe, copresidente della Task Force on National Greenhouse Inventories «Le scelte che facciamo in materia di gestione sostenibile delle terre possono ridurre, e in certi casi invertire, questi effetti nefasti. In un futuro in cui le precipitazioni saranno più violente, il rischio di erosione dei suoli nelle terre coltivate aumenta e la gestione sostenibile del territorio è un modo per proteggere le comunità dagli effetti nefasti di questa erosione dei suoli. Però, ci sono dei limiti a quel che può essere fatto. In altri casi, il degrado può essere irreversibile».

Rilanciando la nota del Wwf International il Wwf Italia si chiede che fine abbia fatto la Legge Salvasuolo. In Italia: «Purtroppo non si hanno più notizie del disegno di legge sul “Contenimento del consumo del suolo e riuso del suolo edificato” che, nella passata legislatura, dopo essere stato approvato nel 2016 dalla Camera, si è interrotto al Senato”». Anche nel quadro della decarbonizzazione lil Panda italiano si augura che «Venga ripreso al più presto l’iter per dotare il nostro Paese di uno strumento per porre limiti al consumo di suolo, che procede purtroppo a ritmi allarmanti. Il Wwf in diversi dossier, elaborati per l’associazione dal gruppo di ricerca dell’Università dell’Aquila, ha già documentato che in Italia negli ultimi 50 anni l’urbanizzazione sia aumentata in media in questo periodo del 260%».