Rapporto speciale Ipcc su clima e suoli: le prime reazioni ambientaliste

Sfruttare appieno le soluzioni climatiche basate sulla natura, insieme ad altre misure chiave come la riduzione delle emissioni dei combustibili fossili

[8 Agosto 2019]

Commentando il nuovo Ipcc Special Report on climate change an land (srccl) presentato oggi a Ginevra dall’Intergovernmental panel on climate change, Stephen Cornelius, chief advisor on climate change e fresponsabile Ipccc per il Wwf Iternational, ha detto che «Questo rapporto invia un chiaro messaggio che il modo in cui attualmente utilizziamo la terra sta contribuendo al cambiamento climatico, minando al contempo la sua capacità di sostenere le persone e la natura. Dobbiamo vedere una trasformazione urgente nel nostro uso del territorio. Le priorità includono la protezione e il ripristino degli ecosistemi naturali e il passaggio a una produzione e un consumo alimentari sostenibili.  Le buone scelte per i suoli sono fondamentali per affrontare la crisi climatica. Se vogliamo raggiungere l’obiettivo di 1,5° C dell’accordo di Parigi, il passaggio alla gestione sostenibile del territorio deve essere accompagnato dai necessari rapidi e profondi tagli alle emissioni di combustibili fossili. Agire su un solo aspetto on è sufficiente».

Il Wwf International ricorda che «Gli esseri umani utilizzano circa il 72% della superficie terrestre globale libera dal ghiaccio, con l’utilizzo del suolo che contribuisce a circa il 23% delle emissioni totali di gas serra causate dall’uomo, principalmente attraverso la deforestazione, la conversione dell’habitat per l’agricoltura e le emissioni del bestiame. L’abbattimento delle foreste, la “bonifica” delle torbiere e di altri ecosistemi naturali rilascia carbonio, contribuendo allo stesso tempo a una perdita di biodiversità e a un degrado del suolo senza precedenti. La sola industria alimentare è responsabile del 75% della deforestazione in tutto il mondo, con la maggiore pressione sulle foreste che viene attuata nei tropici. È anche uno dei principali motori della conversione agricola della savana e delle praterie. attraverso l’aumento delle temperature, il cambiamento dei modelli di precipitazione e la maggiore frequenza di alcuni eventi meteorologici estremi, il cambiamento climatico sta già influenzando i quattro pilastri della sicurezza alimentare: disponibilità, accesso, utilizzo e stabilità».

Cornelius aggiunge: «Un’azione ritardata aumenterà il rischio di impatti dei cambiamenti climatici sulla sicurezza alimentare. Quelli più a rischio sono i più poveri del mondo. Un’azione precoce per affrontare la crisi climatica ha il potenziale di offrire molteplici vantaggi per tutta la gamma delle sfide del suolo, con molte opzioni che contribuiscono positivamente allo sviluppo sostenibile e ad altri obiettivi della società. Il rapporto evidenzia le sinergie e i compromessi inerenti alle nostre scelte sui suoli. Per garantire un futuro sicuro per il clima, sostenendo al contempo la sicurezza alimentare e la natura. il Wwf considera necessaria una suite integrata di strumenti di gestione sostenibile del territorio. Le soluzioni climatiche basate sulla natura dovrebbero svolgere un ruolo chiave. Ad esempio, le mangrovie aiutano ad aumentare la resilienza climatica, fornendo allo stesso tempo una gamma di servizi ecosistemici alle comunità locali e supportando le nurseries ittiche. La scienza presentata nel rapporto sottolinea inoltre che il clima, le persone e la natura sono fondamentalmente collegati. Gli sforzi per mitigare i cambiamenti climatici e fermare la perdita di natura devono andare di pari passo ed essere pienamente integrati con l’adattamento climatico e le considerazioni sulla sicurezza alimentare. Le Land-based mitigation options rappresentano fino a un quarto della mitigazione totale proposta dai Paesi nei loro piani climatici nazionali, presentai all’Onu ai sensi dell’accordo di Parigi».

Martina Borghi, responsabile campagna foreste di Greenpeace Italia, sottolinea che  «Proteggere le foreste e proporre un nuovo paradigma per il sistema agro-alimentare, sono queste le soluzioni alla crisi climatica ed ecologica che stiamo affrontando. Il suolo e la biodiversità stanno soffrendo una pressione enorme a causa dell’aumento della deforestazione in Amazzonia e degli incendi che proprio in questi giorni stanno devastando Siberia e Indonesia. Questi fenomeni hanno un impatto diretto sulla vita di milioni di persone e sul clima, poiché minacciano la nostra sicurezza alimentare favorendo la desertificazione e il degrado del suolo. Alla luce del nuovo rapporto Ipcc, i governi dovranno perciò aggiornare e migliorare i propri piani d’azione per mantenere l’innalzamento delle temperature globali sotto il grado e mezzo».

Greenpeace ricorda che il rapporto speciale dell’Ipcc conferma l’accelerato aumento delle temperature globali e che «Più di un quarto della terra del Pianeta è soggetta al “degrado indotto dall’uomo” e la produzione di bioenergia può rappresentare un pericolo consistente per la sicurezza alimentare e la degradazione del suolo. Il rischio infatti è quello di privarci di preziosi terreni agricoli, spostando piantagioni e pascoli per il bestiame in aree naturali di grande importanza per la conservazione della biodiversità e la salvaguardia del clima, come le foreste».

La Borghi sottolinea che «Lottare contro i cambiamenti climatici è complicato, ma le soluzioni ci sono e bisogna agire immediatamente. Chiediamo ai governi e alle multinazionali di promuovere pratiche agricole sostenibili ed ecologiche, ma nel frattempo anche noi possiamo fare la nostra parte: una dieta più sana, con meno carne e pasti più ricchi di verdure e proteine di origine vegetale, aiuterà a migliorare l’equilibrio tra ecosistemi naturali e terreni per la produzione agricola».

Secondo Federica Luoni, responsabile area conservazione della natura della Lipu – BirdLife Italia, «Come chiaramente evidenzia il rapporto dell’Ipcc l’agricoltura è al tempo stesso vittima e carnefice della Crisi Climatica in atto. Il nostro paese contribuisce ad essa incentivando la zootecnia intensiva di pianura o le monoculture che depauperano il terreno e immettono sostanze chimiche, luoghi in cui anche la biodiversità è ridotta orami al lumicino, basti pensare che in queste aree alcune specie, come l’allodola e il saltimpalo, sono calate del 70% in meno di 20 anni. Dall’altro lato laddove l’agricoltura si coniuga con la salvaguardia del paesaggio e della biodiversità, come in molte aree interne della nostra Penisola, anche le colture presentano una maggiore resilienza alle conseguenze dei cambiamenti climatici, come l’acuirsi di fenomeni metereologici estremi e la comparsa di nuovi patogeni. Occorre, quindi, concentrarsi sull’applicare le cosiddette “natural based solution”, come la creazione e il mantenimento di siepi, aree umide, fasce boscate, prati stabili, ed è a questo che secondo noi dovrà essere orientato il futuro Piano Strategico Nazionale della PAC».

Secondo Azione contro la Fame,«Nel rapporto pubblicato oggi, l’IPCC fornisce un rapporto sulla complessa relazione tra cambiamento climatico e uso del suolo, in particolare per quanto riguarda l’agricoltura. In effetti, i sistemi agroalimentari sono direttamente e indirettamente responsabili di quasi 1/4 delle emissioni di gas a effetto serra. Ma l’agricoltura soffre anche degli effetti dei cambiamenti climatici. Questo in particolare è il caso dell’agricoltura contadina e familiare. L’aumento del verificarsi di eventi climatici estremi ha un forte impatto sulla produzione agricola, in termini di qualità e quantità, e peggiora la situazione delle popolazioni più vulnerabili, quando il cibo è scarso e quindi più costoso. Per Azione contro la Fame, la questione dell’agricoltura va messa al centro delle discussioni internazionali sui cambiamenti climatici: è indispensabile rivedere i sistemi agricoli in tutto il mondo per limitare il loro impatto sulle mutazioni del clima senza compromettere la sicurezza alimentare. In particolare, è essenziale attuare politiche ad hoc per promuovere la resilienza delle popolazioni più vulnerabili ai cambiamenti».

Lungo il corso di questi ultimi anni, Azione contro la Fame ha scoperto che il progressivo cambiamento climatico ha un impatto diretto sulla sicurezza alimentare e sulla malnutrizione di milioni di persone vulnerabili che dipendono dall’agricoltura e dal bestiame come principale fonte di sostentamento e Pauline Verrière, responsabile per la sicurezza alimentare dell’ONG sottolinea che «L’agroecologia contadina, l’agricoltura familiare e i piccoli agricoltori devono essere messi al centro dei sistemi agricoli, a differenza dell’agricoltura industriale, che non solo non dà la possibilità di nutrire in modo sano e nutriente ma aggrava anche il cambiamento climatico. ” afferma. “I paesi del Nord devono anche riconsiderare le loro modalità di consumo per limitare drasticamente il loro impatto sui cambiamenti climatici, che colpisce in particolare i paesi del Sud. È l’intera catena di produzione alimentare che deve essere interessata da questi cambiamenti: in particolare la deforestazione, gli additivi chimici, l’agricoltura e lo spreco alimentare».

Fernanda Carvalho, , global policy manager  per le pratiche climatiche ed energetiche del Wwf, conclude. «Per rafforzare i loro impegni previsti dall’accordo di Parigi entro il 2020, i Paesi dovrebbero sfruttare appieno le soluzioni climatiche basate sulla natura, insieme ad altre misure chiave come la riduzione delle emissioni dei combustibili fossili. La prima opportunità per annunciare piani così audaci sarà il vertice sul clima di New York a settembre»