Regno Unito: i laburisti chiedono di dichiarare l’emergenza climatica. La Scozia pronta a farlo

Il governo conservatore non è riuscito a spendere i finanziamenti stanziati contro l'inquinamento

[29 Aprile 2019]

Il primo maggio il Partito laburista britannico porterà in Parlamento una mozione per dichiarare l’emergenza nazionale in materia di ambiente e cambiamenti climatici e denuncia che documenti confidenziali dimostrano che il governo conservatore ha speso solo una frazione del fondo di 100 milioni di sterline stanziato nel 2015 per sostenere progetti per l’aria pulita.

Il partito di Jeremy Corbyn chiederà che il Regno Unito prenda atto della minaccia e agisca con urgenza per evitare un riscaldamento globale di oltre 1,5°, cosa che richiederà entro il 2030 una riduzione delle emissioni globali di circa il 45% rispetto ai livelli del 2010 e il raggiungimento delle “emissioni zero” prima del 2050.

Ora che, con le manifestazioni di piazza degli studenti e di Extinction Rebellion i cambiamenti climatici sono al centro dell’attenzione politica britannica, i laburisti puntano a mettere sotto pressione i conservatori perché sostengano il piano o perché spieghino perché si rifiutano di farlo.  Il 27 aprile Corbyn ha detto che la recente ondata di proteste «E’ stata un grosso o e necessario campanello d’allarme» che richiede «un’azione rapida e drammatica, che possono realizzare solo un’azione concertata del governo e una rivoluzione industriale verde». Per il leader laburista, se il parlamento appoggiasse la mozione, diventando il primo a dichiarare un’emergenza climatica nazionale, «innescherebbe n’ondata di azione da parte dei governi di tutto il mondo».

Highways England  ha ammesso che finora dei 100 milioni di sterline per la qualità dell’aria ne sono stati spesi solo 7,7 milioni e, anche se il governo dice di essere pronto a investirne altri 75, Polly Billington, direttrice di UK100, una coalizione per l’aria pulita, ha detto che è scandaloso che non si siano spesi i fondi stanziati: «Ogni settimana nel Regno Unito muoiono 700 persone a causa di malattie legate all’inquinamento atmosferico, 20 volte il numero di morti negli incidenti stradali. Niente più stornamenti o ritardi: il governo deve stanziare urgentemente questo finanziamento per prevenire ulteriori malattie e morti inutili». UK100 ha scritto al segretario dei trasporti Chris Grayling e all’amministratore delegato di Highways England, Jim O’Sullivan, per richiedere «un piano d’azione completo per utilizzare i finanziamenti rimanenti, compresa una maggiore espansione dei punti di ricarica dei veicoli elettrici». A gennaio in tutta l’Inghilterra c’erano poco meno di 16.000 punti di ricarica elettrica.

Pascal Lamy, ex direttore generale dell’Organizzazione mondiale del commercio, ha avvertito che la Brexit rischia di danneggiare la leadership del Regno Unito sui cambiamenti climatici: «E’ vitale che qualsiasi nuovo accordo commerciale o trattato ambientale tra il Regno Unito e l’Ue protegga la posizione di leadership globale della regione sul cambiamento climatico. Senza misure di salvaguardia per assicurare una forte cooperazione e un allineamento continui, la Brexit potrebbe distruggere le protezioni ambientali, ben oltre le importazioni di pollo clorurato».

Le preoccupazioni dei laburisti, degli ambientalisti e degli economisti sono le stesse della premier scozzese Nicola Sturgeon che, intervenendo a Edimburgo alla conferenza dello Scottish National Party (SNP, Pàrtaidh Nàiseanta na h-Alba, Scottis Naitional Pairtie) ha annunciato che la Scozia dichiarerà l’emergenza climatica e di essere stata  ispirata a prendere questa misura dall’incontro con giovani attivisti per il  clima che hanno scioperato a scuola: «Hanno ragione, mi impegno ad assumerci le nostre responsabilità».

Una decisione che avvicina il partito indipendentista di sinistra scozzese ai laburisti, subito stemperata dall’annuncio dell’avvio della «più grande campagna per l’indipendenza» lanciata dall’SNP.

Di fronte all’offensiva laburista che chiedono un drastico taglio delle emissioni di gas serra e il divieto di fracking nel Regno Unito, la Sturgeon. Ha ricordato che la Scozia ha già vietato il fracking e che «E’ un leader mondiale sui cambiamenti climatici ed è già impegnata a diventare carbon neutral entro il 2050. Il nostro Paese continuerà a dare l’esempio, poiché i nostri obblighi verso la prossima generazione sono i più importanti che abbiamo, Vogliono che i governi di tutto il mondo dichiarino l’emergenza climatica, dicono che è ciò che la scienza ci dice e hanno ragione. Così oggi, come primo ministro della Scozia, dichiaro che c’è un’emergenza climatica e la Scozia sarà all’altezza delle nostre responsabilità nell’affrontarla». Questa settimana il Committee on Climate Change pubblicherà un nuovo parere scientifico sugli obiettivi di emissioni della Scozia e la Sturgeon ha chiarito: «Se quella commissione ci dirà che possiamo andare oltre o andare più veloce, lo faremo».

Il 27 marzo i parlamentari SNP, insieme ai conservatori, laburisti e liberali, avevano votato una mozione presentata dai Verdi al parlamento scozzese che, dopo aver denunciato l’impatto dell’industria del petrolio e del gas, chiede di dichiararte l’emergenza climatica, industria. Durante il dibattito su quel provvedimento, il ministro scozzese dell’energia, Paul Wheelhouse, aveva però detto che «Il cambiamento climatico è una questione urgente, ma il governo ha il dovere di rispondere responsabilmente e di mantenere le luci della Scozia accese». E l’energia (e le entrate fiscali) in Scozia derivano dalla piattaforme offshore di idrocarburi e dall’eolico.

Intanto, mentre i parlamenti nazionali e regionali discutono, in tutto il Regno Unito decine di città e cittadine hanno già dichiarato l’emergenza climatica e dichiarano di voler diventare carbon neutral entro il 2030, con un massiccio passaggio alle auto elettriche e a case sostenibili, un obiettivo molto più ambizioso di quello del governo britannico, che prevede di ridurre le emissioni di carbonio dell’80% (rispetto ai livelli del 1990) entro il 2050. La Scozia si è impegnata a diventare carbon neutral entro il 2050 e intanto prepara un altro referendum entro il 2021 per uscire dal Regno Unito e rientrare nell’Unione europea dopo la Brexit.

Intanto la Sturgeon ha fatto capire, nel caso di elezioni anticipate, di non escludere una possibile alleanza di governo con i laburisti che si basi sulla giustizia sociale e sulla lotta ai cambiamenti climatici e che consenta di tenere il nuovo referendum indipendentista.