Rivedere in meglio i sistemi alimentari può garantire il 20% delle riduzioni delle emissioni globali necessarie entro il 2050

Ma spreco di cibo e cambiamento dei sistemi alimentari non sono previsti nei Nationally Determined Contributions per l’Accordo di Parigi

[1 Settembre 2020]

«I responsabili politici possono aumentare le possibilità di raggiungere gli obiettivi climatici e limitare il riscaldamento globale a 1,5  C assumendo impegni più specifici per trasformare i sistemi alimentari nazionali». A dirlo è il rapporto “Enhancing Nationally Determined Contributions (NDCs) for Food Systems”, pubblicato oggi da United Nations environment programme (Unep), Wwf International, EAT e Climate Focus, che però avverte che , «I Paesi stanno perdendo opportunità significative per ridurre le emissioni di gas serra» ma  identifica 16 modi in cui i responsabili politici potrebbero agire di più e meglio, dalla fattoria alla tavola.

Presentando il rapporto, l’Unep ricorda che «Attualmente, le diete, la perdita e lo spreco di cibo sono ampiamente ignorati, ma aggiungendoli ai piani nazionali sul clima, i responsabili politici possono migliorare , fino al 25% i loro contributi provenienti dalla mitigazione e dall’adattamento dei sistemi alimentari».

In base ll’Accordo di Parigi del 2015, tutti i Paesi del Mondo  dovrebbero rivedere o ripresentare i loro Nationally Determined Contributions (NDC) ogni 5 anni. Quest’anno, quindi, i governi hanno l’opportunità di adottare soluzioni per i sistemi alimentari e fissare obiettivi e misure più ambiziosi per ridurre le emissioni di gas serra e, a loro volta, migliorare la biodiversità, la sicurezza alimentare e la salute pubblica.

I sistemi alimentari – che riuniscono tutti gli elementi e le attività che riguardano la produzione, lavorazione, distribuzione, preparazione e consumo di cibo – rappresentano fino al 37% di tutte le emissioni di gas serra e l’Unep dice che «Continuare su una traiettoria “business as usual” esaurirà, da sola, i budget delle emissioni compatibili con gli 1,5° C per tutti i settori. Sebbene l’89% degli NDC menzioni la produzione agricola, gli obiettivi di riduzione delle emissioni agricole sono inclusi principalmente nei più ampi obiettivi di utilizzo del suolo». Ad essere ignorate dalla politica e dai governi sono in particolare altre azioni per modificare il sistema alimentare, come la riduzione della perdita e dello spreco di cibo o il passaggio a diete più sostenibili,  nonostante insieme potrebbero ridurre le emissioni di gas serra fino a 12,5 giga-tonnellate di CO2 equivalente, quanto 2,7 miliardi di auto.

Marco Lambertini, direttore generale del Wwf International ha detto che «Se vogliamo raggiungere un futuro di 1,5° C,  sono necessari “Impegni ambiziosi, limitati nel tempo e misurabili per la trasformazione dei sistemi alimentari. Non farlo significa ignorare uno dei principali motori della crisi climatica odierna. Senza un’azione sul modo in cui produciamo e consumiamo cibo, non possiamo raggiungere i nostri obiettivi in ​​materia di clima o biodiversità, che sono la base per raggiungere la sicurezza alimentare, prevenire l’insorgenza di malattie e, in ultima analisi, raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile. Ecco perché esortiamo i governi a includere approcci ai sistemi alimentari positivi per il clima e per la natura negli NDC rivisti e più ambiziosi presentati quest’anno».

Secondo la direttrice generale dell’Unep, Inger Andersen, «La pandemia ha messo a nudo la fragilità dei nostri sistemi di approvvigionamento alimentare, dalle complesse catene del valore agli impatti sui nostri ecosistemi. Ma ha anche dimostrato che le aziende e le persone sono pronte a ricostruire meglio. Questa crisi ci offre la possibilità di ripensare radicalmente al modo in cui produciamo e consumiamo il cibo. Ad esempio, anche riorientare il consumo dimezzando lo spreco alimentare e catalizzando il passaggio a diete più ricche di piante, è un potente strumento di mitigazione del clima da sfruttare. Spetta a noi cogliere questa opportunità e mettere i sistemi alimentari sostenibili al centro della ripresa verde»,

Le 16 azioni identificate nel rapporto comprendono la riduzione del cambiamento di destinazione d’uso del suolo e di conversione degli habitat naturali, che potrebbero ridurre le emissioni di 4,6 Gt CO2e all’anno. Allo stesso modo, ridurre la perdita e lo spreco di cibo, che rappresenta l’8% di tutte le emissioni di gas serra, potrebbe ridurre le emissioni di 4,5 Gt CO2e all’anno.  Ma il rapporto fa notare che «Solo 11 paesi attualmente menzionano la perdita di cibo nei loro piani e nessuno considera lo spreco di cibo.

Il miglioramento dei metodi di produzione e la riduzione delle emissioni di metano dal bestiame potrebbero ridurre le emissioni fino a 1,44 Gt di CO2e all’anno, ma riduzioni molto maggiori potrebbero essere ottenute passando a diete più sane e sostenibili con una percentuale maggiore di alimenti vegetali rispetto a quelli animali, che potrebbero evitare emissioni fino a 8 Gt di CO2e ogni anno. Nessun piano climatico nazionale attuale parla esplicitamente di diete più sostenibili.

Il rapporto rileva che «I paesi sviluppati sono meno propensi dei Paesi in via di sviluppo a fornire azioni di mitigazione specifiche di settore per l’agricoltura nei loro attuali piani climatici, sebbene in termini assoluti, anche il numero di azioni specifiche per ridurre le emissioni nel sistema alimentare nei Paesi in via di sviluppo sia basso». Fino ad agosto 2020, sono stati presentati 15 aggiornamenti e revisioni NDC e, sebbene alcuni riguardino l’agricoltura, le azioni sono ancora carenti e il rapporto evidenzia che «Le prime indicazioni indicano che il consumo alimentare sostenibile e la perdita e lo spreco di cibo continueranno a essere ignorati nel processo di revisione. Nessuno degli aggiornamenti e delle revisioni presentati li menziona nei loro contributi o politiche e misure di mitigazione».

Per Charlotte Streck, cofondatrice e direttrice di Climate Focus, «I sistemi alimentari sono un’opportunità di mitigazione trascurata e raramente c’è un’opportunità di mitigazione con così tanti vantaggi di sviluppo sostenibile. Eliminare il consumo eccessivo di carne, migliorare le strutture di stoccaggio e ridurre gli sprechi alimentari fa bene alla nostra salute e migliora la sicurezza alimentare. Con una check-list ed esempi concreti di attività e obiettivi, questo rapporto fornisce una guida ai responsabili politici per integrare i sistemi alimentari nelle loro strategie nazionali sul clima».

Oltre ad aumentare l’ambizione nei loro NDC, i Paesi hanno una serie di ulteriori opportunità per ridurre le emissioni e preservare la natura attraverso i sistemi alimentari. Nel 2021, nel contesto della Conferenza delle parti della Convention on Biological Diversity  Onu (COP 15), i leader mondiali possono concordare un nuovo accordo per la natura e le persone, per arrestare e invertire la perdita di biodiversità. Inoltre, nel 2021 si terrà il primo UN Food Systems Summit  e, come ha fatto notare il segretario generale dell’Onu António Guterres, «La trasformazione dei sistemi alimentari è fondamentale per raggiungere tutti gli obiettivi di sviluppo sostenibile».

Gunhild Stordalen, fondatore e presidente esecutivo di EAT, conclude: «Concentrarsi sul cibo non è solo un prerequisito per rispettare l’Agenda 2030, ma è importante quanto la trasformazione energetica per realizzare l’accordo di Parigi sul clima. Il passaggio a una produzione rigenerativa che assorbe il carbonio e l’adozione di diete sane, prevalentemente a base vegetale, economiche e accessibili, nonché il dimezzamento degli sprechi e delle perdite alimentari, sono azioni essenziali che devono essere incluse negli NDC dei Paesi e integrate nella loro azione per il clima CON piani con chiare ambizioni. Mentre entriamo nella  Decade of Action, rendiamola il decennio di arrivo a un futuro alimentare sano, sostenibile ed equo per tutti».