Save the Children: «Nel 2019 le catastrofi naturali hanno causato oltre 1,200 vittime in Africa orientale e meridionale»

Appello alla COP25 Unfccc: prendere decisioni forti per ridurre l'impatto dei cambiamenti climatici e garantire la protezione della vita e del futuro dei nostri figli

[3 Dicembre 2019]

In un appello rivolto alla 25esima Conferenza delle parti dell’Unfccc in corso a Madrid, Save the Children ricorda che «Almeno 33 milioni di persone in Africa orientale e meridionale], tra cui più di 16 milioni di bambini, sarebbero vittime dell’insicurezza alimentare causata dalle crisi climatiche, che in alcuni casi possono portare fino a una vera propria emergenza fame». Si tratta di una tragedia che ha colpito gran parte dell’Africa nord-orientale: «Nel Sud Sudan, 6,35 milioni di persone (54% della popolazione); Zimbabwe, 3,58 milioni di persone (25% della popolazione); Sudan, 5,8 milioni di persone (14% della popolazione totale); Somalia, 2,1 milioni di persone (14% della popolazione); Zambia, 2,3 milioni di persone (13% della popolazione); Etiopia, 6,7 milioni di persone (6% della popolazione); Malawi, 1,12 milioni di persone (6% della popolazione); Kenya 3,1 milioni di persone (6% della popolazione); Mozambico, 1,6 milioni di persone (5% della popolazione); Madagascar, 916.201 persone (3% della popolazione) soffrono di crisi o livelli peggiori di insicurezza alimentare (fase 3 IPC e superiori)».

Come se non bastasse, nel 2019 cicloni, inondazioni e frane hanno ucciso 1.272 persone sono morte nell’Africa orientale e meridionale: Mozambico 648 vittime, Zimbabwe 339, Kenya 95, Sudan 78, Malawi 60, Etiopia 30, Somalia 22.

inoltre, secondo lo Special Report 1,5° C dell’Ipccc, le temperature nelle regioni subtropicali dell’Africa meridionale sono aumentate di circa il doppio rispetto alla media globale.

Molti Paesi che sono stati colpiti da crisi multiple, come il Mozambico che quest’anno ha subito per la prima volta due devastanti cicloni nella stessa stagione per la prima volta nella storia.

Per questo Save the Children «chiede ai leader mondiali di impegnarsi per incrementare gli sforzi per ridurre l’impatto della crisi climatica che colpisce in particolar modo i bambini, sia in Africa orientale e meridionale che a livello globale» e ricorda che «Un recente rapporto del panel intergovernativo delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Ipcc) mostra come il cambiamento climatico stia contribuendo ad aumentare le temperature nella regione e come le temperature elevate stiano aggravando le conseguenze della siccità e delle inondazioni[5]. Crisi climatiche che decimano i mezzi di sussistenza, lasciando le famiglie alla disperata ricerca di cibo esponendole al rischio di malnutrizione acuta, una condizione pericolosa per la vita che richiede un trattamento urgente».

Secondo il rapporto Unicef “Children, Environment and Climate change”, in quasi il 90% dei casi sono proprio i bambini ad essere i più colpiti da malattie attribuibili anche ai cambiamenti climatici come la malaria e la dengue.

Cifre impressionanti che non comprendono i morti per la siccità che nell’ultimo anno ha aumentato ancora i livelli di, in particolare tra i bambini. Dieci paesi dell’Africa orientale e meridionale – Madagascar, Malawi, Mozambico, Zambia, Zimbabwe, Sudan del Sud, Sudan, Etiopia, Somalia e Kenya – stanno attraversando una crisi indotta dal clima, in media il 10% delle persone che vivono in questi Paesi attualmente sta gravemente soffrendo per via della fame: 33.566.000 persone, su un totale di 334.096.000 persone che vivono nei 10 Paesi»

A tutto questo si aggiungono gli spostamenti di massa della popolazione che creano ulteriori rischi di sfruttamento, separazione delle famiglie e abbandono scolastico per i bambini. Secondo i dati dell’Internal Displacement Monitoring Centre (IDMC), in Somalia, Etiopia, Sud Sudan, Mozambico, Sudan, Malawi e Zimbabwe alla fine di giugno i i nuovi sfollati per via di calamità legate ai cambiamenti climatici erano1.023.000, oltre la metà dgli sfollamenti sono stati causati dalle conseguenze del ciclone Idai, che ha colpito il Mozambico, lo Zimbabwe e il Malawi nel marzo 2019, ed è stato seguito sei settimane dopo dal ciclone Kenneth. I due cicloni più forti mai verificatisi nel continente africano.

A giugno, il numero di persone costrette a fuggire dalle loro case a causa degli shock climatici nella regione aveva già raggiunto la cifra di 1.021.600, pari a quella registrata in tutto il 2018 de che non comprende gli spostamenti dovuti alle alluvioni che hanno colpito la Somalia, l’Etiopia, il Kenya, Sud Sudan e Sudan negli ultimi tre mesi. Basandosi sulle più recenti cifre dell’IDP Onu per Sud Sudan, Sudan, Somalia, Etiopia e Kenya, «A causa di queste catastrofi, altri 1,1 milioni di persone sono state costrette ad abbandonare le proprie terre – dice Save the Children – Una cifra che, in base al trend attuale, potrebbe raddoppiare entro la fine dell’anno». Save the Children riporta la testimonianza di Amran, una ragazza di 13 anni la cui casa è stata allagata dopo che si sono rotti gli argini del fiume Shabelle a Beledweyne, in Somalia: «Ero spaventatissima quando ho capito che l’acqua stava per raggiungere la nostra casa. Non sapevo cosa sarebbe successo a me e alla mia famiglia». Amran ora vive in una tenda con i suoi genitori e tre fratelli.

Di fronte a questo scenario, l’ONG Children chiede alla comunità internazionale di «incrementare gli sforzi per affrontare la crisi climatica e il suo impatto sui bambini di tutto il mondo». In particolare, Save the Children «esorta i leader mondiali ad impegnarsi a raggiungere gli Obiettivi di sviluppo sostenibile, approvati dalle Nazioni Unite con l’Agenda 2030, e a garantire i diritti di tutti i bambini come sancito dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia. Inoltre, la comunità internazionale deve lavorare con i governi dell’Africa orientale e meridionale e di tutto il mondo per sostenere lo sviluppo e l’attuazione di piani d’azione nazionali sui cambiamenti climatici».

Ian Vale, direttore regionale di Save the Children per l’Africa orientale e meridionale, conclude. «I risultati di questa analisi sono cupi e mostrano che la crisi climatica sta aumentando le disuguaglianze, la povertà e gli sfollamenti della popolazione in Africa orientale e meridionale. Qui possiamo toccare con mano le conseguenze del cambiamento climatico che sta uccidendo le persone, le sta costringendo a lasciare le loro case e sta strappando dalle mani dei bambini l’opportunità di costruirsi il futuro al quale hanno diritto. Con queste emergenze sovrapposte e inesorabili, anche il sistema umanitario subisce gravi conseguenze. Cicli ripetuti di insicurezza alimentare a causa di shock legati al clima si traducono in significativi gap di finanziamenti e i bisogni umanitari che non possono essere soddisfatti. Mentre i leader mondiali si riuniscono per la COP25, li invitiamo a prendere decisioni forti per ridurre l’impatto dei cambiamenti climatici e garantire la protezione della vita e del futuro dei nostri figli. Chiediamo ai donatori di aumentare e sostenere i finanziamenti per l’assistenza umanitaria in Africa orientale e meridionale, con iniziative legate alle misure esistenti per aumentare la protezione dei minori, l’accesso alla sanità, all’istruzione e ai mezzi di sussistenza. E, soprattutto, i bambini devono essere attivamente coinvolti negli sforzi internazionali, nazionali e locali per mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici».