Scoperto un nuovo “termometro” per studiare temperature e clima passato della Terra

L’università di Pisa partner dello studio realizzato nell'Antro del Corchia in Toscana

[4 Novembre 2020]

Lo studio “Magnesium in subaqueous speleothems as a potential palaeotemperature proxy”, pubblicato su Nature Communications da un team internazionale di ricercatori rivela che «C’è un nuovo termometro per misurare e studiare le temperature e il clima passato del nostro pianeta. Si tratta del magnesio contenuto in particolari concrezioni, dette speleotemi, che si formano lentamente all’interno di piccoli laghi o pozze dentro le grotte».

Una scoperta realizzata dal team guidato da Giovanni Zanchetta del Dipartimento di scienze della Terra dell’università di Pisa e Russell Drysdale dell’università di Melbourne e che ha visto la partecipazione di ricercatori dell’Istituto di Geoscienze e Georisorse CNR e l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia di Pisa. In particolare la ricerca ha riguardato una “carota” proveniente da uno speleotema di un piccolo lago del sistema carsico dell’Antro del Corchia in Toscana, a circa 300 m di profondità nelle viscere della montagna, e cresciuto ininterrottamente durante gli ultimi 350 mila anni.

Zanchetta spiega che «Analizzando le variazioni della concentrazione del magnesio negli speleotemi abbiamo la possibilità di registrare i cambiamenti di temperatura per centinaia di migliaia di anni. I risultati relativi alla concentrazione di magnesio coprono quindi gli ultimi quattro cicli glaciale-interglaciale, e sono confermati dalla corrispondenza con i record di temperatura della superficie del mare registrati nei sedimenti oceanici del Mediterraneo e dell’Atlantico».

I ricercatori, per verificare questa somiglianza, si sono concentrati sul periodo Termination II: la conclusione della penultima era glaciale, tra 136 e 128 mila anni fa, e spiegano che «Durante questo periodo di riscaldamento, le temperature oceaniche sono aumentate di 8 gradi nel giro di poche migliaia di anni. Lo studio ad altissima risoluzione della speleotema del Corchia, unito alla determinazioni radiometrica dell’età con il metodo del decadimento radioattivo dell’Uranio in Torio, ha così mostrato un brusco aumento nella concentrazione del Mg, verificatosi esattamente in concomitanza del forte aumento delle temperature oceaniche».

Zanchetta conclude: «Questa ricerca è la prima a dimostrare che il magnesio in uno speleotema può fungere da indicatore di temperatura. La temperatura è uno dei parametri fondamentali nelle misurazioni climatiche e la stima delle temperature passate è quindi un tassello irrinunciabile per la ricostruzione del clima passato, e può aiutarci a capire come ogni regione risponda ai principali episodi di cambiamento climatico globale».