Siccità: migliora la situazione al nord, ma al centro-sud è ancora grave deficit idrico

Il Coronavirus rischia di farci dimenticare le emergenze climatiche

[9 Marzo 2020]

Secondo la periodica analisi dell’Osservatorio ANBI sulla Stato delle Risorse Idriche, «L’anticipo di piogge dai caratteri primaverili, pur ristorando le campagne, non ha sostanzialmente mutato la condizione delle riserve d’acqua, preoccupante nelle zone meridionali del Paese, dove le scarse precipitazioni si accompagnano a temperature miti, favorevoli ad un anticipo dei cicli colturali».

Insomma, l’emergenza Coronavirus ris chia di farci dimenticare emergenze che fino a poche settimane fa erano (e restano) in cima alla lista dei nostri problemi ambientali ed economici e l’osservatorio dell’Associazione Nazionale Consorzi di gestione e tutela del territorio e acque irrigue fa bene a ricordarci che, «Si aggrava, in particolare, la situazione in Puglia dove, in una dozzina di giorni, il deficit è aumentato di quasi 5 milioni di metri cubi; ora le risorse disponibili ammontano a circa 141 milioni di metri cubi: meno della metà rispetto ad un anno fa. La situazione è invece leggermente migliorata in Basilicata, dove mancano all’appello, però, oltre il 30% delle disponibilità idriche di un anno fa, analogamente a quanto sta accadendo in Calabria, dove nel cosentino sono soprattutto le coltivazioni di finocchio a soffrire; si conferma, infine, a “macchia di leopardo” la situazione idrica in Sicilia».

Una situazione che, al contrario di quella del Coronavirus, si fa meno preoccupante man mano che si risale verso Nord. Ma, in quanto a emergenza siccità, stanno meglio delle Regioni più meridionali anche Abruzzo, Lazio, Marche, nonostante il calo delle precipitazioni, soprattutto in Umbria. E in Sardegna, c’è complessivamente maggiore disponibilità di acqua rispetto allo scorso anno.

Questo non vuol dire che la situazione al nord sia rosea: «La portata del fiume Po si conferma sotto la media storica, ma superiore ad un anno fa – sottolineano all’Osservatorio ANBI – , mentre il livello delle acque nel fiume Adige è inferiore solo al 2014 nello scorso quinquennio. Idricamente più ricchi di un anno fa sono i fiumi piemontesi (Tanaro, Dora Baltea, Stura di Lanzo), mentre in Emilia-Romagna solo il fiume Savio appare in sofferenza e sono rassicuranti le riserve nei bacini piacentini del Molato e di Mignano. Rimane anomala la situazione dei grandi bacini del Nord con il lago Maggiore ed il lago di Garda rispettivamente al 76,5% ed al 97,1% della capacità di riempimento, mentre il lago di Como permane sotto lo zero idrometrico e quello d’Iseo, pur in rialzo, resta sotto media del periodo (rispettivamente al 20,6% ed al 24,3% della capacità di riempimento)».

Secondo Francesco Vincenzi, Presidente di ANBI, «Siamo in una fase idricamente interlocutoria, cui le piogge delle scorse ore, per quanto auspicate, non hanno apportato sostanziali modificazioni. Si conferma urgente la necessità di un Piano Nazionale Invasi, che permetta di programmare la distribuzione irrigua senza dipendere da un andamento climatico sempre più discontinuo».

Il direttore generale di ANBI, Massimo Gargano, conclude: «In questo quadro d’incertezza arriva opportuna la convocazione di tutti i soggetti interessati, fatta dall’Autorità di Distretto del fiume Po, a Parma, Auspichiamo che l’esempio venga seguito anche in altri bacini italiani, al fine di contemperare le diverse esigenze, pur nel rispetto delle priorità di legge, che prevedono l’uso agricolo dopo quello umano».