«Significativo calo delle piogge» in Italia centrale, la desertificazione corre lungo l’Adriatico

Anbi: «La concentrazione localizzata delle piogge, conseguenza della crisi climatica, non solo penalizza l’agricoltura, ma rischia di incidere significativamente anche sull’economia turistica di località del litorale adriatico»

[26 Novembre 2020]

Se d’estate a preoccupare lungo la dorsale adriatica era soprattutto la Romagna, adesso le scarse piogge che anche d’autunno hanno caratterizzato la costa dell’Adriatico rilanciano l’allarme desertificazione: come segnala l’Anbi nel suo ultimo Osservatorio sulle risorse idriche, sulle coste delle Marche ad ottobre è piovuto il 25% in meno della media, stesso andamento si osserva in Abruzzo, dove il bilancio idro-climatico – la differenza tra precipitazioni ed evapotraspirazione – segna un deficit più evidente in prossimità della costa nelle province di Pescara e Chieti.

«È sempre più evidente – commenta Francesco Vincenzi, presidente dell’Associazione nazionale che riunisce i consorzi di bonifica – la necessità di realizzare infrastrutture idrauliche, in grado di trasportare acqua da un territorio all’altro come dimostra l’esempio virtuoso del Canale Emiliano Romagnolo; la concentrazione localizzata delle piogge, conseguenza della crisi climatica, non solo penalizza l’agricoltura, ma rischia di incidere significativamente anche sull’economia turistica di località del litorale adriatico».

Certo, con le ultime piogge lungo l’Adriatico la situazione è migliorata in Puglia, i cui invasi trattengono ora quasi 54 milioni di metri cubi d’acqua, ma anche qui rimane comunque un deficit di oltre 70 milioni di metri cubi rispetto all’anno scorso (invaso di Occhito: – 58, 9milioni di metri cubi).

E le criticità non sono legate solo al rischio desertificazione che avanza, soprattutto al sud ma ormai anche nel resto d’Italia. «C’è un problema di evidente fragilità dei territori di fronte all’estremizzazione degli eventi atmosferici – osserva Massimo Gargano, direttore generale Anbi – in particolare,  la crescente e non di rado incontrollata cementificazione accentua i rischi per le aree urbane, il cui equilibrio idraulico necessita di una costante manutenzione, cui spesso le Amministrazioni Locali non sono in grado di fare fronte. Per questo i Consorzi di bonifica, forti di migliaia di convenzioni in essere con Comuni di tutta Italia, si sono ora proposti anche per la gestione dei principali corsi d’acqua, come già avviene per il fiume Arno in Toscana ed i Navigli in Lombardia. Mettiamo riconosciute capacità progettuali ed operative a servizio del nuovo modello Paese, che deve uscire da questo tempo sospeso».