Un anno dal ciclone Vaia: crowdfunding per la riforestazione, ma il 60% degli alberi è ancora a terra

Per tornare allo stato pre-Vaia ci vorranno dai 60 ai 70 anni

[29 Ottobre 2019]

A un anno dalla tempesta Vaia che ha devastato un’area tra Veneto, Trentino e Friuli negli ultimi giorni dell’ottobre 2018, provocando la strage di circa 14 milioni di piante nelle foreste su una superficie di oltre 41.000 ettari, Coldiretti stima che «Sei alberi su dieci (60%) sono ancora a terra».
Vaia si è lasciata alle spalle un’imponente scia di distruzione del patrimonio forestale: 494 i comuni colpiti tra Lombardia, Veneto, Trentino e Friuli per un totale di 42.800 ettari di terreno danneggiati, l’equivalente di circa 70.000 campi da calcio. Un duro colpo anche dal punto di vista economico, dal momento che i danni stimati, tra diretti e indiretti, ammontano a 630 milioni di euro. In un anno di lavori, per diversi periodi a singhiozzo a causa delle gelate invernali e della difficoltà di intervento sui terreni in pendenza, è stata data priorità nelle aree colpite da Vaia alla messa in sicurezza delle zone a rischio idrogeologico e delle arterie stradali più importanti per gli abitanti e per i lavori stessi. Nei terreni già puliti dai detriti dove il bosco non si rinnova naturalmente è stato avviato l’impianto di diverse specie per aumentare biodiversità e resilienza.
Secondo la più grande organizzazione agricola italiana si tratta di «Una tragedia che rischia di compromettere l’equilibrio ecologico ed ambientale di vaste aree montane mettendo a rischio la stabilità idrogeologica. Ad essere abbattuti sono stati soprattutto faggi ed abeti bianchi e rossi nei boschi dal Trentino all’Alto Adige, dal Veneto al Friuli Venezia Giulia dove nelle montagne la mancanza di copertura vegetale lascia il campo libero a frane e smottamenti in caso di forti piogge senza dimenticare gli effetti sulla grande varietà di vegetali e sulla popolazione di mammiferi, uccelli e rettili che popolano i boschi. Al danno ambientale si aggiunge quello economico con importanti ripercussioni sull’intera filiera del legno e sul turismo con le attività legate alla raccolta dei frutti del bosco, in aree spesso a rischio spopolamento. I proprietari pubblici e privati dei boschi distrutti stanno affrontando maggiori costi per la rimozione del legname e per il ripristino del bosco ma anche le conseguenti perdite per la svalutazione del prezzo del legname. A preoccupare è l’insetto bostrico (Ips typographus) che scava nelle cortecce e provoca la moria di interi boschi soprattutto di abete rosso».
Coldiretti sottolinea che «Nelle aree colpite si sta facendo largo l’idea di gestire i territori con un vero e proprio piano regolatore verde che garantisca l’ambiente, valorizzi nuove attività agricole dove possibile e risponda alle esigenze di rifornimento della filiera sulla base delle quantità di legno che realmente sono necessarie, oltre a ripiantare varietà autoctone che meglio resistano alla violenza di eventi climatici sempre più estremi. Ma occorre intervenire anche sulla prevenzione favorendo la gestione dei terreni cosiddetti silenti, per i quali è difficile risalire ai proprietari o farli impegnare in una corretta gestione dei suoli. In questa fase le proposte che incentivano la ripresa tanto delle attività forestali quanto di quelle che promuovono l’acquisto e l’utilizzazione del materiale caduto o abbattuto vanno senza dubbio sostenute. Lo spazio per un rilancio della forestazione nazionale è enorme se si considera che l’Italia importa dall’estero più dell’80% del legno necessario ad alimentare l’industria del mobile, della carta o del riscaldamento per un importo di oltre 4 miliardi nel 2018. L’industria italiana del legno è la prima in Europa, ma con legname che arriva da altri Paesi vicini come Austria, Francia, Svizzera e Germania a dimostrazione di un grande potenziale economico inutilizzato».
Numerose le azioni di solidarietà messe in campo da Coldiretti a sostegno delle aree colpite dalla tempesta Vaia, dalla vendita per Natale delle punte degli alberi di abete danneggiate dalla tempesta alla realizzazione da parte di donne impresa Coldiretti souvenir di legno intagliati dagli alberi atterrati per finanziare con trentamila euro il rimboschimento ad Asiago, dall’iniziativa #adottaunalbero organizzata nelle scuole di Vicenza fino a quella “#comprabellunese” con la vendita dei prodotti della montagna delle aziende che hanno sofferto i danni. Ed è recentemente partito il progetto “Lettera al prossimo” brano degli Eugenio in via di gioia che diventa un’azione per creare tramite un crowdfunding la una foresta abbattuta dalla tempesta Vaia in Trentino con la collaborazione di Coldiretti, Campagna Amica, Federforeste, Banca Etica, The Goodness Factory.
Poi ci sono i 16.500 gli alberi già adottati in crowdfunding da cittadini, Istituzioni e privati di tutta Italia perché vengano piantati nell’area devastata dalla tempesta. Infatti, il ripristino delle zone boschive passa anche dai click di chi ha voluto dare un contributo attivo adottando un albero sul portale wownature.eu, realizzato nel dicembre 2018 dallo spin-off dell’Università di Padova Etifor per restituire e incrementare, dove possibile, la biodiversità dei territori. Tra gli alberi adottati online, quelli presi in carico “offline” da aziende e amministrazioni locali attraverso Etifor e quelli che ricresceranno spontaneamente a seguito degli interventi di rigenerazione del terreno già effettuati, è stata messa in moto la presenza entro il 2020 di 50.000 nuove piante.
Lucio Brotto, fondatore di Etifor, spiega che «WOWnature, con la relativa piattaforma di adozione, è un’iniziativa nata proprio in risposta al disastro naturale che un anno fa ha visto abbattere sotto i colpi del vento uno dei più importanti polmoni verdi d’Europa. E la risposta dei cittadini in meno di un anno è stata magnifica, a dimostrazione del fatto che la foresta è un bene comune di cui si intende prendersi cura. Le opere di riforestazione con alberi adottati sono già cominciate nelle cinque aree di cui ci stiamo occupando e si intensificheranno nella primavera 2020, coinvolgendo direttamente le persone nel processo di piantumazione, come appena accaduto in Val di Sella con 500 alberi».
I promotori dell’iniziativa spiegano che «Oltre alla Val di Sella, dove sono stati già piantati 500 nuovi alberi, wownature.eu permette di intervenire attivamente in Val di Fiemme, a Feltre, a Livinallongo e a Enego, consentendo di scegliere quale specie piantare e dove, in accordo con le necessità dei singoli territori studiate in una prima fase dal team di Etifor. Chi adotta un albero, di cui vengono fornite le coordinate GPS, contribuisce all’intero processo di riforestazione: analisi e pulizia del suolo, crescita in vivaio, impianto e manutenzione nel tempo».
2.000 alberi sono già stati piantati in Val di Fiemme grazie alla collaborazione della Magnifica Comunità di Fiemme, gestore di diversi boschi della valle, che ha permesso di velocizzare al massimo le attività di ripristino. Il team di WOWnature sottolinea che «Complessivamente, grazie a questa forma di adozione in crowdfunding, sono già in corso di ripristino 50 ettari e si conta di arrivare nel 2020 alla messa a dimora di oltre 50.000 alberi, con numerosi benefici per l’habitat, le strade, l’acqua e l’aria: i cinquantamila nuovi “abitanti” dei boschi catturerebbero la CO2 emessa annualmente da 16.000 auto e il PM10 di 8.000 veicoli».
Brotto conclude: «Per tornare allo stato pre-Vaia ci vorranno dai 60 ai 70 anni. Tuttavia, questo evento può essere l’occasione riflettere sui nostri comportamenti quotidiani e cominciare a fare piccole ma cruciali scelte per ridurre i nostri impatti e le emissioni. Anche perché simili eventi possono verificarsi ancora e, con un vento a 200 km orari, è impossibile evitare danni, anche se si è preparati al passaggio della tempesta».