L'appello alla comunità internazionale

Unicef, il 25% dei bambini nel mondo è colpito da disastri naturali o guerre

«Oggi il numero di bambini che hanno bisogno di assistenza umanitaria è il più grande di sempre, da quando ne teniamo traccia». Al via la più grande raccolta fondi di sempre

[4 Dicembre 2019]

Nell’Appello umanitario per i bambini 2020, il direttore esecutivo dell’Unicef Henrietta Fore testimonia che il tempo dell’infanzia continua ad essere assai doloroso: «Oggi il numero di bambini che hanno bisogno di assistenza umanitaria è il più grande di sempre, da quando ne teniamo traccia. Un bambino su 4, nel mondo, vive in paesi colpiti da guerre o disastri naturali». Per questo l’Unicef ha lanciato oggi la sua richiesta alla comunità internazionale: servono 4,2 miliardi di dollari  nei prossimi 12 mesi per raggiungere con aiuti di prima necessità 59 milioni di bambini in 64 Stati (95 milioni includendo i familiari adulti beneficiari degli interventi).

Tra questi 64 Stati, le situazioni più critiche si registrano in Africa e Medio Oriente. Non a caso all’interno dell’Appello le maggiori richieste di fondi riguardano i paesi del Medio Oriente che ospitano rifugiati siriani (Egitto, Giordania, Libano, Iraq e Turchia) con 864,1 milioni di dollari; poi lo Yemen (535 milioni di dollari),  la Siria (294,8 milioni di dollari),  la Repubblica Democratica del Congo (262,7 milioni di dollari) e il Sud Sudan (180,5 milioni di dollari).

«Questo numero senza precedenti di bambini costretti a lasciare le proprie case rende necessario con urgenza un’azione di protezione e assistenza – precisa Fore – I conflitti restano le cause principali, insieme a fame, malattie infettive ed eventi estremi legati al cambiamento climatico, che costringono milioni di persone a dipendere dagli aiuti internazionali».

Ad esempio, dopo più di otto anni e mezzo di conflitto in Siria e nei paesi limitrofi quasi 11 milioni di persone – oltre metà della popolazione complessiva – hanno bisogno di assistenza umanitaria; in tutta la regione interessata dalla crisi, sono più di 2,5 milioni i bambini siriani rifugiati in Turchia, Libano, Giordania, Iraq ed Egitto. A cinque anni dall’inizio del conflitto, quella dello Yemen rimane invece la più grave emergenza umanitaria al mondo, con oltre 368.000 bambini sotto i 5 anni a rischio imminente di morte per malnutrizione acuta grave. L’epidemia del virus Ebola nella Repubblica Democratica del Congo è considerata la seconda crisi più grave dopo lo Yemen, e la prima a livello sanitario.

Inoltre in tutta l’America latina sono stimati a 1,9 milioni i bambini del Venezuela che avranno bisogno di assistenza umanitaria nel 2020. Ma le crisi sono anche accanto a casa nostra: nella regione orientale dell’Ucraina (Donbass) 430.000 bambini pagano le conseguenze del conflitto tra esercito di Kiev e separatisti filo-russi, che si protrae ormai da 5 anni.

«Raggiungere il numero sempre più ampio di bambini colpiti dalle crisi nel mondo, in particolare nei paesi che generalmente ricevono meno attenzione dalla comunità internazionale, comporta non soltanto più fondi, ma anche risorse più flessibili», spiega Fore.  Nel 2019, ad esempio, i fondi flessibili hanno consentito all’UNICEF di rispondere prontamente all’acuirsi delle crisi in Burkina Faso e Mali, due paesi per i quali gli appelli di emergenza erano stati finanziati per meno del 20%.

«Il nostro impegno ad aiutare i bambini dai primi momenti di un disastro fino a quando possono tornare a vivere una vita normale richiede fondi che siano rapidamene disponibili, che lo siano per diversi anni, e che non siano condizionati a determinati paesi o problematiche. I fondi flessibili – conclude Fore – ci aiutano a salvare più vite umane e a proteggere il futuro di un maggior numero di bambini».