Riceviamo e pubblichiamo

A chi giova far fuori la Forestale e le Polizie provinciali?

«Approvati i (discutibili) “ecoreati”, cancelliamo chi deve operare i controlli sul territorio per i reati ambientali»

[16 Luglio 2015]

Il  “progetto” ormai appare abbastanza chiaro. Ed è un “progetto” che soltanto chi non vuole capirlo, o fa finta di non capirlo, può non percepirlo. Si tratta di un programma molto semplice: cancellare – di fatto – sul territorio tutte quelle forze operative ed istituzionali che operano i controlli ambientali. Soprattutto considerando che il livello di tali controlli ambientali in questi ultimi periodi aveva alzato l’asticella di responsabilità e stavano progressivamente uscendo fuori collusioni a tutti livelli in modo diffuso.

Si è dimostrato che il giro di affari senza limiti a livello economico di chi –  per bassi e biechi fini di lucro – attenta alla salute pubblica e all’ambiente in modo contestuale è praticamente senza fine. Le ultime indagini hanno consentito di scoprire mondi impensabili.

Cosa facciamo – dunque – per affrontare questo gigantesco problema che, va sottolineato, non coinvolge soltanto l’ambiente, ma anche e soprattutto la salute pubblica dei cittadini? Agiamo su due livelli paralleli ma strettamente sinergici. Da un lato, diamo fumo negli occhi. E creiamo illusioni e vuote aspettative. Vengono varati i delitti ambientali che aspettiamo da millenni, ma poi – quando vai a guardare anche dopo un po’ di tempo dall’appropriazione – al di là di tante belle chiacchiere di facciata molti punti tecnici non sono stati affatto chiariti e non si è ancora capito quando e come si potranno mai applicare queste nuove norme che rischiano di restare soltanto un abbellimento del codice penale, senza utilità pratica.

Peraltro, un aspetto sottovalutato di questa nuova legge sui delitti ambientali,  è che nelle ultime righe – e dunque tra le clausole vessatorie finali – riporta un silenzioso e quasi invisibile azzeramento di gran parte dei reati contravvenzionali oggi esistenti soprattutto in materia di rifiuti. Questo significa che da un lato esistono – sulla carta – grandi delitti ambientali che non sappiamo ancora (sottolineo: tecnicamente) come e quando applicare, e dall’altro ci siamo persi per strada quei piccoli reati contravvenzionali che – comunque – esistevano e che fino a oggi qualcosa hanno prodotto in termini di prevenzione e repressione.

Nell’equivoco scenario che stiamo esaminando, emerge poi parallela la realtà più dura. E cioè il progetto di cancellare – di fatto – quelle forze di polizia che fino a oggi si sono distinte per prevenire, accertare e reprimere i reati ambientali. Anzi, alcuni prodromi (e prove generali) si sono visti già in tempi precedenti. Questi prodromi, molto silenti ma comunque altamente significativi, sono consistiti nella progressiva “anemizzazione” di alcuni organi di  specializzati di eccellenza in materia ambientale che non sono stati formalmente sciolti, ma sono stati praticamente messi in condizioni di agire con criteri rallentatissimi e quindi di fatto – appunto – “anemizzati”. Basta togliere qualche risorsa economica, qualche mezzo utile, e soprattutto distogliere il personale operativo dagli obiettivi primari e mandarlo a fare qualcosa di secondario in altri campi,  che l’organo di eccellenza rimane sulla carta formalmente lì intatto, ma di fatto lavora molto di meno.

Poi arriva il grande progetto contestuale: far fuori – contemporaneamente – il Corpo Forestale dello Stato e le Polizie Provinciali. Due veri e propri baluardi nel campo dei controlli ambientali. Il Corpo forestale dello Stato è una realtà istituzionale unica, che da sempre rappresenta la polizia ambientale primaria a livello orizzontale su tutto il nostro territorio. La stragrande maggioranza dei controlli, anche di grandissimo rilievo, anche verso i grandi crimini ambientali li ha condotti la Forestale. Negli ultimi anni, il  livello di inchieste del CFS ha fatto un salto di qualità elevatissimo, mettendo in evidenza la eccezionale gravità della situazione oggettiva dei crimini ambientali sul territorio e – contemporaneamente – collusioni e contiguità impensabili.

Si è trattato di accertamenti a livello orizzontale nel territorio, cioè trasversale rispetto a tutti i reati ambientali (non solo rifiuti, ma anche acque, edilizia ed altro) che hanno coinvolto tutto il CFS come un unico operatore coordinato. Ed è stata questa la grande forza e la grande validità di questo tipo di operazioni, perché si tratta di una forza di polizia statale che agisce simultaneamente  in modo orizzontale sul territorio. Tutte le operazioni sono state sempre convalidate ed apprezzate dalle magistrature competenti. Come si può ignorare questa realtà oggettiva? Possibile che chi decide i destini delle forze istituzionali non abbia tenuto conto di questo dato? Possibile  che non ci si è resi conto che azzerando di fatto il Corpo forestale dello Stato tutto questo finisce?

E “tutto questo” non è qualche inchiestina di facciata da quattro soldi, ma sono inchieste rilevanti, seriali, sistematiche e  quotidiane che tendono a preservare il territorio e la salute pubblica dei grandi criminali ambientali. Azzerare questa operatività significa lasciare mano libera ai criminali ambientali fino a oggi contrasti del CFS… anche questa è una realtà oggettiva. Approviamo i delitti ambientali, ma puoi cancelliamo chi deve applicarli.

Sempre parallelamente (ma non è un caso) c’è la storia finale delle Polizie Provinciali. Organi che, logicamente diversi a livello istituzionale ed operativo rispetto al Corpo Forestale dello Stato, hanno contestualmente operato – nel loro insieme – un regime di controlli verticale assolutamente dominante e rilevantissimo al fine del contrasto ai crimini ambientali. Nella diversità di funzioni istituzionali, si è trovata la ricchezza dell’operatività dei controlli. Infatti, gran parte delle Polizie Provinciali sistematicamente in questi anni hanno svolto un ruolo prezioso per andare ad attivare, appunto in modo verticale all’interno del territorio di propria specifica competenza, controlli mirati, selettivi e diretti in tutte quelle aree dove, operando direttamente come polizie locali,  poter incidere in modo assolutamente forte e penetrante. La loro forza per i controlli verticali è stata la perfetta e imparagonabile conoscenza del territorio.

Una sinergia importante, perché mentre il Corpo forestale dello Stato “arava” il territorio in modo unitario ed uniforme a livello orizzontale attraverso una forza istituzionale logistico/trasversale di primaria importanza, le Polizie Provinciali intervenivano verticalmente su “loro” territorio per andare ad approfondire aspetti di diretta e più specifica conoscenza come custodi del proprio territorio.  Non a caso storicamente registriamo in passato spesso operazioni congiunte tra le due forze di polizia, una statale e le altri locali. Tutte operazioni proficue, valide e sempre apprezzate dalle magistrature competenti.Si è dunque innestato sul nostro territorio un complesso ed unico sistema di controlli che – di fatto – è stato veicolato in gran parte attraverso queste due forze istituzionali, ciascuna con i propri compiti e i proprio ruoli,  ma in stretta sinergia di fatto.

Anche le Polizie Provinciali hanno registrato grandi operazioni, a volte a livello di più corpi collegati tra loro in territori diversi,  che sono stati registrati sistematicamente dalle cronache. Anche questa realtà è ignorata da chi opera le modifiche istituzionali?Ebbene, a fronte di questa situazione oggettiva, cosa si decide? Di potenziare queste due strutture di polizia per fargli aumentare i controlli ambientali? Macché, facciamo una cosa ben diversa: li facciamo fuori totalmente. Punto e basta.

 

Questa è la realtà di fatto, dura e cruda, che abbiamo di fronte. E questo al di là di tante belle chiacchiere. Poi per raggiungere questo obiettivo il modo di edulcorare e nebulizzare l’operazione è semplice e piuttosto elementare. Ci sono mille motivi e mille cavilli formali da tirare fuori in modo ipocrita e strumentale per cancellare totalmente sia la Forestale che la Provinciale. Ed in questo momento di crisi economica il cavillo economico va per la maggiore. Dunque sfruttiamo soprattutto quello. Poi ci sono le scuse europee e tutto il resto. Non siamo riusciti a far fuori le auto blu, ma la forestale e la provinciale ci siamo riuscendo perfettamente. Questa è tutt’altra cosa.

Resta da chiedersi se chi sta decidendo tutto questo ha capito o no che cancellando di fatto Corpo Forestale dello Stato e Polizia Provinciale i controlli ambientali si azzerano a livello nazionale in modo quasi totale. Ed i criminali ambientali hanno bene di che festeggiare, con un danno immane per l’ambiente e per tutta la salute pubblica. Abbiamo disegnato qualche (discutibile) delittuccio ambientale di dubbia applicazione nel codice penale e ci resta solo quello. Poi nessuno lo potrà applicare. Come in tutte le storie, resta un interrogativo finale su tutta questa operazione:  “cui prodest”? Sul “a chi giova” tutto questo sfacelo istituzionale/operativo ognuno si dia la risposta da solo.

di Maurizio Santoloci, Diritto all’ambiente