Alla scoperta di Chã das Caldeiras e Fogo a Capo Verde, dall’eruzione del vulcano a meta turistica per eccellenza

La cooperazione italiana portata avanti da Cospe aiuta a valorizzare i prodotti tipici dell’isola, oltre a stimolare un’offerta turistica rispettosa delle tradizioni, dell’ambiente e della cultura locale

[8 Febbraio 2019]

La prima volta a Fogo non è mai come uno se l’aspetta. Immagini il vulcano, la sabbia e i ricordi della lava delle eruzioni, immagini tutto un po’ scuro: effettivamente in certe zone è proprio il colore grigio scuro che predomina. Poi come per mano di un bambino che si diverte con i colori inizi a intravedere macchie di paglia giallastre che tanto mi ricordano la mia isola, la Sardegna, alternate a macchie verdi formate da viti, alberi di mango papaia, ciliege e pesche, e ti chiedi se sia tutto reale o come in un miraggio sia frutto della mia immaginazione.

Ricordo quando nel 2009 sono arrivata a Fogo per accompagnare come volontaria la parte finale di un progetto Cospe durato circa 10 anni, sulla produzione del vino e sul turismo responsabile: non dimenticherò mai l’ingresso del Parco naturale che conduce nel paesino di Chã das Caldeiras. L’imponenza del vulcano, che emerge dominando non solo Chã ma l’isola intera, la lava raffreddata, le fughe di gas vulcanico e i percorsi nelle zone più accidentate fanno di questa località un paesaggio spietato di bellezza unica.

Chã das Caldeiras ha smesso già da molto tempo di essere la comunità più isolata dell’isola, e allevamento e agricoltura già non sono più le sue uniche attività economiche. Dopo l’eruzione del 1995 questa località cominciò ad essere conosciuta  come meta turistica per eccellenza e quasi obbligatoria, sia per i nazionali che i turisti internazionali, scienziati e studiosi di vulcanologia. Dopo l’ultima eruzione del 2014, che ha sotterrato i 3 piccoli “quartieri” del villaggio, gli abitanti conosciuti nell’arcipelago per essere caparbi testardi e in qualche modo “anarchici” non si sono persi d’animo, e poco a poco stanno tornando a popolare la “loro terra”.

Chã dal Caldeiras è un piccolo paradiso naturale: nonostante le distese di lava e sabbia vulcanica, l’agricoltura e la pastorizia sono  le attività predominanti. Passeggiando si trovano diversi specie di frutta, legumi e verdura; è possibile anche degustare un ottimo formaggio di capra fresco accompagnato da un bicchiere di vino locale.

Il clima secco e caldo, con oscillazioni tra il giorno e la notte e tra la stagione calda e fredda, così come le molte ore di sole durante il ciclo vegetativo, accompagnato dal suolo vulcanico fertile, in anni di precipitazioni normali danno una buona produzione di ottima qualità, con un considerevole grado di zuccheri. Il progetto di sviluppo della frutticoltura a Capo Verde, finanziato dalla cooperazione italiana e realizzato in partnership con il locale ministero dell’Agricoltura, realizzò negli anni 90 una nuova cantina che attualmente produce il vino “Chã”: bianco (più complesso, richiede mezzi adeguati), rosso e rosé. A partire dal 1998 si iniziò a produrre per la prima volta vino bianco, il rosé a partire dal 2003 e dal 2005 il vino dolce fatto con uva passa, chiamato “Passito”. Per utilizzare la vinaccia dell’uva si cominciò a produrre un distillato, “Bagaceira”, che in Italia corrisponde alla grappa, e inoltre un distillato aromatizzato con erbe digestive endemiche di Chãdas Caldeiras.

In questa zona si ha la fortuna di gustare uno dei piatti tipici dell’isola, la Giagasida (Djagacida) a base di farina di miglio (fine e un po’ grossa), fagioli (preferibilmente fagioli “congo” e fave verdi),  cipolla, burro fatto in casa, aglio, foglia di alloro, zucca, cavolo, lardo. Un piatto consistente per dare energia agli agricoltori occupati tutto il giorno nei campi.

Spostandoci verso la zona di Mosteiros, passando attraverso la foresta di Monte Velha, ci tuffiamo nelle piantagioni di caffè e l’emozione è assicurata! Il caffè rappresenta, insieme al vino e al formaggio, un altro fiore all’occhiello dell’isola. Qualità arabica, notoriamente ricercata in tutto il mondo, ricco di aroma, molto profumato, dolce e leggermente acidulo: questa varietà di caffè contiene meno caffeina rispetto ad altre, e questo aspetto mi permette di degustarlo più volte al giorno.

Quando si parla di caffè a Fogo si parla di Agnelo Andrade che con la sua piccola impresa, Djar Fogo, produce, distribuisce e valorizza il caffè locale. Nella cittadina di São Filipe, conosciuta per le prestigiose case coloniali, troviamo il punto vendita e la piccola fabbrica di caffè dove Agnelo, insieme a Vanusa, ricevono clienti locali e turisti. In questo piccolo angolo di paradiso si possono acquistare particolari articoli di artigianato prodotti dalle mani sapienti di Vanusa che incrociano stoffe, pietra, materiali provenienti da riuso.

Attraverso F.A.T.A. (Fogo, Agua Terra e Ar), progetto finanziato dall’Unione europea che in questo momento stiamo mandando avanti, si ha l’obiettivo di valorizzare i prodotti tipici dell’isola e di stimolare un’offerta turistica rispettosa delle tradizioni, dell’ambiente e della cultura locale.

di Carla Cossu, rappresentante Paese per Cospe a Capo Verde