Intervista a Remi Eriksen, nuovo ad dell’organismo di certificazione internazionale DNV GL

Sostenibilità e certificazioni, cosa sono e a cosa servono. «Il rischio zero? Non esiste»

Il ruolo dell’Italia nel settore, e il focus sul Mediterraneo

[23 Luglio 2015]

Gli organismi di certificazione come DNV GL devono garantire che i processi e i prodotti siano conformi agli standard di qualità in materia di sicurezza, tutela dell’ambiente e salute. Questo sistema funziona già correttamente, oppure ha bisogno di essere migliorato? In quale modo?

«La conformità dei processi e dei prodotti è strettamente legata al concetto di gestione del rischio. All’atto pratico, il rischio zero non esiste, vale a dire che nulla è perfetto: ogni processo, prodotto, settore, attività o comunità è in grado di raggiungere e accettare un certo livello di rischio, ma questo livello potrebbe cambiare e potrebbe essere migliorato. Un organismo di certificazione come DNV GL riesce, attraverso il proprio giudizio professionale basato sui dati e le conoscenze scientifiche, a verificare se i rischi connessi a processi e prodotti sono gestiti in modo corretto. Ciò è possibile operando un confronto con gli standard e le aziende internazionali».

La revisione delle norme ISO, come la 9001 e la 14001, è in dirittura d’arrivo. Secondo lei, quale sarà l’impatto di questa modifica sulla green economy?

«Ci stiamo preparando da molto tempo ormai e la data di entrata in vigore si sta avvicinando. Benché le singole norme si concentrino su aspetti diversi, l’evoluzione sarà trainata da un approccio comune e da una filosofia condivisa. L’obiettivo della revisione consiste nel tentativo di soddisfare le attuali esigenze delle istituzioni e di tutti gli altri soggetti interessati, prendendo come punto di riferimento le ultime tendenze, di adattarsi alle più significative tendenze emergenti. Le forze e gli stimoli globali possono essere riassunti in una sola parola, che racchiude in sé una vasta gamma di temi: sostenibilità.

L’operato di ISO si ispira al concetto di sostenibilità, laddove la sostenibilità deve essere interpretata come la capacità di coniugare il profitto e il successo dei risultati economici con il dovuto rispetto per il pianeta e la creazione di valori condivisi per la società. Oggi, considerando i testi preliminari, è chiaro che le nuove revisioni delle norme imporranno ai soggetti intenzionati a certificare i propri sistemi di gestione di “prendere in considerazione non solo ciò che accade all’interno dell’azienda, ma anche al di fuori”, tenendo conto delle esigenze di tutti i soggetti coinvolti e l’impatto delle loro attività sulla società. Il ruolo delle imprese non può più essere solo una questione di business».

Quali sono le attuali dinamiche di mercato nel campo della certificazione nel mondo e in particolare in Italia?

«Il settore delle certificazioni continua a crescere, sia per quanto riguarda le certificazioni basate su normative internazionali ampiamente utilizzate e riconosciute (ad esempio le norme ISO), sia per quanto concerne i regolamenti volti a soddisfare le esigenze specifiche dei diversi settori.

Mi riferisco, ad esempio, alla nuova certificazione dell’impronta sociale (Impronta sociale internazionale – Identità sociale del prodotto), che abbiamo sviluppato in collaborazione con le altre parti interessate, oppure a un’innovazione italiana: una certificazione che attesta l’approccio sostenibile nei processi lungo l’intera filiera produttiva del caffè. Una certificazione fortemente voluta da Illy Caffè e sviluppata dal nostro team italiano al fine di garantire la sostenibilità degli approvvigionamenti lungo l’intera filiera.

Tornando allo sviluppo delle certificazioni ISO, l’aumento del numero di certificati si riferisce a tutte le norme; con più di 1 milione di certificati rilasciati alla fine del 2013, la certificazione di qualità ISO 9001 è sicuramente la più diffusa, seguita dalla certificazione ISO 14001 per la gestione ambientale, con circa 300.000 unità. In Italia si registra la stessa tendenza. Inoltre, è interessante sottolineare che questo è il secondo Paese al mondo per numero di certificati rilasciati, principalmente grazie alla presenza di molte aziende medie e piccole».

DNV GL Business Assurance ha fissato la propria sede centrale in Italia. Per quale motivo?

«Milano ospita la divisione aziendale che si occupa della certificazione dei sistemi di gestione e i relativi servizi di valutazione, guidata da un amministratore delegato italiano: Luca Crisciotti. Si trattava perciò di una scelta scontata. Innanzitutto, l’Italia ha svolto un ruolo chiave nello sviluppo e nella crescita del segmento della certificazione. Insieme al Giappone, è stato uno dei primi Paesi ad avviare l’attività di certificazione negli anni Settanta. Inoltre, come ho già dichiarato, il mercato italiano è caratterizzato principalmente da aziende piccole e medie, ed è uno dei paesi con il maggior numero di certificati rilasciati».

DNV GL affonda le sue radici nel settore dei servizi marittimi e navali. Negli ultimi 13 anni, il trasporto marittimo di nel Mediterraneo è aumentato del 123%; qual è il ruolo svolto dall’Italia in questo contesto?

«Il Mediterraneo rappresenta una delle realtà marittime più trafficate al mondo, dove le rotte dell’Estremo Oriente e dell’Europa si incrociano per via dei forti mercati europei e del Canale di Suez. Con l’aumento delle merci containerizzate, i porti italiani si rivelano particolarmente strategici, sia per il transito sia per la destinazione finale delle merci. Per DNV GL, uno dei principali organismi di classificazione in termini di quota di mercato per quanto concerne le navi portacontainer, servire i propri clienti nei porti italiani è uno dei compiti principali. La maggior parte delle navi portacontainer è classificata da DNV GL. Inoltre, considerato l’aumento della capacità di carico registrato dai nostri principali partner di trasporto come MSC, prevediamo una crescente attività portuale in Italia a livello globale. Negli ultimi anni, l’attività di DNV GL in Italia nel settore marittimo ha goduto di un forte incremento grazie all’aumento delle ispezioni navali nel Paese, nonché a un incremento della produzione di apparecchiature marine. Tra i propri clienti chiave, DNV GL annovera Fincantieri, uno dei maggiori costruttori navali al mondo, specializzato in segmenti, quali crociere, traghetti, mega yacht e navi da guerra. In seguito all’acquisizione di Vard nel 2013, Fincantieri si è altresì imposta come uno dei principali fornitori di imbarcazioni offshore di ultima generazione».