Energia elettrica dall’aria per alimentare l’Internet delle cose?

Freevolt – Perpetual Power sfrutta l’energia sprecata da radiofrequenze, Wi-Fi e Tv

[1 Ottobre 2015]

«Free energy from the air» sembra uno slogan fantascientifico e invece è quello che Lord Drayson ha presentato alla Royal Institution di Londra. Drayson non è un inventore pazzo ma un illustre membro della Camera dei Lord che è stato ministro laburista alla difesa, alla scienza e innovazione e all’università in diversi governi e che ora sostiene che la sua nuova tecnologia Freevolt – Perpetual Power  può essere la fonte di energia per l’Internet delle cose, permettendo ai dispositivi a basso consumo energetico,  da quelli indossabili a sensori, di operare senza essere collegati direttamente alla rete elettrica.

Infatti, Freevolt raccoglie l’energia dalle reti wireless alla radiodiffusione, da 4G alla televisione digitale. Lord Drayson assicura che «Non richiede alcuna infrastruttura in più, non richiede di trasmettere nessuna ‘energia extra, ricicla l’energia che in quel momento non viene utilizzata»

Drayson ha dimostrato che Freevolt funziona al lecture theatre della Royal Institution, dove Michael Faraday ha lavorato all’elettromagnetismo nel XIX secolo. Lord Drayson prima ha mostrato quanta energia da radiofrequenze c’era nel teatro e poi ha alimentato un altoparlante utilizzando il suo sistema Freevolt senza fili. Poi è passato ad alimentare con lo stesso sistema un  CleanSpace tag, un monitor portatile per determinare l’inquinamento atmosferico che è stato realizzato dalla Drayson Technologies come parte di un progetto per migliorare la qualità dell’aria nelle città e fornire alle persone informazioni per metterli in grado di capire in tempo reale il livello dell’inquinamento. La batteria del  CleanSpace tag  viene ricaricata in continuo da “raccoglitore” di energia di  Freevolt.

Questa tecnologia che estrae l’energia in eccesso dall’aria è già stata brevettata e BBC News, che ha dato grande risalto a Freevolt, dice che «Ora potrebbe essere utilizzato da organizzazioni come i supermercati, che si stanno preparando alla fase successiva di Internet, dove saranno online miliardi di piccoli sensori a basso che forniranno dati sulle loro operazioni».

Ma Dean Bubley, un analista di mobile technology analyst e fondatore di Disruptive Analysis, butta acqua sul fuoco sulle prospettive di Freevolt. Dopo aver assistito alla dimostrazione alla Royal Institution, ha detto alla BBC che «l’idea di sensori per la qualità dell’aria e del monitoraggio crowdsourcing è affascinante, ma non ha bisogno di Freevolt. La stessa cosa potrebbe essere realizzato con una batteria o un trasmettitore a basso consumo. Ci sono anche domande alle quali rispondere sul possibile impatto sulle reti mobili, che possiedono lo spettro che Freevolt raccoglierebbe, il che suggerisce che l’energia “libera” potrebbe in realtà essere necessaria per la comunicazione».

Lord Drayson è consapevole che i network “parassitati” dal suo Freevolt  potrebbero chiedere una “tassa” per il loro utilizzo ma è convinto che non ci sia alcuna base giuridica per poterla pretendere e, sorvolando sui dubbi di Bubley ha detto alla BBc che è fiducioso che la sua tecnologia verrà vista come una «cosa davvero cool che chiude il cerchio sull’Internet delle cose e l’industrialo adotterà perché non comporterebbe la costruzione di ulteriori infrastrutture».

Va detto che Drayson sembra essere riuscito dove altri hanno fallito cercando di realizzare la  stessa idea: produrre energia sufficientemente efficiente da rendere la tecnologia commercialmente redditizio. Ora, la Drayson Technologies è convinta di aver trovato la soluzione e, se ha ragione, Freevolt potrebbe trasformarsi in un business molto redditizio e forse nell’inizio di una rivoluzione energetica.