A Messina gli ingegneri si schierano a difesa e tutela del territorio

[16 Dicembre 2014]

L’Ordine ingegneri di Messina, in collaborazione con il dipartimento di Fisica e di Scienze della terra dell’università degli studi di Messina, con il patrocinio del Cni  e della Consulta regionale ingegneri, ha avviato un ciclo di incontri su “Gli ingegneri a difesa e tutela del territorio”.

Il I° Seminario in programma, svoltosi ieri, ha affrontato il tema “Programmazione contro Emergenza – il complesso sistema della fascia costiera di Messina”. Con questo ciclo di seminari l’Ordine degli ingegneri di Messina conta, coinvolgendo al di là dei propri iscritti, le scuole di ogni ordine e grado, le forze produttive della società e il mondo della ricerca, di uscire dalla logica localistica dell’interventismo puro e semplice, indicando una via sistematica dello sviluppo che deve anteporre la logica pianificatoria qualsiasi intervento puntuale affinché la crescita del sistema urbano e territoriale avvenga in stretta sinergia con la difesa del paesaggio, la tutela dell’ambiente e la consapevolezza della società.

L’ambiente costiero è un sistema altamente dinamico dove i fenomeni di erosione, e quindi di arretramento, o di avanzamento della linea di costa sono controllati da numerosi fattori meteoclimatici, geologici, biologici ed antropici. Sebbene in generale il “clima” sia da considerarsi come il principale motore degli agenti modificatori, localmente ciascuno degli altri parametri può assumere una prevalenza significativa.

Si può in particolare pensare a: subsidenza naturale o indotta da estrazioni di fluidi dal sottosuolo; ruolo di difesa delle piane costiere da parte dei sistemi dunali; mancato apporto di sedimenti verso costa causato dall’alterazione dei cicli sedimentari per intervento antropico nei bacini idrografici (sbarramenti fluviali, regimazioni idrauliche, estrazioni di materiali alluvionali); influenza sulla dinamica litoranea dei sedimenti intercettati dalle opere marittime (opere portuali e di difesa) e delle infrastrutture viarie e urbanistiche costiere.

Un’adeguata conoscenza delle molteplici fenomenologie che caratterizzano i litorali è indispensabile per procedere alla realizzazione di interventi strutturali che producano risultati soddisfacenti nella difesa dall’erosione, determinando impatti ambientali sostenibili nel medio-lungo periodo. A tal fine è necessario un approccio metodologico integrato tra dati geologici e storici, osservazioni sperimentali e modelli teorico-numerici, tenendo opportunamente conto delle indicazioni empiriche fornite dagli interventi già realizzati in situazioni simili.

Le dune costituiscono un tipico elemento morfologico del sistema spiaggia-pianura costiera. Esse, oltre a costituire ambienti di grande interesse naturalistico ed ecologico (specialmente in presenza della macchia mediterranea), delimitano e proteggono, interponendosi al mare, ambienti umidi di grande importanza ecologica: i laghi e le paludi costiere.

I sistemi dunali costieri, piuttosto diffusi fino ad epoche recenti, sopravvivono attualmente in un numero alquanto ristretto di zone, in conseguenza delle bonifiche idrauliche che hanno determinato il loro smantellamento per contribuire principalmente allo sviluppo urbanistico. I restanti ambienti dunali sono tuttora minacciati da gravi e avanzati meccanismi di degrado legati essenzialmente alla diffusa antropizzazione e all’erosione dei litorali, che in Italia interessa oltre un terzo dei circa 3.250 km di spiagge ed è strettamente connessa all’alterazione dei cicli sedimentari causata dagli interventi antropici nei bacini idrografici e lungo costa.

L’arretramento della linea di riva è frequentemente associato alla demolizione delle dune. I sistemi dunali costituiscono, infatti, allo stesso tempo un argine naturale alle acque alte, una protezione per gli ambienti di retrospiaggia e un accumulo di sabbia in grado di alimentare la spiaggia e quindi di contrastare in parte gli effetti dell’erosione. Da qui l’importanza della manutenzione e valorizzazione di tali sistemi, ricordando che al loro buono stato di conservazione è intimamente legato quello degli altri ambienti connessi, i quali, oltre alla funzione strettamente ecologica, rivestono anche un notevole valore economico.

Si è discusso anche di manufatti in aree costiere intendendo tutti quegli interventi di tipo ingegneristico che interagiscono con le tendenze evolutive della fascia costiera, sia di tipo naturale sia indotte da altre opere. Una prima suddivisione si pone tra le opere finalizzate all’utilizzo della fascia costiera (per esempio, bonifiche, porti, villaggi turistici) e quelle finalizzate al controllo dei fenomeni dannosi per tali manufatti o per l’ambiente antropizzato nel suo complesso (in primo luogo erosione o eccesso di sedimentazione).
L’origine di tali fenomeni può essere sia naturale sia indotta dai manufatti stessi per le modifiche determinate dall’insufficiente comprensione delle dinamiche naturali nel loro complesso. Tra queste opere, dette di difesa costiera, vi sono le scogliere  frangiflutti, le difese radenti, i pennelli etc. In generale, questi interventi mirano a ridurre l’energia delle correnti litoranee e del moto ondoso, favorendo così localmente la deposizione dei sedimenti e quindi limitando l’arretramento della linea di riva o addirittura favorendone l’avanzamento.

Infine, tra gli interventi possono essere inclusi anche i ripascimenti (prelievo di sabbia da fondali profondi e sua ridistribuzione sui litorali in erosione) e i dragaggi nelle aree portuali. Questi ultimi sono effettuati periodicamente per garantire il movimento delle imbarcazioni nelle aree di manovra, ma sono frequentemente ostacolati o comunque resi molto onerosi dal contenuto d’inquinanti accumulati nei fanghi da rimuovere.

La scelta e la realizzazione delle opere marittime idonee a integrarsi opportunamente con i processi evolutivi del litorale, e quindi capaci di limitare al minimo il degrado dell’ambiente costiero, non possono prescindere dall’individuazione della dinamica del trasporto solido litorale e delle tendenze evolutive naturali (clima, variabilità del livello del mare, movimenti isostatici, subsidenza).

Va tenuto presente, inoltre, che qualunque opera realizzata a mare costituisce un ostacolo al libero propagarsi delle correnti e delle onde e pertanto interagisce con esse, dando luogo a effetti di vario genere che possono risentirsi anche a grandi distanze. Ad esempio, un’opera di protezione limitata a un breve tratto di una linea di riva in erosione può aggravare i fenomeni erosivi in atto o addirittura innescarne di nuovi sulle rive adiacenti non protette. Da qui la necessità di non limitare la programmazione degli interventi alle singole opere, bensì di includere in essa elementi conoscitivi e previsionali tipici della modellistica idrodinamica. Tali elementi permettono la messa a punto di un sistema di difesa più accuratamente studiato e progettato, che consenta un bilancio nel complesso positivo sia per l’uomo che per l’ecosistema lungo l’intera fascia litoranea coinvolta.

Aspetti non trascurabili nella fascia litorale sono anche quelli ecologici, per l’impatto delle opere sull’ecosistema, e di conseguenza anche sul turismo e sulla pesca. Tra i tanti esempi possibili, ricordiamo il noto fenomeno dell’eutrofizzazione, facilitato dal ristagno d’acqua intrappolata tra le scogliere frangiflutti e la linea di riva, soprattutto in occasione di sorgenti trofiche nelle vicinanze (per esempio, sbocchi di corsi d’acqua e canali).

Nel video le interviste a Giovanni Randazzo,  Prof. di Geologia Ambientale Dip. Fisica e Scienze della Terra (UNIME) ed al Presidente Ordine degli Ingegneri della Provincia di Messina Ing. Santi Trovato: http://youtu.be/wrvyX2kuuww

Videogallery

  • Programmazione contro Emergenza - IL COMPLESSO SISTEMA DELLA FASCIA COSTIERA DI MESSINA